«Processatemi, non ho nulla da temere»

«Processatemi, non ho nulla da temere» «Il Cremlino ha fatto bene a reprimere le manifestazioni comuniste, c'erano provocatori» «Processatemi, non ho nulla da temere» Intervista a Gorbaciov: frugate pure tra le mie carte MOSCA. Mikhail Sergheevic, un mese fa lei pronosticò una grave crisi economica se non fossero stati introdotti cambiamenti nella politica fiscale e se non fossero state create le istituzioni del potere della Csi. Le sue previsioni sono confermate? Non del tutto, e ne sono lieto. Mi sembra che la leadership russa, il Presidente, captino i segnali della realtà con sufficiente precisione. Ci sono indicazioni che la politica fiscale viene corretta. E, cosa essenziale, il governo ascolta ora diversi punti di vista. In una svolta così brusca è decisivo il rapporto tra governo e società. Purtroppo continua a farsi sentire l'assenza di organi amministrativi della Comunità. I rapporti economici si stanno spezzando. Secondo diverse stime la produzione è calata.del 15% e le complicazioni crescono. Le dogane feudalizzano il Paese; intere regioni si chiudono in se stesse, si isolano perfino dalla Russia. E' difficile immaginare una stupidaggine più grande che quella di cercare di tirarsi fuori dalla crisi ciascuno per conto proprio. I Presidenti dovrebbero incontrarsi non una volta al mese, ma quasi ogni giorno. Lei si sente oggetto di intrighi, di attacchi, magari nel suo stesso entourage? Ebbene sì. C'è chi vorrebbe che Gorbaciov e tutto ciò che lo ri¬ guarda fosse sepolto nel passato. Ma il problema non sono io. La reazione, sconfitta, vuole tornare ai tempi pre-perestrojka, cerca di compromettere gli autori delle riforme. Usando naturalmente le difficoltà reali della gente, sfruttando la tensione. Cercano di addossarmi la responsabilità di tutti i guasti. Ma bisogna stare attenti a non semplificare. Gli «uomini di ieri» sono vendicativi. Di cosa volete che abbia paura? Della fucilazione? Di un tribunale? La mia vita l'ho vissuta, e da quelli che ripetono gli slogan della Germania Anni 30 non sono disposto a tollerare accuse.... Ammetta che il quadro è strano. Quelli che manifestavano al Maneggio hanno chiesto un processo popolare contro di lei. Eppure sia Iliukhin, che il colonnello Alksnis, che Ziuganov, l'ideologo dei neo-comunisti, sostengono le stesse sue idee: un Paese unito, un esercito unito... Niente affatto. Possibile che non vediate un trucco così elementare? Ero e rimango a favore dell'Unione. Ma rinnovata. Non un'Unione di vassalli! Sì, sono per un esercito forte, ma non per continuare la corsa al riarmo. Io sostengo la liquidazione non solo delle armi nucleari, ma anche la distruzione delle montagne di armi convenzionali, sempre meno controllabili. Quelli sono con- tro tutto ciò che è stato fatto in questo senso. Mi accusano di aver «svenduto» l'Europa dell'Est. Vogliono la diplomazia dei carri armati. Ricordo che una volta Kadar mi disse: «L'Urss è un grande amico...». Tacque, poi aggiunse: «Molto grande...». Noi incombevamo su di loro, comandavamo sui popoli, pretendevamo la subordinazione invece di considerarli come dei partners. Adesso lo sono diventati. Non vuole smentire di nuovo le voci sulle sue dacie? Queste sciocchezze mi hanno stufato. Ripeto, per quelli che ancora sono interessati alle storielle: non ho una dacia né in California, né a Ginevra, né una nel Tibet, con un tunnel segreto che porta in Cina. Sono tutte fantasie. Ho abitato solo dacie di Stato e da quelle ho sloggiato. Allora non ha privatizzato il Cremlino? Non ho fatto in tempo. Neppure a procurarmi qualche fabbrichetta o qualche ufficio. Ci può dire qualcosa sui «materiali compromettenti» che la riguardano? I suoi conti nelle banche estere? Approfitto dell'occasione per rivolgermi a tutti i banchieri del mondo. Che diano pure alla stampa, liberamente, ogni informazione sui miei conti all'estero: date dei versamenti, somme depositate. Pubblichino tutto. Si vedrà che non possiedo niente. Nello studio entra Aleksandr Jakovlev: «Ziuganov, con un gruppo di comunisti - dice rivolto a Gorbaciov - chiede che le si impedisca di uscire dal Paese». «Ecco, stiamo appunto parlando di questo. Che non ci sperino. Non fuggirò di certo», il Segretario generale non poteva non sapere che nei conti speciali del partito erano accumulate somme enormi: 6 miliardi di rubli, 14 milioni di dollari, 12 milioni di rubli-valuta. Si parla molto dei nostri aiuti ai partiti comunisti all'estero. C'erano, è vero. Ma allora era assolutamente naturale. Era una prassi che esisteva non soltanto da noi. Adesso non riesco a capire perché si parla tanto di quelle spese e si dimenticano i denari che abbiamo ricuperato al Paese lasciando l'Angola e il Mozambico, ritirando le truppe dall'Afghanistan. Abbiamo salvato i soldi, ma abbiamo evitato - cosa ancora più importante - che morissero altri nostri ragazzi. Al comizio dei comunisti del 23 febbraio cantavano una canzoncina: «Perché non processano Gorbaciov? Chi lo proibisce? Forse è Bush che non lo permette? Nei negozi si troverà tutto. Sarà una gioia per gli occhi. Ma gioiranno solo quelli che non avranno tirato le cuoia». Credo che il governo abbia fatto bene a bloccare la dimostrazione della destra. Ho avuto l'impressione che assieme a tanti conservatori onesti, con i quali si deve collaborare, ci fossero anche veri e propri provocatori, che spingevano la gente allo scontro, nel tentativo di rovesciare il potere legale. Se al Paese serve, che ci sia pure il processo. Io sono pronto. Vi ho risposto, e risponderò anche davanti al tribunale, che consideravo e considero la perestrojka difficile ma necessaria: bisognava iniziarla. Quanto a me, non riusciranno a farmi diventare un capro espiatorio. Già adesso, l'ho detto e lo ripeto, si ha paura di pubblicare le mie cose, e le mie guardie del corpo diminuiscono a vista d'occhio. Hanno messo a tacere il Presidente dell'Urss a dicembre, e ora tentano di deformare i miei punti di vista. In una delle lettere che ho ricevuto di recente mi consigliano di spararmi un colpo in testa, ma in centinaia di altre lettere la gente mi sostiene, e finché penserò di poter essere utile al Paese non chiuderò la bocca. Ma se si vuole un processo, che sia in tribunale, e non in un tumulto di piazza. Ancora nel 1974, quando ero capo del partito a Stavropol, iniziai ad eliminare i corrotti dalla polizia locale, e il ministro degli Interni Sholokhov tentò di schiacciarmi. Quando poi diventai Segretario generale del Pcus, qualcuno cominciò a estorcere testimonianze contro di me: me lo raccontò uno dei vice ministri degli Interni, prima di morire, e in seguito fu trovato un incartamento in cui si tentava di gettare ombra su di me. Non ci riuscirono, ma questa gente non è scomparsa. Vogliono ancora una volta lanciare il popolo in una caccia alle streghe? Vogliono di nuovo i carri armati nelle strade? Non si deve arrivare a una vendetta sociale. Io resisterò fino all'ultimo, in qualsiasi circostanza. Vladislav Fronin Dmrtrij Muratov Copyright Komsomolskaja Pravda e per l'Italia La Stampa «Non ho dacie in giro per il mondo Dicono che voglio fuggire da Mosca Si illudono» Gorbaciov ha avuto parole di Incoraggiamento per Eltsin «Mi pare che abbia capito i segnali della gente» mm sia