Francesco giullare di zio

Francesco giullare di zio Match fra sardi: Gavino Sanna caricaturista di Cossiga Francesco giullare di zio «Lui usa il piccone, io la matita» 1S MILANO ONO trent'anni che disegno Cossiga. Un'ossessione». Gavino Sanna, uno fra i più noti pubblicitari italiani, ha raccolto un'antologia delle sue caricature al Capo dello Stato, da quelle più lontane, quando Cossiga a Sassari «era grasso, portava capelli dalla sfumatura altissima alla tedesca, aveva un collo pletorico e insomma sembrava uno zampone di Modena», a quelle più recenti, in cui Cossiga appare disincarnato e quasi assente, esternazione pura. Il libro èAncora una e poi basta, in uscita da Baldini & Castoldi. C'è Cossiga in abito talare, in pantofole o con scarpette da ballerina, vestito da marinaretto o da pastore, con la coda da sirena o col culetto da porcellino. Cavalca in divisa su un cavallo a dondolo o nasconde una cacca dietro la schiena. Ha il nasone attorcigliato in un nodo o pendulo come una proboscide, le sopracciglia diventano salici e nuvole, i capelli sono spilli, serpentelli, cresta di gallo, boschetto. Un Cossiga in 101 «ritratti», come li definisce Lietta Tornabuoni nella presentazione, ognuno accompagnato da una battuta verace del Presidente. Prima vignetta a tredici anni E' un match fra sardi. Gavino Sanna portava ancora i calzoni corti quando debuttò a 13 anni con una caricatura di Segni sulla Nuova Sardegna: «Fu la mia presa di incoscienza politica». Poi passò al Travaso e finalmente a Sassari Sera, dove «tirava un'aria radicale, di giocondo giacobinismo». Frequentava l'Accademia di Belle Arti ma soprattutto trascorreva ore e ore nel caffè più chic sul passeggio di Sassari, lungo la salita di corso Vittorio Emanuele. Quel caffè era chiamato «la Gabbia» perché aveva una vera e propria gabbia di ve- tro esterna al locale, con tanto di sedie e tavolini. Vitelloni e celebri avvocati guardavano, «come in una serra o in un acquaio», le signore e gli uomini importanti che sfilavano in passerella sulla via. «Osservavo le facce e poi le disegnavo a memoria - ricorda Sanna -. Per me stare lì era un lavoro». Alla Gabbia veniva Berlinguer da ragazzo per giocare a boccette. Cossiga non vi entrò mai. Sanna lo vedeva da lontano. «Lo chiamavamo "Sacrestano" perché era un devoto e faceva parte di un gruppo di cattolici attorno a don Enea. Era un Giovane Turco, insieme con Giagu, Campus, Soddu, tutti uomini di Antonio Segni, detto "zio Antonino" come fosse un contadino qualunque. Cossiga era pure noto alla Gabbia come "Francesco giullare di zio" e come "L'uomo perseguitato dalla fortuna"». L'arte della «cionfra» Cattiverie affettuose: alla Gabbia si esercitava la suprema arte della «cionfra», della chiacchiera beffarda. «I sassaresi sono "cionfraioli", arguti per vocazione. Sono i toscani della Sardegna. I cagliaritani invece sono cupi, perché hanno il potere». «Il mio segno, nelle caricature, è marcato, cattivo», dice Sanna, nel suo ufficio di presidenza della Young & Rubicam, dove troneggiano due poltrone da barbiere Anni Venti ma de in Usa. Sanna, a 45 anni, è noto come il papà degli spot sentimentali: è il poeta dello spaghetto che finalmente fa ridere la piccola vietnamita adottata, l'aedo del fusillo che il padre lontano si ritrova nella tasca, della giacca. «Io sono pubblicitario per necessità alimentare e mi considero un venditore, uno che ha lo scopo di far passare un prodotto dallo scaffale di un supermercato alla borsa della spesa. Sono contro molti miei colleghi, che si credono artisti e firmano campagne che non fanno vendere. Per meriti pubblicitari il presidente Cossiga mi ha fatto commendatore della Repubblica tre anni fa. Gli sono grato. Come vocazione io sono invece un caricaturista. Ogni caricatura è un'inchiesta sull'uomo. Mi chiedo alla fine: siamo uomini o caricature?». Che cosa dice Cossiga di questi disegni? «A giorni gli porto il libro di persona. Sono in contatto con Alfredino, suo segretario particolare. Veniva a mangiare da mamma a Porto Torres i ravioli di ricotta e bietola Giocava a pallone nelL iurritana». Condivide il comportamento di Cossiga? «Ha dato il la alla rabbia degli italiani, ha avuto il coraggio di indignarsi, e in questo mi piace, sono con lui. Gli amici dicono che esternava pure prima, solo che lo faceva per iscritto e nessuno gli rispondeva». Ci sono tratti in comune fra Sanna e Cossiga? «Per denunciare le malefatte il Presidente usa il piccone, io la matita. Una comune indignazione sarda». Claudio Alta rocca Si guadagnò questo epiteto perché era un fedelissimo di Antonio Segni; qualcuno lo chiamava «sacrestano» Cossiga visto da Gavino Sanna: «Sono trent'anni che lo disegno. Un'ossessione» Nella foto sotto, il pubblicitario e disegnatore

Luoghi citati: Milano, Modena, Nuova Sardegna, Porto Torres, Sardegna, Sassari, Usa