Parte da Torino l'ambasciatore della cultura di Gigi Padovani

Parte da Torino l'ambasciatore della cultura Il docente universitario: «Il mio è un servizio civile e manterrò i legami con gli studenti» Parte da Torino l'ambasciatore della cultura IIprof. Ossola nuovo responsabile dell'Istituto italiano a Bruxelles Sarà un docente torinese l'ambasciatore della cultura nella capitale della nuova Europa: la telefonata ufficiale della Farnesina è arrivata nel pomeriggio di martedì a casa del prof. Carlo Ossola, ordinario di letteratura italiana all'Università di Torino, per annunciare la sua nomina a responsabile dell'Istituto italiano di cultura di Bruxelles. Un riconoscimento importante, secondo l'impostazione voluta dal ministro De Michelis di affidare queste cariche rappresentative all'estero a personalità della cultura e non a diplomatici di carriera. Sarà un compito «a termine», di due anni, e il nome di Ossola si è aggiunto a quello di altri intellettuali e giornalisti nominati in precedenza, come Vittorio Strada per Mosca, o in questi giorni, come Fiamma Nirenstein per Tel Aviv e la sinologa Annamaria Palermo per Pechino. Tenendo fra le mani il libro scritto da Dag Hammarskjòld, «Linea della vita», Ossola ricorda le parole scritte negli Anni 60 dall'uomo di lettere svedese che fu per dieci anni segretario generale dell'Onu: «Si parla tanto del ruolo degli intellettuali nella società, che spesso si sentono esclusi dalle istituzioni e se ne lamentano, salvo poi non impegnarvisi quando ne hanno la possibilità. In questo caso io credo che accetterò di andare a Bruxelles, interpretando questo periodo come un servizio civile, una corvée che si ricollega all'idea medievale dei "clerici vagantes". Non dimentichiamoci che S. Tommaso d'Acquino studiava alla Sorbona e che Erasmo da Rotterdam si laureò in teologia a Torino. E' giusto che si ricostruisca una mobilità della cultura». Quarantasei anni, sposato con tre fighe, il professor Ossola del restona già una buona esperienza internazionale, ed è fra i più stimati docenti di italianista del nostro Paese. E' tornato a insegnare nella città natia dopo gli anni trascorsi a Ginevra e a Padova. La soddisfazione maggiore, dice Ossola, nasce dal tributo dato all'Università di Torino: «Ha sempre avuto una vocazione europea, da Vittorio Alfieri a Valperga Caluso a Franco Venturi. Ultimamente si è espressa prevalentemente in campo tecnologico, ma non dobbiamo dimenticare quanti autori piemontesi sono tradotti in tutto il mondo: scrittori come Pavese e Fenoglio, ma anche critici e intellettuali come Momigliano e Vattimo». Allievo di Getto, formatosi culturalmente nell'area dei cattolici conciliari, senza collocazioni partitiche, ora Ossola vuole far respirare un po' di aria europea anche a Torino. «Manterrò i miei legami con gli studenti che devono laurearsi con me - spiega -, con seminari mensili, mentre mi dedicherò all'organizzazione del grande convegno mondiale di italianistica che nel maggio '94 si svolgerà nella nostra città». L'incontro, che soltanto ogni sei anni si tiene in Italia, sarà dedicato al tema «letteratura e industria»: un caso di febee collaborazione tra università e imprese. Gigi Padovani I professor Cario Ossola