A bordo c'è qualcuno che fa la spia di C. Eh.

A bordo c'è qualcuno che fa la spia A bordo c'è qualcuno che fa la spia Gli sbagli dei piloti indicati al box dall'elettronica KYALAMI. Piloti o robot? Alla base dei risultati, conta più la vettura o chi la guida? Da sempre questi interrogativi hanno animato le discussioni sull'automobilismo. Già ai tempi di Niki Lauda mattatore la questione era controversa, e c'era chi sosteneva che il campione austriaco era solo un freddo calcolatore, cioè in pratica un cervello elettronico montato sulla monoposto. Enzo Ferrari già affermava che senza un buon mezzo nessun corridore avrebbe potuto brillare. Ma ora la tecnologia domina incontrastata. Pur essendo chiaro che il volante è sempre nelle mani del pilota e che quindi quest'ultimo può fare la differenza, l'estrema sofisticazione raggiunta negli sport motoristici ha ridotto le possibilità decisionali di chi guida. Non solo: i piloti di oggi non possono più nascondere nulla. Una volta tornavano ai box e dicevano: «Si è rotto il motore». Oppure: «Mi sono mancati i freni». Ed ancora: «Non avevo abbastanza potenza per superare quel rivale». Adesso non è più possibile. Con i controlli telemetrici, i tecnici sviscerano a tal punto le prestazioni delle vetture che i bluff non sono più permessi. Un certo numero di sensori piazzati sui punti strategici delle auto da corsa raccolgono i dati richiesti (numero giri motore, temperature, consumo carburante, pressione dei gas di scarico...). Questi dati vengono trasmessi in tempo reale tramite sistemi radio-laser ai computer piazzati ai box. Così i tecnici si accorgono se qualcosa non va e possono avvertire il pilota - sempre via radio - che deve ad esempio smagrire la carburazione, indurire la barra delle sospensioni e così via. Come se non bastasse, ogni monoposto dispone di una spe¬ cie di «scatola nera» come quella dei jet dalla quale durante le soste si possono ricavare tutte le informazioni registrate. I sistemi sono così precisi da non consentire errori. E i piloti di alcune scuderie, soprattutto quelle inglesi, vengono addirittura puniti quando sbagliano, facendo magari un fuorigiri che può compromettere un motore. Poiché si tratta di soldi (per la revisione dei propulsori rotti), ci sono team che in certe occasioni arrivano ad appiedare il loro uomo, non consentendogli di terminare le prove se ha commesso uno sbaglio vistoso. Ma la sofisticazione non si limita a questo. Sistemi di trasmissione automatica a controllo elettronico, sospensioni intelligenti, dispositivi antipattinamento, gestione globale del motore in funzione delle prestazioni richieste in un determinato momento della corsa: I tutto può essere comandato dai computer di bordo. E c'è anche il sospetto che ormai certi «ordini» possano essere inviati anche dai box, in modo da superare le eventuali decisioni del pilota. La Williams, all'avanguardia in tale campo, ha rinunciato in Sud Africa a usare un nuovo marchingegno che dovrebbe garantire partenze perfette. Per questioni di affidabilità la prova è stata rimandata alle prossime corse. Secondo quanto è dato sapere si tratta di un sistema che cambia automaticamente i rapporti di velocità sino alla prima curva. Il pilota deve soltanto premere il piede sull'acceleratore mentre la vettura chiede i massimo a se stessa ottimizzando l'inserimento delle mar ce in base anche al pattinamen to delle ruote. E alla prima cur va ritorna il modulo di trasmis sione normale. Siamo quasi alla fantascienza. [c. eh.]

Persone citate: Enzo Ferrari, Niki Lauda

Luoghi citati: Sud Africa