Ravenna vuol essere capitale d'Europa
Ravenna vuol essere capitale d'Europa pallavolo mmmmm Dopo il trionfo delle ragazze della Teodora Messaggero, adesso tocca alla squadra maschile Ravenna vuol essere capitale d'Europa Domani e sabato ad Atene le finali della Coppa dei Campioni Dopo essere diventata lo scorso anno la capitale italiana della pallavolo, conquistando gli scudetti maschile e femminile, Ravenna ha la grande occasione per diventare anche la città numero uno d'Europa. L'impresa è già stata realizzata al 50 per cento, grazie alle ragazze della Teodora che domenica hanno vinto la Coppa Campioni. Domani e sabato tocca ai loro colleghi maschi che, ad Atene, inseguono l'altra metà del cielo, ovvero il più prestigioso trofeo continentale in campo maschile. Ravenna sogna di diventare capitale europea, dunque, come lo fu ai tempi della scissione dell'impero romano, se ci si permette un accostamento irriverente fra storia e sport. Non frutto di collocazione geografica strategica questa volta, bensì di un amore per la pallavolo che coltivato nell'epoca pionieristica di questo sport - è lievitato attraverso gli scudetti femminili della Teodora e si è cementato intorno alla nuova realtà maschile del Messaggero. Centotrentamila abitanti e un'economia fiorente, che ha trovato nuovi impulsi grazie al metano, Ravenna non è stata finora cambiata dal benessere tant'è che il mezzo di locomozione privilegiato resta la bicicletta. E in questa dimensione di vita che sa di civiltà e buona educazione, di semplicità e schiettezza, di piadina e Sangiovese, è attecchita la realtà di un volley concepito ai più alti livelli di professionalità. Così sono arrivati gli scudetti, con i soldi di Cardini che hanno aiutato a conquistare più celermente quello maschile, le cui basi erano state però poste ben prima che l'industriale si interessasse di sport. Negli anni gli sportivi di Ravenna e della pallavolo devono riconoscenza a tanti, alla presidentessa Alfa Garavini come al tecnico Sergio Guerra o alle gio¬ catila Manu Benelli o Lilly Bernardi se si parla di Teodora; al presidente Gianni Pasini o all'allenatore Daniele Ricci se il discorso è al maschile. Ma le due realtà si fondono e diventano una nel nome di Beppe Brusi, il direttore sportivo che ha costruito, mattone dopo mattone, la Teodora e il Porto, ovvero l'attuale Messaggero. Sue le intuizioni vincenti, fatte di piccole alchimie quando era la passione più che il denaro a sostenere la baracca, ma suoi anche gli ingaggi clamorosi (basta pensare a Kiraly e Timmons) quando sono arrivati i capitali. L'Olimpia Teodora è stata fondata nel 1965 e la sua scalata ai vertici, dal '74 quando fu promossa dalla serie D alla C, è stata inarrestabile: in tre stagioni arrivò alla A per poi ottenere, nel 1981, il primo dei suoi 11 scudetti consecutivi. E da quest'anno, accanto al nome originario, c'è anche per lei quello del Messaggero, già sponsor dall'estate '90 del Porto Volley, ovvero della società maschile nata nel '63 e, dopo anni di alterne fortune, in pratica rifondata dall'attuale dirigenza nel 1987. Al primo tentativo è salita in Al e al terzo nella massima serie è arrivata allo scudetto. Ravenna capitale del volley può dunque sembrare un miracolo, ma non lo è. A meno che non si voglia a tutti i costi dare questa etichetta al lavoro serio e ai risultati che ne sono il frutto. Così come non è un caso, ma indice di profonda cultura sportiva, che il pubblico sappia applaudire anche l'avversario: il tifo, dirompente e/o folkloristico che sia, è omaggio alla squadra del cuore, mai scherno dell'avversario. La gente di Romagna questo lo sa e, soprattutto, non lo dimentica quando frequenta il Paladeandrè. Giorgio Barberìs
Persone citate: Alfa Garavini, Beppe Brusi, Daniele Ricci, Gianni Pasini, Giorgio Barberìs, Kiraly, Lilly Bernardi, Manu Benelli, Sergio Guerra
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