IL BASSO IMPERO E IL'93 di Ugo Bertone
IL BASSO IMPERO E IL '93 IL BASSO IMPERO E IL '93 UNA cosa è sicura: la partita va assai al di là della gestione di una banca. Innanzitutto, perché la proprietà della Bna è una sorta di ago della bilancia. Già oggi, come predica invano da anni lo stesso Ciampi, l'Italia rappresenta un'anomalia nel mondo avanzato per la preponderanza (il 70% circa) delle banche a proprietà pubblica sui privati. E da anni la Bna del conte Auletta, sottocapitalizzata, al centro di giochi bizantini, appariva più privata di nome che di fatto. Secondo, perché il braccio di ferro tra l'ineffabile conte- e la fantasia di Giuseppe Gennari non riguarda solo una piccola comunità di banchieri o di grandi finanzieri, ma colpisce nel vivo gli equilibri tra economia pubblica e privata. E qui la partita riguarda tutti e impone qualche considerazione. 1) Il confronto Auletta-Gennari viene interpretato, a seconda delle scuole, come una gara tra de (schierata dietro il conte) e l'immaginifico finanziere fiorentino (ispirato probabilmente dal psi). Oppure, come un conflitto tra un'anima più tradizionale dello scudo crociato e uno più dinamico, aperto alla collaborazione con i laici. 2) Dietro la partita Bna si riapre la ferita della Federconsorzi e l'ultima occasione (almeno prima del voto di aprile) per raggiungere una soluzione accettabile o non troppo lacerante per i creditori del grappo. 3) Gli obiettivi, insomma, sono nobili o, quantomeno, comprensibili. Ma i metodi fanno rabbrividire i teorici del basso impero. Tutto nasce da una conferenza stampa improvvisata all'ultimo momento, più per caso che per volontà. Tagliata fuori la Banca d'Italia, altrettanto vale per la Consob, che pure è intervenuta con tempestività, proprio alla vigilia dell'addio di Pazzi agli uffici di via Isonzo. 4) Legge sull'Opa? Regole sulla trasparenza? Magari nessuno riscontrerà obiezioni, almeno formali. Ma, a giudicare la corsa degli eventi, vien quasi da ridere. Gli equilibri della Bna, della Federconsorzi e la sorte di migliaia di creditori corrono sulle strade di una commedia degli equivoci che solo il conte Auletta poteva sceneggiare dopo anni di abboccamenti con una buona metà della finanza italiana, pubblica e privata. 5) Chissà con quale faccia, a questo punto, si potrà sostenere la superiorità del sistema della separatezza tra banca e industria. Bna e Federconsorzi paiono avvinti comunque da una sorte comune, nel bene (poco) e nel male (tanto). La «moral suasion» di Bankitalia e la forza dei numeri e delle azioni hanno pesato, almeno per ora, più sulle pagine dei giornali che nella realtà economica. E in questa situazione chissà quale ruolo potrà recitare la nuova Consob, chiamata a pelare da lunedi una gatta difficile. Le elezioni battono alla porta, Berlanda ha già una buona occasione per lasciarsi alle spalle la lunga militanza politica nella de. Ugo Bertone
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