Per «Manon» dissensi alla Scala

Per «Manon» dissensi alla Scala Regia di Miller Per «Manon» dissensi alla Scala MILANO. La folla si allontata velocemente al calar del sipario. Non era mai successo alla Scala che gli spettatori «fuggissero» al termine di uno spettacolo. Questa «Manon Lescaut» diretta da Lorin Maazel, con la regia di Jonathan Miller e le scene di Denis Fruchaud, ereditate da un allestimento che avrebbe dovuto debuttare lo scorso anno, nonostante la bellissima musica di Puccini, non ha convinto. La «fuga» è stata un segno inequivocabile dello scarso entusiasmo con cui il pubblico ha accolto la messinscena del capolavoro pucciniano, che mancava dal teatro milanese dal 1978. Dopo il quarto atto, addirittura, i dissensi di una parte del pubblico sono stati abbastanza decisi ed hanno colpito in egual misura il direttore d'orchestra, il regista e il tenore Peter Dvorsky, che ha interpretato II personaggio del cavaliere Des Grieux impacciato, senza fascino. Gli spettatori sono stati invece più clementi con Nina Rautio, il soprano russo trentaquattrenne che ha sostituito Maria Guleghina e che era al suo debutto scaligero. La voce della Rautio - che con Dvorsky e Maazel ha appena inciso l'opera per la Sony Classical - è bella e pulita, ma forse la cantante non ha saputo restituire appieno quell'«allure» di mistero e di enigmaticità che il personaggio pucciniano porta in sé. L'aspetto meno indovinato dello spettacolo, comunque, è stato quello della regia: fredda, incolore, senza passione. Basterà un solo esempio: nel secondo atto, il drammatico incontro tra Manon e Des Grieux, a cui il regista toglie ogni emozione. [Ansai

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