«Non sono io il mostro della strage a Pontevico»

«Non sono io il mostro della strage a Pontevico» Manolo sotto processo in Jugoslavia «Non sono io il mostro della strage a Pontevico» // bandito rischia la pena di morte «Massacro voluto dal mio complice» BELGRADO. «Non sono stato io a uccidere i Viscardi». Ljubisa Vrbanovic, soprannominato Manolo, lo zingaro jugoslavo ac- ' cusato di aver massacrato due anni fa nel Bresciano un'intera famiglia italiana - padre, madre e due figli - cerca di discolparsi addossando tutte le responsabilità a un complice ormai morto, mentre attende di essere sottoposto a una nuova perizia psichiatrica. Lo perizia è stata decisa dal tribunale della città serba di Kragujevac davanti al quale l'uomo, che ha 29 anni, è comparso ieri mattina. Prima di aggiornare il processo a data da destinarsi, il presidente del tribunale, Danilo Marsenic, ha anche disposto la perizia balistica relativa a due armi - una Beretta e una Magnum - usate nel massacro. Il quadruplice assassinio avvenne nel periodo di Ferragosto del '90, a Pontevico, in provincia di Brescia. Durante l'udienza di ieri, Vrbanovic ha sostenuto di non aver ucciso alcuno dei componenti la famiglia Viscardi. Marito, moglie e due figli furono massacrati, secondo lo zingaro, da un suo connazionale, Ivica Bajric. Bajric è morto l'anno scorso, apparentemente suicida mentre stava per essere arrestato in Croazia. A Pontevico, egli avrebbe ordinato a Manolo dì sparare contro i Viscardi, pena dì fare anche lui la loro fine. Ljubisa Vrbanovic, che era «in preda all'alcol e alla cocaina», fece allora «partire alcuni colpi alle gambe dì un uomo». Ma fu Bajric a «uccidere i quattro». Durante l'udienza Vrbanovic ha detto di essere «dispiaciuto» per la sorte toccata ai Viscardi. Ma ai pochi presenti è apparso sempre tranquillo e nonostante egli rischi la pena di morte non è sembrato tradire emozioni. Manolo ha parlato tenendo sempre le manette ai polsi, che gli sono state tolte solo durante una pausa dell'udienza durante la quale ha chiesto e ottenuto di poter fumare una sigaretta. Indossava la divisa caki del carcere di Nis, una città serba al confine con la Bulgaria, dove è detenuto. Anche suo fratello Misa è in prigione, per reati commessi in Italia e segnalati dall'Interpol. Nessun italiano, né parenti dei Viscardi né testimoni, era presente all'udienza. Ma Toma Filota, un celebre avvocato di Belgrado che difende Manolo, ha detto che alla prossima udienza sarà «invitato» qualcuno dall'Italia. La nuova perizia per Vrbanovic, la seconda, dopo una effettuata tempo fa, è stata caldeggiata anche da una psichiatra, la dottoressa Vesna Rosic, che è stata ascoltata al processo. Avvicinato dai giornalisti, Toma Filota ha detto di non avere idea della data della prossima udienza del processo. [Ansa] Ljubisa Vrbanovic, detto Manolo

Persone citate: Beretta, Danilo Marsenic, Ivica Bajric, Vesna, Viscardi