Per Bush un'altra brutta vittoria

Per Bush un'altra brutta vittoria Nel South Dakota Buchanan non c'era, eppure il Presidente non è arrivato al 70 per cento Per Bush un'altra brutta vittoria E in California rischia di perdere il sostegno diReagan Confusione tra i democratici, battuti Tsongas e Clinton NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Un'altra vittoria amara per George Bush nelle primarie dell'altro ieri nel South Dakota. Nonostante il Presidente non avesse avversari, perché in seguito a una disputa burocratica al suo rivale Pat Buchanan non era stato consentito di mettere il proprio nome sulla scheda elettorale, la percentuale da lui ottenuta non è arrivata al 70 per cento, in una situazione in cui sarebbe stato logico che tutti votassero per lui. E invece, un po' perché anche loro delusi dal modo in cui Bush mostra di affrontare la recessione economica, un po' perché comunque solidali con il «messaggio» di Buchanan, che come si sa denuncia il «tradimento» di Bush del suo impegno a non aumentare le tasse, anche i repubblicani del South Dakota hanno deciso di mandare a Bush un segnale negativo. In concreto, pur essendo privi di alternative (Buchanan nel South Dakota non si è proprio fatto vedere, preferendo concentrare i propri sforzi su martedì prossimo, quando si voterà in sei Stati contemporaneamente), oltre il 30 per cento dei repubblicani di quello Stato, noto per ospitare il maggiore arsenale nucleare americano, piuttosto che votare per Bush hanno preferito un candidato «inesistente». Il risultato che un delegato su tre del South Dakota si recherà alla «convention» repubblicana di Houston, in agosto, con l'impegno di votare contro la «nomination» di Bush. Non è una buona notizia, per il Presidente, anche perché si aggiunge ad almeno altre due brutte cose che stanno succedendo attorno a lui. La prima è che l'ex presidente Ronald Reagan si è unito a quelli che prevedono addirittura un voto di minoranza per Bush in California, cioè uno degli Stati fondamentali sia per le primarie, perché manda alla «convention» un gran numero di delegati, sia per le elezioni deci¬ sive, per i tanti «grandi elettori» che gli spettano. Ieri una portavoce di Reagan ha smentito che l'ex presidente abbia mai fatto pubblicamente una tale previsione, e per correre ai ripari Bush ha reso visita a Reagan martedì sera. Ma paradossalmente, proprio quella smentita cui pochi credono e quella visita nella casa di Reagan a Beverly Hills, la collina alla periferia di Los Angeles dove abitano molti divi del cinema, hanno contribuito ad aumentare la sensazione che a Reagan il suo successore non piaccia poi tanto. Prima di tutto perché una sua frase di qualche giorno fa («Non si capisce mai da che parte stia Bush») è comunque impossibile da smentire perché pronunciata davanti a molti testimoni; in secondo luogo perché l'incontro è durato pochissimo, neanche 20 minuti, e si è concluso senza dichiarazioni di sostegno. La seconda brutta cosa per Bush è che proprio in occasione del voto in South Dakota aveva deciso di tendere verso la campagna «negativa» nei confronti di Pat Buchanan. L'esordio è stata l'accusa, da parte dell'ex comandante dei malines, di non avere sostenuto la Guerra del Golfo. Non ha funzionato abbastanza, e tutti si chiedono quanto abbia pesato il fatto che proprio in contemporanea sono arrivate le nuove rivelazioni sull'appoggio che per anni è stato dato a Saddam Hussein, fino a poco prima che invadesse il Kuwait. All'epoca, ha detto Bush, l'Iran era molto più aggressivo dell'Iraq, e lui è «fiero» di avere appoggiato Baghdad. E i aemocratici come sono andati nel South Dakota? Il minimo che si possa dire è che le cose fra loro non si sono chiarite. I due maggiori contendenti emersi dalle primarie svoltesi finora. cioè Paul Tsongas e Bill Clinton, sono stati battuti proprio da quei Bob Kerrey e Tom Harkin che, si diceva, dal South Dakota avrebbero dovuto captare il segnale che era arrivato il momento di abbandonare. E invece, Kerrey ha preso il 40 per cento dei voti democratici e Harkin il 26 per cento, mentre a Clinton è andato solo il 19 per cento e a Tsongas il dieci. Poi c'è stato un 4 per cento per Jerry Brown, che a questo punto tutti danno per il primo ad annunciare la fine della sua corsa. Franco Paniarelli Foto ricordo dei Bush con i Reagan: ma l'ex presidente ha snobbato fa cena con il suo successore [FOTOAP]