Che musica Rostand

Che musica Rostand Che musica Rostand Splendido il protagonista bella la traduzione storica Così scriveva il nostro critico Masolino d'Amico, in occasione della prima nazionale di «Cyrano», il 15 febbraio a Bergamo. Di fronte alla vitalità di certi testi non ci sono riserve che tengano, tanto più che la storia giustifica tutto. (...) Possiamo allora sfruttarle commercialmente oppure, su un piano più elevato, cercare di analizzare la natura del fascino che continuano a esercitare su di noi. (...) «Cyrano de Bergerac» è stato spesso rivisitato con intenzioni esclusivamente mercantili (vedi la recente e ignobile produzione Hossein-Belmondo). L'edizione del regista Mario Sciaccaluga ha il pregio di mettere in sordina le sollecitazioni spettacolari per sottolineare la componente linguistica. (...) Proviamo piaceri inconsueti dall'ascolto del dettato di Rostand nella saporita traduzione coeva di Mario Giobbe (1898), capolavoro di aderenza allo spirito originale (...) un gioiello quasi unico nella nostra lingua così povera di tentativi del genere. Dopo un inizio in sordina, con ritmi forse troppo veloci e con la comprensione ulteriormente ostacolata dal velo di un sipario che si frappone fra noi e il finto teatrino che si va riempiendo, l'eccellente, giovane cast prende fiducia, trascinato da un Franco Branciaroli dalla meravigliosa vocalità. (...) Accanto allo splendido protagonista bisogna ricordare almeno Camillo Milli che è il pasticciere mecenate Ragueneau, Valerio Binasco, un plausibile Cristiano, e la graziosa Anna Stante, forse soltanto un pochino troppo cordiale per una vera «precieuse». E il perfido de Guiche di Francesco Origo.

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