Primario autista salva la paziente

Primario autista salva la paziente EMERGENZA SANITÀ' «Non mi restavano alternative, tutto il personale dell'ospedale era impegnato» Primario autista salva la paziente Padova, guida l'ambulanza e soccorre una donna PADOVA NOSTRO SERVIZIO Il primario afferra il volante, attacca la sirena e vola, sull'ambulanza, a prelevare un paziente. Sono le 10 al pronto soccorso di Este: delle due vetture in servizio neanche una è disponibile, fuori per incidenti lievi: squilla il telefono e un signore in preda alla disperazione grida che sua moglie ha un'emorragia e ha perso conoscenza. Non c'è un minuto da perdere, ma non c'è neppure un autista: il primario Francesco Biotta, 67 anni, non ci pensa un attimo. Salta sulla terza vettura riservata ai casi eccezionali, un infermiere al fianco, e corre sul luogo della chiamata: la donna, 40 anni, sarà ricoverata e si salverà. «Più che alle questioni burocratiche badiamo a quelle ippocratiche», dice l'aiuto Daniele Zotti, riferendosi al giuramento d'Ippocrate che i medici dovrebbero avere fatto proprio. «Poco importano l'amministrazione o le carte: prima viene il paziente». Biotta non l'ha fatto questa volta per la prima volta: in 20 anni di pronto soccorso si ricordano di un bambino che soffocava salvato solo perché lui è andato a prenderlo con la propria auto; e si ricordano di un'amputazione effettuata sul luogo di un incidente, con l'uomo ancora sotto le ruote del camion. Eppoi di tanti altri casi. Lo stesso Zotti, negli ultimi 5 anni, ha fatto l'autista un paio di volte. Al pronto soccorso di Este e in quello di Montagnana lavorano 10 medici e 30 infermieri, per un bacino di utenti teorico di 80 mila persone. «Pochi, forse, ma efficienti», dicono loro. «Il paziente al primo posto - ribadisce Zotti - il dottor Biotta così ci ha insegnato». Di questi tempi, una notizia controcorrente per la sanità, che ha fatto subito prendere in mano il telefono al presidente della Società di Medicina di pronto soccorso Callo De Martini s, di Roma: «Questa notizia è come il cacio sui maccheroni», dice il presidente. «Per noi è normale routine», minimizza Zotti. «Non potevo mica delegare un altro medico o un infermiere», dice il primario, prima di uscire ancora per servizio. «Un atto da vecchio medico», afferma il direttore sanitario Emidio Rizzuto, che è anche primario ginecologo e ha accolto nel suo reparto la donna soccorsa da Biotta. Ma non sarà invece che le strutture sono inadeguate ai bisogni? «Non sono di questo avviso - insiste Rizzuto - diciamo che è stato un caso fortuito e che l'unico elemento fuori del comune è un medico appassionato del lavoro, che non esita a compiere mestieri lontani dal suo ruolo pur di aiutare un malato». Al pronto soccorso di Este non dicono nulla in senso contrario. Il problema secondo loro è anche l'educazione dei cittadini, che a volte chiamano per un niente, come nel caso dei due incidenti lievi che hanno distolto le altre due ambulanze. Che non sia disponibile un terzo autista, al punto che debba essere un primario a guidare l'auto di soccorso, non sfiora la mente dei medici in servizio. Insomma, Este è una mosca bianca. Nelle ultime settimane le inefficienze della sanità sono salite alla ribalta anche qui: a Padova sede di una clinica universitaria, c'è stat un'operazione all'occhio sbagliato che ha reso quasi cieco un metronotte. Venezia, il capoluogo regionale, ha i reparti di emergenza perennemente al collasso. Mario Lodo Francesco Biotta, 67 anni, primario all'ospedale di Este

Persone citate: Daniele Zotti, De Martini, Emidio Rizzuto, Mario Lodo Francesco Biotta, Rizzuto, Zotti

Luoghi citati: Este, Montagnana, Padova, Roma, Venezia