«Non svendete il Belpaese» La Crespi attacca i politici
«Non svendete il Belpaese» La Crespi attacca i politici La presidentessa del Fai annuncia nuove acquisizioni e critica il progetto di privatizzare tesori naturali e d'arte «Non svendete il Belpaese» La Crespi attacca i politici MILANO. «Il paesaggio, i monumenti: è questa la ricchezza del nostro paese. E li si vuol mettere all'asta. E' pazzesco». Giulia Maria Mozzoni Crespi è veramente indignata per l'ultima trovata di quelli che chiama indistintamente «i politici»: vendere, a pezzi, il patrimonio demaniale italiano. Proprio lei, gran borghese, si stacca dal coro di lodi alle privatizzazioniper denunciare senza mezzi termini che «si sta distruggendo un Paese per una cifra irrisoria: non sarà certo mettendo all'asta isole, coste e piazze per darle in mano agli speculatori che si risaneranno i conti dello Stato». Giulia Maria Crespi dice queste cose presentando le ultime acquisizioni del Fai (Fondo per l'ambiente italiano) di cui è presidente: un'edicola liberty a Mantova, uno storico e caratteristico negozio di barbiere a Genova e, soprattutto, un bosco nel Trentino dove vivono gli ultimi esemplari di orso bruno delle Alpi. Proprio l'esperienza del Fai non dovrebbe convincerla della «bontà» delle privatizzazioni? Non sarebbe meglio dare a singoli questi beni ambientali piuttosto che lasciarli, in abbandono, allo Stato? «Bisogna vedere a quali privati li si vuol dare e per farne che cosa. Io sento un forte pericolo di speculazione. E ricordiamoci che i turisti vengono da noi attirati dal paesaggio così com'è, non per vedere la villa di qualche vip. Con questa vendita all'asta rischiamo di perdere tutto: patrimonio ambientale e turismo. E' un'autentica follia». E il Fai non potrebbe intervenire partecipando all'asta, magari con l'aiuto di qualche sponsor? «Ma noi, purtroppo, non siamo il National Trust inglese - risponde la sua presidente -, noi siamo in grado soltanto di mantenere i beni che già possediamo. Qui non si tratta di una casa o di un pezzo di bosco: qui è in ballo tutta l'Italia. No, l'unica soluzione è che l'opinione pubblica si mobiliti e impedisca questo scempio». Una mobilitazione che fino adesso è mancata: «Alla notizia dell'asta mi sarei aspettata una sollevazione degli ambientalisti e di chi tutela il patrimonio artistico - si rammarica Giulia Maria Crespi - e invece...». In quanto a cercare di convincere «i politici» a cambiare idea non si fa illusioni: «Mancano di cultura e di moralità - dice -. Giulio Andreotti mi aveva personalmente garantito che non si sarebbe venduto questo patrimonio. L'ultima volta ne abbiamo parlato a luglio, e adesso leggo che ci sono intere isole da mettere all'asta». Comunque, se cinquantasei milioni di italiani (salvo qualche privilegiato) rischiano di perdere la fruizione di interi pezzi del loro Paese, i dodici orsi bruni rimasti in Trentino avranno garantito il sostentamento. Il Fai, con l'aiuto della Bayer, ha infatti acquistato la zona del Maso Fratton, ai piedi del gruppo di Brenta. Qui si trovano gli ultimi esemplari di tutte le Alpi (gli orsi erano stati sterminati nel secolo scorso) che sopravvivono «rubando» nei frutteti: adesso invece, con l'aiuto di giovani volontari del WWF, sarà approntata una vera «mensa per gli orsi» con frutta, mais, avena. Per quanto riguarda le altre acquisizioni, più che il loro valore artistico è interessante la filosofia che ci sta dietro. L'edicola di Mantova e la «Barberia Giacalone», esempio di art déco nel centro storico di Genova, una volta restaurate torneran no alle loro primitive funzioni: in una si compreranno giornali, nell'altra si taglieranno barba e capelli. «Beni ambientali sono anche queste piccole cose, esempi di cultura popolare - è la parola d'ordine del Fai - e per salvarle non occorre mummifi carie». Susanna Marzolla Giulia Maria Crespi non ha risparmiato critiche al governo per quanto riguarda la tutela ambientale
Persone citate: Crespi, Giacalone, Giulia Maria Crespi, Giulia Maria Mozzoni Crespi, Giulio Andreotti, Susanna Marzolla Giulia
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