«Mamma», a cinque anni prima parola di Valentina di M. 1.
«Mamma», a cinque anni prima parola di Valentina Venezia, aveva subito lesioni nel parto «Mamma», a cinque anni prima parola di Valentina Curata 13 ore al giorno da volontari La famiglia in causa contro i medici VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ha detto «mamma» a 5 anni. Valentina Jannaccio è riuscita a parlare soltanto adesso e con uno sforzo enorme. Tutta colpa delle lesioni subite durante la nascita: una «gravissima sofferenza encefalica post-asfittica», secondo il referto medico, che le ha provocato la quasi paralisi del braccio e della gamba sinistri e l'incapacità di parola. Secondo Antonio Forza, il legale dei genitori di Valentina Diego e Cristina Jannaccio, «sono lesioni riconducibili alla responsabilità dei sanitari dell'ospedale civile di Mestre, che cinque anni fa aveva accolto la partoriente». Per questo ora l'Usi 36, il medico Raffaele Cicciarella e il primario della Divisione Paolo Toschi sono stati citati per 1 miliardo e mezzo di danni. I coniugi Jannaccio chiedono che siano riconosciuti i danni materiali, biologici, morali e il rimborso di tutte le spese mediche che ancora dovranno affrontare. Cristina, la madre, era al suo primo parto. Era stata ricoverata il 25 aprile nella Divisione di Ostetricia per travaglio da parto con rottura intempestiva delle membrane. I sanitari l'avevano sottoposta al monitoraggio cardiotomografico che aveva evidenziato una costante ed elevata tachicardia del feto: eppure, la donna era rimasta per due ore e mezzo nella sala travaglio prima di essere visitata da un medico. A quel punto era stato dato l'ordine di un immediato ricovero in sala paito e Valentina era nata, ormai con quella grave carenza di ossigeno al cervello. Era stata intubata, rinchiusa in una incubatrice, trasferita al reparto pediatrico della Clinica Universitaria di Padova per volontà degli stessi genitori. A sei mesi di vita si erano manifestati i segni delle lesioni cerebrali sofferte, che si porta ancora dietro. «Valentina ha una mimica bellissima - dice la madre -, è simpatica, socievole, ma quanta fatica facciamo tutti i giorni. Abbiamo dovuto trasformarci in logopedisti e fisioterapisti a tempo pieno». Si fanno aiutare dai boy-scout del loro quartiere, Campalto, una zona di periferia. Alle 9 di mattina arrivano i primi tre volontari, e nel corso della giornata ci sono continui avvicendamenti, per tredici ore. Vengono eseguiti gli esercizi del metodo Glenn Doman, appreso a Filadelfia, all'Istituto per lo sviluppo del potenziale umano: ogni giorno Valentina deve «fare il gatto», camminando carponi per 2 chilometri e 400 metri, innumerevoli giri per le stanze della casa; poi deve «giocare alle mascherine» per 75 volte, e alla fine esce stremata. «Ma noi non ci arrendiamo - dicono papà e mamma -, proveremo di tvitto». [m. 1.]
Persone citate: Antonio Forza, Campalto, Cristina Jannaccio, Glenn Doman, Paolo Toschi, Raffaele Cicciarella, Valentina Diego, Valentina Jannaccio
Luoghi citati: Filadelfia, Padova, Venezia
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