Bush duello a colpi di Saddam

Bush, duello a colpi di Saddam Alle accuse di aver aiutato l'Iraq fino alla vigilia dell'invasione replica con spot contro Buchanan «disfattista» Bush, duello a colpi di Saddam La guerra del Golfo irrompe nelle Primarie NEW YORK NOSTRO SERVIZIO Ieri è stata la volta del South Dakota, nell'infernale corsa elettorale americana, e George Bush si aspettava un'altra boccata di ossigeno. Dopo il secco 80 per cento ottenuto nel Maine l'altro giorno, una nuova vittoria nello Stato che fu un tempo dei Sioux gli consentirebbe di far dimenticare la vittoria non proprio schiacciante ottenuta nel New Hampshire contro il suo rivale repubblicano Pat Buchanan. Le probabilità che ottenga questo risultato erano date per molto alte, anche perché Buchanan, visto lo scarso numero di delegati che il voto di ieri era destinato a produrre (soltanto 20) non ha «curato» il South Dakota, e tutto quello che otterrà sarà da considerare una specie di regalo da parte di elettori che lo hanno visto solo alla tv. Bush, che ieri ha cominciato un giro elettorale in California di sei giorni, si è detto fiducioso di come sarebbero andate le cose nel South Dakota perché «la gente di lì capisce il mio messaggio», ma i manager della sua campagna continuano a mostrarsi preoccupati delle «sorprese» che Buchanan può riservare. Così ieri hanno finalmente convinto Bush a partire all'attacco dell'ex estensore dei discorsi di Nixon e Reagan. L'accusa che gli spot televisivi finalmente «autorizzati» da Bush rivolgono a Buchanan è quella di essersi opposto, a suo tempo, alla Guerra del Golfo, e ha lanciarla è nientemeno che l'ex comandante dei marines, Patrick Kelley. Manifestando quell'opposizione, dice tutto convinto il generale Kelley, Buchanan «ha deluso tutto il mondo militare e tutti quegli americani che hanno sostenuto la Guerra del Golfo e io mi sono sentito personalmente colpito. L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un isolazionista come Buchanan alla Casa Bianca». Per un caso sfortunato, la decisione di «buttarla» sulla Guerra del Golfo è stata presa proprio in concomitanza con la deposi¬ zione che James Baker è andato a fare alla commissione Esteri del Senato, dove a quanto pare 10 aspettavano nuove, imbarazzanti domande sull'operato dell'amministrazione nei confronti di Saddam Hussein fino a poco prima che decidesse di invadere 11 Kuwait. La sua deposizione 6 stata preceduta da un'inchiesta del «Los Angeles Times» in cui viene ricordato quanto Washington abbia per anni «puntato» sul presidente iracheno in funzione anti-iraniana, fino al prestito di un miliardo di dollari che Baker in persona, a quanto pare, riuscì a fargli ottenere pochi mesi prima di quella che poi Bush avrebbe denunciato come la «nuda aggressione» contro il Kuwait. I senatori, quindi, avevano nuovi proiettili da sparare all'indirizzo di Baker. Come fosse an- data la seduta, ieri sera non si sapeva ancora, ma molti dicevano che la sua concomitanza con la decisione di fare entrare di diritto la guerra nella campagna elettorale non è stata una buona cosa per Bush. Anche per i candidati democratici le primarie di ieri in South Dakota avevano un significato importante. Almeno due di loro, Bob Kerrey e Tom Harkin, si giocavano praticamente la permanenza in corsa. I loro risultati finora non sono stati brillanti e se ieri non fossero riusciti a risollevare le proprie sorti l'addio alle loro ambizioni sarebbe diventato inevitabile, forse prima ancora del «piccolo supermartedì» della settimana prossima. Martedì prossimo, infatti, si voterà contemporaneamente in Colorado, Georgia, Idaho, Mary¬ land, Minnesota, Utah e Washington (lo Stato, non la città). Ad essere assegnati saranno 440 delegati democratici e 247 repubblicani e tutti vedono quel giorno come uno dei momenti decisivi, in cui vari candidati saranno costretti a rinunciare. Ma per Kerrey e Harkin quel momento crudele potrebbe arrivare anche prima, se ieri gli elettori del South Dakota li hanno trattati male come hanno fatto quelli del New Hampshire e del Maine. I sondaggi prima del voto dicevano Paul Tsongas e Bill Clinton, ma almeno uno dei due «pericolanti», Kerrey, negli ultimi giorni ha giocato la carta «campanilistica», ricordando di essere del vicino Nebraska. Chissà che non abbia funzionato. Franco Pantarelii | Bush ha abbandonato guanti bianchi e ha fatto scattare una campagna pubblicitaria per distruggere l'immagine del rivale Pat Buchanan (a sinistra) [FOTOAPJ