«Gladio era legittima»

«Gladio era legittima» «Gladio era legittima» Taviani: le rivelazioni servono a colpire Cossiga ROMA. Paolo Emilio Taviani, leader «storico» della de, uomo della Resistenza ed ex ministro degli Interni, si schiera decisamente dalla parte del Presidente della Repubblica. «Il caso Gladio è venuto fuori - ha detto - per il complotto di De Benedetti, Scalfari e il miliardario della Sinistra Indipendente Riva contro il presidente Cossiga. Si è andato a cercare in tutti i vecchi documenti ed è saltato fuori quello firmato da Cossiga nel '64, perché allora era sottosegretario alla Difesa. Ma Gladio è stata legittimata da me». Per Taviani, Gladio «non c'entra con i servizi segreti. Nei servizi ci sono state deviazioni, da una parte i filoarabi e, dall'altra, i filoisraeliani. La bomba di Piazza Fontana è stata messa con la copertura dei servizi segreti, ma non avrebbe dovuto esserci la strage, perché la Banca dell'Agricoltura, all'ora dello scoppio, avrebbe dovuto essere chiusa. Il presidente della Commissione stragi, Gualtieri, invece di perdere due anni su Gladio avrebbe dovuto indagare sulle deviazioni dei servizi segreti». Taviani ribadisce che gli uomini della Gladio «erano un reparto militare, non servizi segreti» e parla delle armi nel dopoguerra: «Le avevamo anche noi, per difenderci non per uccidere. Allora era difficile essere de, dicevano che ci avrebbero impiccati. Le armi erano soprattutto in Veneto, dove il pericolo di invasione dall'Est era più forte. Dopo il '48 sono state consegnate ai carabinieri». In serata il senatore Massimo Riva, della sinistra indipendente, ha dettato alle agenzie una nota in cui respinge le dichiarazioni di Taviani sul «complotto contro il presidente Cossiga» e aggiunge di prendere «opportune iniziative per dar modo a Taviani di provare dinanzi a un tribunale della Repubblica la mia partecipazione ad un qualsivoglia complotto contro il capo dello Stato». [r.i.]

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