Cee, l'Italia non è più l'asino della classe di Fabio Galvano

Cee, l'Italia non è più l'asino della classe Nel recepire la legislazione europea Cee, l'Italia non è più l'asino della classe Ora siamo al quinto posto per diligenza Accolte HO norme comunitarie su 156 BRUXELLES DAL NOSTRO CORRISPONDENTE L'Italia non è più, in Europa, l'ultima della classe; e ora lo dicono anche gli «altri». Da maglia nera della Cee, nel recepire le norme comunitarie e trasferirle nella nostra giurisprudenza, è risalita faticosamente ma con sicurezza al quinto posto. «Non ho parole per esprimere la mia ammirazione», ha commentato ieri il commissario Martin Bangemann facendo il punto sul cammino dei Dodici verso la fatidica data del 1993 e dell'Europa senza frontiere. Anche se le parole gli sono mancate, il senso d'ammirazione è rimasto: abbastanza, forse, da cancellare la brutta figura contestata in quell'occasione da Roma - per la lettera di rimprovero che Jacques Delors aveva inviato poco meno di un mese fa a Giulio Andreotti. Abbiamo superato i tre Paesi del Benelux, ci siamo lasciati alle spalle la grande Germania che Bangemann ha definito «prima fra gli ultimi», ci siamo avvicinati sensibilmente al gruppo di testa che è guidato da Danimarca e Francia. Il 21 febbraio, secondo i dati che lo stesso Bangemann ha distribuito ieri ai ministri, l'Italia aveva recepito 110 norme comunitarie su 156. Ne restavano 41, perché 5 non si applicano al nostro Paese; e a quelle si aggiungerà naturalmente il gruppo che Commissione e Consiglio vareranno nei prossimi mesi. «Sarà bene abbandonare questa corsa di cavalli e arrivare tutti insieme al traguardo», ha osservato il ministro per le Politiche comunitarie Pierluigi Romita; ma era evidente l'orgoglio per un cavallo-Italia prota¬ gonista di un inatteso allungo. Anche perché, lasciata alle spalle la legge comunitaria 1990 che ha permesso di recuperare molto terreno (e ad Andreotti di contestare il pessimismo di Delors), l'Italia è già al lavoro sulla legge comunitaria 1991. «Entro luglio - dice Romita - riusciremo a varare altre 60 norme comunitarie. Oggi siamo al 73 per cento, prima dell'estate metteremo al sicuro anche quello che manca. E per gli ultimissimi ritocchi pensiamo a misure straordinarie di recepimento, ricorrendo magari a qualche decreto legge». L'Italia corre al fianco dell'Irlanda, che ha recepito 109 norme. Dopo Danimarca (125), Francia (121) e Gran Bretagna (113) ci siamo noi. La Germania è a 104 e il piccolo Lussemburgo chiude la lista con 90. Nelle ultime settimane della morente legislatura l'Italia ha recepito 37 direttive, da aggiungere alle 73 già accolte al 31 dicembre: in tutto 110, su 151 necessarie per partecipare allo smantellamento delle frontiere. L'Italia delle inadempienze, per anni maglia nera della corsa a Dodici, ha così raggiunto una percentuale di trasposizione superiore alla media comunitaria. Ha, per giunta, quello che Romita definisce «un meccanismo che funziona e che va avanti». Nella lettera del 28 gennaio Delors - ignorando il recupero italiano - segnalava il pericolo che la Cee 'rifiutasse la soppressione dei controlli alle frontiere con l'Italia. Ieri, invece, quella stessa Italia già proponeva i meccanismi per lo smantellamento fisico di frontiere e dogane. Fabio Galvano

Persone citate: Andreotti, Bangemann, Delors, Giulio Andreotti, Jacques Delors, Martin Bangemann, Pierluigi Romita, Romita