«Anche gli Usa nel caso Moro» di Giovanni Bianconi

«Anche gli Usa nel caso Moro» L'ex sottosegretario Mazzola chiama in causa Est, servizi segreti italiani e la Cia «Anche gli Usa nel caso Moro» «Gli americani hanno assistito alla vicenda e lasciato fare» «Credo che la loggia P2 informasse gli 007 di Washington» ROMA. C'era la regia dell'Est europeo dietro il sequestro Moro? «Certamente, ma non solo. Sono convinto che gli Usa abbiano assistito lasciando fare. E non solo nella vicenda Moro... A mio avviso la chiave di molti misteri può anche trovarsi nella battaglia per il petrolio». Nell'arena delle nuove polemiche sull'omicidio di Moro entra Francesco Mazzola, senatore de, sottosegretario alla Difesa durante quei 55 giorni del 1978 e poi sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega ai servizi segreti. Oggi punta il dito sugli Stati Uniti, sugli 007 italiani e sulla Loggia P2. Intervistato dal settimanale II Sabato, Mazzola conferma di essere l'autore del romanzo di fantapolitica «I giorni del diluvio», nel quale si ipotizza l'intreccio tra Br, servizi segreti e massoneria dietro il rapimento di Moro. Scrisse quel libro sulla base dei diari dei giorni del sequestro, delle riunioni dei vari comitati di crisi istituiti da Cossiga. Erano molti a prendere appunti, dice Mazzola, «ma ricordo che c'era un funzionario che verbalizzava: le riunioni ci sono state fino al 9 maggio, quando il cadavere di Moro è stato ritrovato in via Caetani». I verbali di quegli incontri c'erano. Perché ora non ci sono più? «Non lo so. Nelle riunioni si faceva il punto sulle indagini, quindi di segreto non c'era niente». Dietro il mistero dei verbali scomparsi si affaccia il dubbio che ai summit partecipasse anche Gelli, ma questo Mazzola lo esclude: «Temo che ci sia confusione. Durante quel periodo io avevo l'ufficio alla Marina militare, ma lì fu fatta una sola riunione durante la quale il gen. Dalla Chiesa tenne una lezione sulle Br avendo come uditori i responsabili del Consubim, il gruppo degli incursori della Marina». Eppure, per Mazzola, che recentemente è stato definito «traditore» da Cossiga per la sua posizione sulla riforma del Csm, la P2 ebbe un ruolo nella strategia che ha portato anche alla morte di Moro. E il passo tra Gelli e la Cia è breve. «Si sono fatte tante considerazioni sulla P2 - dice - ma la più credibile è che fosse un punto di riferimento dei Servizi americani». Come il comitato della commissione Stragi che ha steso la relazione sul caso Moro, anche Mazzola si dice «convinto che le Br siano state usate, spesso anche a loro insaputa». Il senatore dice di averlo capito solo di recente, e parla dei contrasti fra Moro e Kissinger sull'atteggiamento da tenere nei confronti dei Paesi arabi: «Al centro della discussione c'era la questione dell'approvvigionamento del petrolio. Per il nostro Paese avere una politica autonoma in questo campo voleva dire stabilire dei legami con gli arabi». Il contrasto sulla politica estera, per Mazzola, s'è riversato anche nelle lotte interne ai servizi segreti, che potrebbero aver prodotto, fra l'altro, alcune delle stragi che haiino insanguinato l'Italia negli Anni Settanta. Oggi la commissione Stragi dovrebbe cominciare l'esame delle varie relazioni, tra cui anche quella sul caso Moro in cui si ribadisce l'esistenza del mistero delle carte scomparse al Viminale. «Io delle carte di Moro non so nulla - ha detto ieri Craxi -. Conservo solo una sua lettera autografa, indirizzata a me, che mi mandò dal "carcere"». Per il missino Fini, «pds e sinistra de stanno tentando di ingarbuglia¬ re una nuova matassa per tornare a sparare sul Quirinale». Nella loro relazione, i commissari Granelli (de), Macis (pds) e Cicciomessere (pr) confermano che i misteri sono tuttora irrisolti. Tra questi l'esistenza o meno di infiltrati anche nelle Br di Moretti e di Senzani, come ci furono in quelle di Curcio e Franceschini. E fanno appello perché sia gli ex-terroristi che i rappresentanti delle istituzioni si decidano a dire tutta la verità sul caso Moro: «Vi è chi tra i brigatisti è in grado di far luce e di completare la conoscenza di quel periodo. Il fatto che ciò non avvenga è motivo di mquietudine al pari della considerazione che lo Stato, una volta sconfitto il terrorismo, non mostra interesse alla ricostruzione della storia di quel periodo». Giovanni Bianconi Francesco Mazzola era sottosegretario alla Difesa durante il sequestro Moro

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