Paura del colera: si digiuna sui voli per l'Argentina di Sergio Miravalle

Paura del colera: si digiuna sui voli per l'Argentina Il caso delT«aereo degli untori» innesca una guerra con il Perù: dure accuse di Menem, e Lima chiude gli aeroporti Paura del colera: si digiuna sui voli per l'Argentina Roma-Buenos Aires su un jet Aerolineas, disinfezioni prima dell'atterraggio BUENOS AIRES DAL NOSTRO INVIATO La voce del comandante annuncia che per «sicurezza sanitaria» l'abitacolo dell'aereo giunto sul cielo di Buenos Aires sarà «disinfettato». Le hostess passano veloci lungo i corridoi del Jumbo dell 'Aerolinea s Argentinas spruzzando nell'aria un non meglio identificabile «aerosol aeronautico»; dosi più massicce per le toilettes e i lavabi. Si annuncia così la paura del colera per chi arriva in Argentina in questi giorni di mezza estate australe. Le notizie rimbalzate in Europa' fanno sì che, nonostante le rassicurazioni degli Stewart, molti per precauzione durante le sedici ore di volo non consumino altro che aranciata prodotta in Italia. E la psicosi del contagio non tende a diminuire. La vicenda del volo 386 partito il 13 feb- braio da Buenos Aires con scalo a Lima e arrivo il giorno dopo a Los Angeles con il suo carico di 75 passeggeri contagiati tiene banco sulle prime pagine di tutti i giornali argentini. Su molti voli delle Aerolineas Argentinas i passeggeri non osano toccare cibo. Su un jet proveniente da Porto Alegre (Brasile), solo tre dei duecento viaggiatori hanno mangiato lo snack (sandwich e pesche sciroppate) offerto in volo. Su un altro volo partito da Salta (la provincia del Nord epicentro del colera) per Buenos Aires, sono stati offerti dei vassoi almeno una dozzina dei quali presentavano cibo in cattivo stato. I passeggeri hanno protestato. La compagnia di bandiera, tramite l'addetto stampa Guillermo Suaya Laprida, risponde alle accuse delle autorità peruviane che hanno sospeso a tem¬ po indefinito il permesso di operazioni delle Aerolineas in Perù. «L'infezione si è manifestata nel tratto Lima-Los Angeles e non dalla partenza da Buenos Aires», come a dire che la colpa è dei peruviani. Anche Menem ieri è intervenuto nella polemica, per ribadire il concetto. Gli argentini, dopo la morte del noto animatore radiofonico Anibal Cufre che era a bordo del «volo del colera» hanno inviato una commissione medica negli Usa. Risultato: il contagio non può essere stato trasmesso da una persona malata a così tanti passeggeri, ma è sicuramente frutto di ingestione di cibi o acqua contaminati. Forse quelli preparati dal centro Catering di Lima, ma i peruviani, tramite il funzionario del ministero della Salute, Luis Grado, affermano che «non esistono prove» e ricordano come altri voli siano stati serviti dallo stes¬ so centro e siano giunti a destinazione senza problemi. Intanto su «El Clarin», il principale quotidiano della capitale, sono apparse inserzioni pubblicitarie di asciugamani di carta usa e getta e di saponi monodose con lo slogan «higiene para la comunidad». La radio diffonde appelli alla prevenzione sanitaria, il mercato dei crostacei e dei pesci è crollato e ventun negozi alimentari di Buenos Aires sono stati chiusi per mancata osservanza delle norme. Tutto il Sud America si scopre potenziale vittima del colera. «Pagina 12», il quotidiano dell'opposizione al governo di Carlos Menem, rivela che degli- 8143 casi registrati dall'organizzazione mondiale della sanità in questo primo scorcio del 1992, 7849 sono in Sud America (53 mortali). Il Perù, dove l'epidemia è scoppiata un anno fa, guida la classifica con 4986 contagiati e 27 morti che vanno ad aggiungersi alle oltre tremila vittime del 1991. Ma il colera ha fatto altre vittime anche in El Salvador, Guatemala e Brasile. In Argentina i casi segnalati quest'anno sono già 194 (11 mortali). L'ultimo si è registrato l'altro ieri a Salta, nel Nord del Paese. La regione è ai confini con la Bolivia dove sono più carenti le strutture igieniche. Proprio dalla frontiera con la Bolivia arrivano segnali d'allarme per l'immigrazione di indios e camp e sin os attirati dalla possibilità di lavorare nelle fazendas per la vendemmia. Si calcola che ogni anno siano almeno 50 o 60 mila i reclutati. Un primo gruppo è già stato fermato alla frontiera. Molti entrano clandestinamente. Sergio Miravalle

Persone citate: Carlos Menem, Luis Grado, Menem