Per la Pravda e i comunisti la furia del giorno dopo

Per la Pravda e i comunisti la furia del giorno dopo «Negli scontri un dimostrante è stato ucciso dalla polizia» Per la Pravda e i comunisti la furia del giorno dopo MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «E' stato un bene che al popolo non sia stato permesso di raggiungere la sacra tomba del Milite Ignoto: la democrazia borghese ha finalmente mostrato la sua vera faccia». Col suo solito lessico vetero-marxista, il generale Albert Makashov ha valutato positivamente gli «scontri» scoppiati domenica al centro di Mosca tra comunisti e antisemiti da una parte, e polizia dall'altra. I disordini hanno lasciato uno strascico di polemiche. «La festa delle forze armate è stata macchiata di sangue» ha scritto la Pravda, l'ex organo del pcus, accusando la polizia di provocazione e violenza deliberata: «Chi ha dato agli "omom" l'ordine dipicchiare?». I deputati conservatori chiedono un dibattito parlamentare e un'inchiesta. Ieri sera la televisione ha diffuso un comunicato stilato da sette di loro, in cui si denuncia che negli scontri la polizia ha ucciso un manifestante, descritto come un anziano veterano di guerra. A parte quest'episodio ancora da verificare, in realtà, gli avvenimenti, molto reclamizzati, sono stati poca cosa: 10 mila dimostranti divisi in quattro comizi diversi, diciassette poliziotti e una decina di manifestanti contusi. Il vice sindaco di Mosca, Jurij Lùzhkov, ha ringraziato le forze dell'ordine, lodandone «ca- parità e moderazione». In effetti, malgrado l'enorme aumento del costo della vita, malgrado le disgrazie della riforma economica, l'affluenza ai comizi è stata scarsa, e l'impiego della polizia, ricordando l'impotenza dell'epoca gorbacioviana, ha dimostrato che le autorità democratiche si sentono abbastanza forti da poter reagire alla piazza. Ma per Eltsin i rischi sociali sono trascurabili. La riforma è solo agli inizi, e anche se qualche timido risultato è già avvertibile, la produzione continua la sua caduta. Secondo l'Unione industriali, per alcune categorie la produzione è crollata ai livelli d'anteguerra. Si tratta di valutazioni forzate, dettate soprattutto da motivi di contrattazione con il governo, che ha di fatto «liquidato» le sovvenzioni alle imprese. Ma anche Andrej Nechaev, neo ministro dell'Economia, ha disegnato un quadro tutt'altro che rassicurante. Tra due mesi la Russia «si scontrerà con un sensibile calo della produzione» dovuto alla «severa crisi finanziaria» delle imprese, ha detto Nechaev. Ad avvertirne gli effetti saranno, per prime, le fabbriche di macchinari agricoli: una previsione preoccupante, visti i problemi già esistenti per la preparazione della semina. Secondo il ministero dell'Agricoltura, alla metà di dicembre lo Stato ha concluso con le fattorie solo il sette per cento dei contratti di fornitura. Se la situazione dovesse restar tale, entro giugno dai negozi sparirebbero di nuovo carne, latte, zucchero e olio. Per questo e per altri motivi, Eltsin ha deciso di riorganizzare il «quartier generale» della riforma. Per le campagne è allo studio un «Consiglio federale per la riforma agraria», e intanto il ministero dell'Economia e delle Finanze è stato diviso in tre parti. Alle Finanze, giudicato il settore per ora cruciale, è rimasto il vice-premier Egor Gajdar, timoniere della riforma. All'Economia è stato nominato Nechaev, ex vice di Gajdar e suo uomo di fiducia. Al ministero per il Commercio estero, infine, è andato Pjotr Aven, che curava lo stesso settore al ministero degli Esteri. La riorganizzazione non indica comunque una volontà di cambiare strada: Eltsin e i suoi uomini lo ripetono a ogni passo. «Il successo delle riforme dipende dalla severa politica finanziaria iniziata», ha detto Nechaev. Fabio Squillante

Persone citate: Albert Makashov, Andrej Nechaev, Egor Gajdar, Eltsin, Fabio Squillante, Gajdar, Jurij Lùzhkov

Luoghi citati: Mosca, Russia