Togliatti, Andreucci non ha mai visto la lettera
Togliatti, Andreucci non ha mai visto la lettera Lo storico toscano, autore del discusso «scoop» non avrebbe messo piede nell'archivio moscovita Togliatti, Andreucci non ha mai visto la lettera La sua firma non comparetra quelle dei visitatori di gennaio MOSCA DAL NOSTRO INVIATO Andreucci, lo «scopritore» della famosa lettera di Togliatti, non ha messo piede nella sala di lettura del Centro russo per la Conservazione e lo Studio dei Documenti della Storia Contemporanea. Per lo meno non durante gennaio. La sua firma non compare nel registro su cui tutti coloro che ottengono in visione i fascicoli sono tenuti a lasciare traccia della loro presenza. Non compare, in particolare, tra i 36 studiosi che il 28 gennaio visitarono la sala di lettura del centro. Giorno cruciale in cui - per esplicita ammissione di Andreucci (vedi la Stampa del 15 Febbraio) - egli afferma di avere «studiato l'originale della lettera». Che la «scoperta» sia avvenuta proprio quel giorno (e non prima), del resto, è ancora lo stesso Andreucci a confermarlo. E la fretta fu tale che neppure la fotocopia difettosa indusse lo «storico» a approfondire le verifiche. «Ormai non si faceva più in tempo - ha raccontato alla Stampa -. Alle 13 di quel 28 gennaio ho avuto un contatto telefonico con la dire¬ zione di Panorama a Milano. Poi ho dettato per telefono il testo al giornale. Infine, ho spedito via fax le fotocopie». Ma se le cose stanno effettivamente così come egli dice, se ne deve dedurre che la lettera è stata portata a Andreucci da qualche funzionario del Centro, in qualche ufficio riservato, estratta dal fascicolo e consegnatagli per la consultazione, prima di essere fotocopiata nel modo approssimativo che i lettori sanno. Del resto, il corrispondente del Giorno, Bigazzi, ci comunica - con espressione singolarmente rivelatrice - che «la lettera è stata fatta vedere solo al prof. Andreucci». «Fatta vedere», appunto. In altri termini, non sarebbe Andreucci l'autore della scoperta, ma - come già avevamo adombrato in una precedente corrispondenza - egli avrebbe ricevuto in omaggio una ghiotta primizia da qualcuno dei dirigenti dell'Archivio. Resta da chiarire, naturalmente, il perché di tanta benevolenza e le ragioni di un trattamento così privilegiato. Nemmeno chi sia questo «qualcuno» sembra più un mistero. Il professor Firtsov, uno dei dirigenti del Centro, ha am¬ messo di essere stato lui a fotocopiare di persona la lettera. Ma, nella versione resa pubblica nel corso della conferenza stampa moscovita del 20 febbraio, egli ha fatto sapere (vedi le Izvestija del 21 febbraio) che «il professor Franco Andreucci, esperto della casa editrice (Ponte alle Grazie, ndr) ha lavorato nella sala di lettura del Centro». Solo «alla fine di gennaio, prima della partenza per l'Italia, il capo dipartimento professor Firtsov ha trasmesso al collega, su sua richiesta, per i suoi personali lavori di ricerca, la xerocopia della lettera. Tutta- via senza permesso di pubblicazione». Come si vede gl'interrogativi restano molti. Se Andreucci non ha frequentato la sala di lettura, come poteva sapere della lettera di Togliatti? E, di conseguenza, come poteva farne richiesta a Firtsov? Se ha sfogliato i fascicoli, dove lo ha fatto? Nell'ufficio di Firtsov? E se Andreucci ha potuto «studiare» l'originale della lettera (e non solo la fotocopia), come si spiega che, appena dopo qualche ora, un professionista sperimentato commetta tanti errori di trascrizione? Così viene in luce che il «pasticcio» ha un versante russo non trascurabile, che forse i dirigenti del Centro vorranno un giorno spiegare. E c'è ancora una parte del versante italiano del «pasticcio» che attende una spiegazione. Giovanni Morandi, dell'agenzia Polipress, cui si deve la pubblicazione integrale (con gli stessi errori) della lettera, ciba spiegato che «non c'è bisogno di essere James Bond per capire», visto che «la casa editrice Ponte alle Grazie è fiorentina, gli autori della scoperta sono fiorentini, io pure». Scrive proprio così, «gli autori». Lo prendiamo in parola. Restano solo tre ipotesi possibili: la fotocopia «integrate» l'ha avuta dalla casa editrice, oppure da Bigazzi, oppure da Andreucci. Ma quest'ultimo ha detto alla Stampa; testualmente: «Rispondo soltanto degli stralci pubblicati su Panorama. Non del testo apparso su alcuni giornali domenica scorsa, del cui reperimento e della cui diffusione non so nulla e non intendo sapere assolutamente nulla». Giuliette Chiesa Lo storico Franco Andreucci «scopritore» della lettera di Togliatti
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