Raiuno perde quota Ecco il «golpe bianco» di Carlo FuscagniFulvia Caprara

Raiuno perde quota Ecco il «golpe bianco» Da Pasquarelli più poteri a Vecchione Raiuno perde quota Ecco il «golpe bianco» ROMA. Grandi manovre ai vertici della democristiana Raiuno: per dirimere le questioni che da mesi vedono protagonisti il direttore forlaniano Carlo Fuscagni e il suo vice gavianeo Lorenzo Vecchione, il direttore generale Pasquarelli ha scelto la via della cogestione. Con salomonica precisione ha messo a punto «un atto con cui vengono ampliate le responsabilità dell'attuale vicedirettore, che sarà chiamato a gestire la rete accanto al direttore Fuscagni». Per volontà di Pasquarelli, insomma, i poteri decisionali di Vecchione sono stati allargati fino a mettere in discussione la posizione del direttore. Qualcuno, ai piani alti di Viale Mazzini, parla già di «golpe bianco», e il vincitore del momento, Lorenzo Vecchione, non si tira indietro: «Il direttore generale - conferma ha chiamato i vertici della prima rete ad una maggiore corresponsabilità, soprattutto in ordine a tutti gli atti di contenuto negoziale». Che la poltrona di Fuscagni fosse da tempo in serio pericolo e che il vice-direttore di Raiuno fosse impegnato in prima linea nella battaglia per la successione, non è cosa nuova. Se ne parla da diversi mesi, da quando cioè la curva dei dati d'ascolto di Raiuno ha imboccato quella discesa libera da cui non si è più risollevata. Oggi le spiegazioni sul «golpe anti-Fuscagni» parlano soprattutto di motivi di budget: prima di partire per la sua vacanza sulla neve il direttore generale Pasquarelli avrebbe mosso critiche infuriate ai responsabili dell'amministrazione di Raiuno. La volontà di ricondurre la rete a una maggiore economicità di gestione sarebbe stata, per Pasquarelli, il motivo primario del provvedimento. Ma è certo che anche altri fattori devono aver avuto il loro peso: i reiterati sorpassi Fininvest; gli errori nella scelta dei conduttori (vedi l'impossibile accoppiata Dorelli-Carrà alla guida di Fantastico, i contrasti per Baudo a Domenica in, e ancora, proprio ieri, la sostituzione, a «Ora di punta», di Fazzuoli con Pazzaglia); i flop clamorosi di alcuni appuntamenti molto pubblicizzati, hanno spinto il direttore generale a tentare la carta della doppia gestione, due direttori con piene funzioni invece di uno solo. Due firme sotto ogni provvedimento (e pare che questa prassi sia già in voga da qualche settimana a Raiuno); controllo e gestione dei programmi divisi per due; responsabilità equamente distribuite in modo da mettere fine a quel continuo scambio di accuse che ha contribuito a rendere particolarmente difficile la convivenza ai vertici della prima rete negli ultimi tempi. Grande accentratore, almeno secondo le descrizioni di chi gli lavora vicino, Carlo Fuscagni avrebbe continuato, in tutti questi mesi difficili per la sua rete, ad ignorare i consigli del suo vice, a voler fare sempre e solo di testa propria, a decidere tutto in prima persona. Il risultato di questo regime si è concretizzato nella guerra fra i capistruttura: a Raiuno, la rete più rappresentativa della Rai, il clima è diventato, in breve, avvelenato. E Fuscagni, naturalmente, è stato il primo obiettivo da colpire. Fulvia Caprara

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