«Chi ha rubato le carte Moro?» di Giovanni Bianconi

«Chi ha rubato le carte Moro?» La commissione Stragi: prove importanti sono state sottratte alle istituzioni «Chi ha rubato le carte Moro?» «Qualcuno potrebbe usarle nel momento più conveniente» Anche Cossiga, allora ministro, è chiamato in causa ROMA. I misteri del caso Moro riguardano il comportamento delle Brigate rosse, ma anche quello dello Stato durante i 55 giorni del sequestro. Al ministero dell'Interno non c'è traccia di quanto fu fatto nella primavera del 1978, e la Commissione stragi avanza ipotesi che chiamano in causa il ministro di allora, Francesco Cossiga: «La mancanza dagli archivi del Viminale di tutta la documentazione concernente il periodo di prigionia di Moro non trova alcuna plausibile giustificazione. Sul mancato rinvenimento degli atti possono formularsi. alcune ipotesi: la soppressione dei documenti, la loro sottrazione da parte di ignoti ovvero il loro trasferimento dalla sede propria. Si conferma una costante dell' "affare Moro": prove importanti sulla gestione della crisi sono sottratte agli organi istituzionali, ma non è escluso che altri ne disponga e le utilizzi o minacci di farlo nel momento più conveniente». Si conclude così la bozza di relazione preparata dal comitato di lavoro sul caso Moro della commissione, composto dai senatori Macis e Granelli, (pds e de) e dal deputato radicale Cicciomessere. Il documento, sarà discusso nelle riunioni di domani e dopodomani. L'attività dei vari comitati di crisi istituiti da Cossiga durante i 55 giorni è stata vagliata e ricostruita sulla base delle pochissime tracce trova- te al Viminale, e le giustificazioni fornite dal capo della polizia sul perché al ministero dell'Interno non ci siano documenti sulle indagini svolte per liberare Moro non hanno convinto i commissari. «Non può non suscitare qualche perplessità», inoltre, quanto rivelato dallo stesso prefetto Parisi, e cioè che anche le notizie riservate su inchieste in corso vengono puntualmente riversate nella rete informativa della Nato. «Il vuoto di memoria storica del ministero - aggiunge la relazione - appare particolarmente inquietante» se si considera che nei comitati di crisi c'era un'altissima percentuale di iscritti al¬ la P2. «La mancanza di riscontri documentali agli atti del ministero dell'Interno accresce i dubbi di ingerenze esterne nella gestione del sequestro Moro» e una delle «sentenze» dei comitati nominati da Cossiga viene duramente criticata dalla relazione, quella che voleva il presidente de afflitto dalla sindrome di Stoccolma: «Invero, costante e di assoluta evidenza è la padronanza da parte di Moro del suo pensiero» durante il sequestro. Quanto agli apparati investigativi e di intelligence messi in campo dallo Stato, i commissari scrivono: «Gli accertamenti svolti non consentono di andare oltre l'interrogativo se l'inade¬ guatezza degli apparati dipendesse da motivazioni di carattere esclusivamente tecnico ovvero se con queste motivazioni concorresse una scelta occulta di calcolata inefficienza». Fatto sta che l'ultima inchiesta giudiziaria, la Moro-quater, è «una vera antologia di possibili manipolazioni, cancellature, smarrimenti o eliminazioni di bobine» con le intercettazioni telefoniche svolte durante i 55 giorni. Ma anche in casa brigatista restano aperti alcuni «buchi neri» nella gestione del sequestro Moro, già evidenziati dalla procura di Roma un mese fa: perché Moretti e compagni non utilizzarono le rivelazioni di Moro su Gladio e su altri esponenti della classe politica italiana? Dove sono gli originali dei documenti trovati nel covo milanese di via Monte Nevoso? «Sulla base dell'ipotesi di "eterodirezione" delle Br - scrivono i commissari -, non si può coerentemente escludere che sempre questo "centro" abbia facilitato un'azione militare di sequestro che le Br non avrebbero mai potuto realizzare senza complicità esterne, abbia in qualche modo impedito la scoperta della prigione di Moro e sia intervenuto per ostacolare la ricerca di una soluzione "politica" della vicenda». Giovanni Bianconi «La mancanza di riscontri agli atti del Viminale accresce i dubbi di ingerenze esterne nella gestione del sequestro» Ancora un giallo su Aldo Moro A sinistra il senatore Francesco Macis della Commissione Stragi

Luoghi citati: Roma, Stoccolma