E finalmente Luca rievoca i «Fantasmi» del padre
E finalmente Luca rievoca i «Fantasmi» del padre De Filippo protagonista della commedia di Eduardo al Morlacchi di Perugia, nell'ottimo allestimento di Pugliese E finalmente Luca rievoca i «Fantasmi» del padre Nel casti Gigi De Luca e Isa Danieli, eleganti e funzionali le scene di EnricoJob PERUGIA. Per essere promosso Santo, un Beato deve eseguire un certo numero di miracoli postumi; allo stesso modo, prima di assurgere alla statura di Classico indiscusso un testo teatrale deve sopravvivere a un certo numero di riprese dopo la scomparsa di chi inizialmente lo portò al successo. Da questo punto di vista non c'è dubbio che con l'odierno, amorevole allestimento di cui dirò fra poco, la popolarissima commedia di Eduardo «Questi fantasmi» ha compiuto un passo avanti verso la canonizzazione definitiva. . Scritta nel 1946, poco dopo il divorzio di Peppino dagli altri due fratelli De Filippo, «Questi fantasmi» si colloca cronologicamente fra «Napoli milionaria» e «Filumena Marturano», come dire fra due capolavori dal confronto con i quali può rischiare di apparire fragile e pretestuosa, semplice occasione di singoli momenti divertenti, come le ti¬ rate sul balcone del protagonista rivolto a un dirimpettaio invisibile, fra cui famosissima quella sul rito napoletano della preparazione del caffè. La storia, come tutti sanno, riguarda tale Pasquale Lojacono, «anima in pena» che dopo mille mestieri ha accettato per sbarcare il lunario di occupare un vasto palazzo notoriamente abitato dai fantasmi, allo scopo di dimostrarne l'abitabilità. Questo palazzo ha un portiere mariuolo che conferma la presenza degli spiriti attribuendo loro i piccoli furti da lui stesso eseguiti ai danni del nostro. Ma Pasquale Lojacono ha anche una moglie giovane e carina, nonché perseguitata da un amante ricco. Questi frequenta la casa lasciando regali e somme di denaro, e Pasquale si abitua a considerarli doni venuti dall'aldilà, quasi compensi per le sventure che ha patito; e a tale fede si abbarbica con tale tenacia, da non rinunciarvi nemmeno dopo il confronto non solo con l'innamorato della moglie, ma perfino con l'intiera famiglia di costui, piombata a perorare la propria causa e da lui scambiata per una processione di defunti. Tutti disprezzano Pasquale ritenendolo un banale sfruttatore, ma infine il rivale si convince della sua sincerità; commosso, gli lascia l'ultima donazione e «sparisce». Fondata su di una intuizione psicologica profonda circa nientemeno che le origini della fede nella sua disperazione, dice l'autore, l'uomo è pronto ad abbracciare anche il messaggio più assurdo, purché rassicurante - la storia procede mediante espedienti spassosi ma talvolta esageratamente strampalati, vedi la lucertola rimasta negli abiti di un personaggio e affiorata appena in tempo per rinviare una rivelazione ormai inevitabile. Fin quando Eduardo ne fu interprete fu dunque possibile considerare il testo soprattutto alla stre- Ka di un veicolo, beninteso brilìtissimo, per i suoi impareggiabili numeri di attore; e pensare che solo lui con la sua umanità sarebbe stato in grado di farci digerire, accanto ai meravigliosi momenti comici, la cecità del protagonista, senza la quale la commedia non si regge. Eccoci dunque alla verifica, ossia all'eccellente allestimento oggi diretto da Armando Pugliese, che ha il merito di puntare sui valori del testo e quindi su di una esecuzione? corale. Splendida premessa all'organicità di tale esecuzione la scena sghemba di Enrico Job, un fatiscente ingresso di piano nobile secentesco con tracce di interventi di generazioni sempre più decadute, nonché i fatidici balconi sospesi sulla ribalta: esemplare fusione di fantasia, eleganza, funzionalità e rispetto della tradizione di sobrio realismo in cui formalmente Eduardo autore si mosse. Qui dentro, egregia recitazione da parte di un ricco ensemble, nel quale Gigi De Luca (il portiere) e Isa Danieli (la moglie tradita) sfruttano le occasioni migliori; nell'apparizione di quest'ultima con figlioletti e altri congiunti Pugliese sottolinea gustosamente il notorio pirandellismo di Eduardo citando i «Sei personaggi». Mirabile, infine, al suo debutto nel ruolo, l'equilibrio di Luca De Filippo, che a tratti rievoca con grazia l'impareggiabile padre, dandone una gradevolissima lettura critica e quasi didascalica, ma che poi rifiutando di crogiolarsi nel successo che i pezzi di bravura gli arrecano si dimostra anche attore moderno, ottimamente integrato con gli altri. E dunque successone, né poteva essere altrimenti, al Morlacchi di Perugia, donde lo spettacolo inizia una tournée che si annuncia fortunatissima. MasoUno d'Amico
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