Beatty sogno d'un gangster di Lietta Tornabuoni
Beatty, sogno d'un gangster Al FilmFest «Bugsy» di Levinson, plurinominato all'Oscar Beatty, sogno d'un gangster Ritratto di un uomo in bilico fra violenza e idealismo Grande prova d'attore ambientata nell'America Anni 40 BERLINO dal nostro inviato Warren Beatty, a cinquantaquattro anni, comincia a somigliare a Richard Nixon e dà un'interpretazione bellissima in «Bugsy» di Barry Levinson, il film americano che ha raccolto maggiori candidature all'Oscar 1992, ritratto d'un gangster visto, in un'atmosfera nostalgico-romantica, come un idealista perdente, come un classico Americano-che-aveva-un-80gno, come un simbolo della linea sottile che separa criminalità e celebrità. Benjamin Hymie Siegel detto Bugsy, delinquente ebreo newyorkese di origine tedesca definito «l'uomo più pericoloso d'America», venne mandato negli Anni Quaranta a Hollywood dal boss Meyer Lansky per impadronirsi del racket della West Coast. Con l'aiuto del gangster indipendente Mickey Cohen spodestò il boss locale Jack Dragna, conquistò l'amica del gangster Joe Adonis, l'attrice Virginia Hill detta «Fi amingo» per via delle gambe lunghe, venne processato per omicidio e assolto, progettò la costruzione d'un albergo con casinò nel deserto del Nevada. Nel film viene mitizzato come l'inventore di Las Vegas, capace di trasformare uh paese desertico in un porto franco per ogni illegalità oltre il gioco d'azzardo nell'America ancora puritana, in un luogo esemplare dell'avidità é del rischio. Alla fine, Siegel muore trapassato da un'infinità di proiettili, ucciso dai suoi soci convinti di esser stati truffati per due milioni di dollari e inquieti per la lentezza dell'affare Las Vegas nel diventare redditizio: negli anni, pochi investimenti hanno reso quanto la Città-Casinò americana. Beatty recita benissimo il personaggio, nella Hollywood d'epoca tra locali notturni, telefoni bianchi, quartetti vocali, starlets disponibili, automobili lucenti, palme, piscine, set cinematografici, .ville tristi, taxi gialli e delinquènti. Ne fa un affascinante schizoide lunatico. Mondano e seduttore, brillante, con abiti eleganti e molto curato (abbronzatura artificiale, sauna, maschere di bellezza), dai modi soavi, disinvolti, autorevoli; e un assassino brutale, pronto a uccidere spietatamente, a massacrare con pugni e calci feroci, ad ammazzare gli amici, a costringere gli avversari a mettersi a quattro zampe ai suoi piedi abbaiando come cani o grugnendo come maiali. Un marito responsabile buon padre di due bambine, e un amante furente di Virginia Hill (che è Annette Bening), capace per gelosia di trasformare la convivenza in una perenne scenata, in uh continuo lancio reciproco di piatti e portaceneri in testa. Uno interessato soltanto al potere dei soldi, eppure deciso a uccidere Mussolini servendosi del marito di Dorothy Dentice di Frasso, e molto deluso quando gli italiani provvidero da soli ad ammazzare il duce. Intorno a Warren Beatty recitano molto bene gli interpreti di quei gangsters che spesso abbiamo già incontrato nel «Padrino» e in tanti altri film: Harvey Keitel nella parte di Mi ckey Cohen, Ben Kingsley nella parte di Meyer Lansky, Richard Sarafìan nella parte di Jack Dragna, Elliott Gould nella parte cu Harry Greenberg. E Joe Mantegna, fisicamente inadatto, nella parte dell'attore-gangster George Raft, simbolo della vicinanza d'epoca tra il movie business, l'industria del crimine e il gioco d'azzardo. E' meno riuscita la storia d'amore, i ripetuti passaggi di Bugsy dalla soavità al furore finiscono col diventare monotoni, l'ambientazione è convenzionale: anche a lasciar da parte la visione del personaggio certo troppo benevola e sentimentale, nel grosso fimi qualcosa non funziona, mentre la vera riuscita è Warren Beatty diviso tra violenza e seduzione. Terence Stamp, sempre molto bello a più di cinquant'anni, coi capelli bianchi, i baffi neri e le mani proletarie dalle unghie rosicchiate, perpetuamente ingrugnato, elegantissimo, è l'attrazione di «Beltenebros» di Filar Mirò, una storia aggrovigliata e velleitaria ambientata a Madrid nel 1946, arricchita da citazioni di vecchi film (con Errol Flynn, Olivia de Havilland, Charles Laughton) in un tic che s'è visto ripetuto molte volte nelle opere presentate al FilmFest (qui torna .anche un personaggio di proiezionista). Il film vorrebbe essere un «noir» spagnolo: che è un po' come dire un rap albanese, o italiano. Lietta Tornabuoni Qui accanto Warren'Beatty in «Bugsy» il suo gangster è un affascinante schizoide Sopra Annette Bening, sua moglie nella realtà e sua amante nel film come Virginia Hill, Terence Stamp in «Beltenebros» un improbabile «noir» spagnolo
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