Primonovecento a metà cachet

Primonovecento a metà cachet Al Fregoli un'antologia sul «Café Chantant», con Aleardo Caliari, Chicca Minini e Giuseppina Di Martino Primonovecento a metà cachet Serdoz: un cartellone fatto di rabbia e di dubbi TORINO. Che anni i primi del Novecento. Anni di sciantose e gaudenti, anni in cui si passava la sera al Café Chantant, si ballava, si cantava e ovviamente si beveva champagne. I brani avevano spesso un doppio senso («... un amico mi ha regalato un canarino, ma mia moglie non sopporta neanche quello, finirò che una mattina mi sveglierò senza uccello...), ma erano così idioti da apparire persino belli. Al Teatro Fregoli fino a domani va in scena un'antologia di questi testi: «Café Chantant Primonovecento» il titolo dello spettacolo, interpretato da Aleardo Caliari, Chicca Minini e Giuseppina Di Martino. Nono appuntamento di un cartellone composito e ricco, fortemente voluto dal direttore Emilio Serdoz che ha convinto le compagnie a recitare a metà prezzo. Così ha fatto Carlo Giuffrè, che ha portato in pal¬ coscenico «Le voci di dentro» di De Filippo, e così farà Paola Borboni, che proporrà «Io e Pirandello». Tutti hanno accettato questa sfida perché un piccolo teatro non muoia «e sfugga a quel killer che è la tv - dice Serdoz -, Il mio cartellone è fatto di rabbia e dubbi, un urlo contro quelli che tentano di soffocare i tanti piccoli artigiani del palcoscenico, ma è anche un inno all'amore per i più deboli, la natura, la vita e per chi è capace di divertirsi ancora, uscendo alla sera per ritrovarsi». Duetti, contrasti e imitazioni. Al Fregoli c'è anche un po' di Petrolini. Vedendo Caliari in un vecchio frac, davanti alla gente che accompagna sottovoce le canzoni più famose, torna inevitabilmente il ricordo del mitico Ettore. Un grande attore che appena percepiva un sibilo in platea, anche lievissimo, si rivolgeva al pubblico dicendo: «Non ce l'ho con quello che fa rumore, ma con i suoi vicini che non lo sbattono giù». L'altra sera però sono state risparmiate le battute sulle spettatrici delle prime file. Allora i doppi sensi si sprecavano, ma al Fregoli questi sono rimasti sul palco, fra cetrioli e ministri ladri, can can e mariti traditi, il tutto mascherato dal grido: «Noi siam degli eccentrici». Eccentrici che sentono il fascino dell'idiozia, come alcuni intellettuali che impazzivano per le performances di Gastone. Riproposta così la parodia in versi de «Ma l'amor mio non muore». Ma proprio davanti alla morte Petrolini fece sberleffi. Prima guardando la faccia perplessa e preoccupata di un medico, che lo aveva appena visitato, esclamò: «Che vergogna morire a 50 anni!». Poi, quando era ormai alla fine, vedendo entrare il sacerdote con l'olio santo, sussurrò: «Adesso sì che sono fritto». Ma gli applausi del pubblico sono tutti ancora una volta per la brava Chicca Minini che fa la mossa e canta «Nini Tirabusciò». Una nota a parte richiede il teatro di animazione proposto da Giuseppina Di Martino, simpatica con le sue marionette cantanti. [1. car.] Aleardo Caliari in scena al Fregoli, fino a domani

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