La pioniera del reportage sociale di Ernesto Gagliano

Foto di una rivoluzionaria Udine ricorda Tina Modotti con una rassegna di 120 immagini Foto di una rivoluzionaria La pioniera del reportage sociale UDINE DAL NOSTRO INVIATO Il «caso Modotti» è aperto. Si prepara un film (con Francesca Neri), la Alinari pubblicherà le lettere, Udine ha raccolto in una mostra alla Galleria d'Arte Moderna (fino al 5 aprile). 120 immagini che documentano l'opera e la vita di Tina: fotografa, rivoluzionaria e femme fatale. All'artista di origine friulana, morta cinquant'anni fa a Città del Messico, hanno anche intitolato, una via, anzi una viuzza. Ci sa-' ranno conferenze, proiezioni di videotape e un convegno internazionale di studiosi sarà chiamato a far luce sulla tumultuosa vita della pasionaria e i momenti storici che ha attraversato. L'assessore alla cultura Cesare Gottardo sembra dissipare un rimorso: «Per noi è un'uscita dal provincialismo. . Qualcosa sta Cambiando. Il Friuli non è sempre stato generoso, anche per Pasolini...». La direttrice della Galleria, Isabella Reale, ammette: «E' un tema popolare. Si avverte subito un vasto richiamo». Consacrazione di un'eroina senza macchia e senza paura? Il presidente del «comitato Modotti», Riccardo Tuffoletti, frena la sua bollente passione per questa figura battagliera .e affascinante: «Cerchiamo di. favorire gli studi, non la mitizzazione banale dell'artista e della donna. Alcuni ne hanno fatto quasi un culto. Negli Stati Uniti c'è chi ha scritto la tesi di laurea su di lei, in Messico Elena Poniatowska sta per pubblicare un libro dal titolo Tinissima. Lo sa che l'anno scoreo è stata venduta da Sotheby's una fotografia di Tina, Rose messicane, per oltre 200 milioni di lire, cifra mai raggiunta dal suo maestro Weston?». Il personaggio continua a sedurre por la tua arte nel Messico post-rivoluzio; ario, l'erotismo dei suoi nudi, le battaglie politiche. E fors'anche per un'ombra enigmatica che l'accompagna. Il racconto vien fuori da questa rassegna dove si accostano im- maginr e documenti, cominciando dal 1913 quando lei, nata in un borgo popolare di Udine, a 17 anni emigra e raggiunge il padre a San Francisco. La fotografia l'aveva già conosciuta in casa poiché uno zio, Pietro Modotti, era un abile ricercatore di quelle tecniche, ma la vocazione artistica non sarà per lei l'unico fuoco. Scriveva nel 1925: «Cerco sempre di lottare per modellare la vita secondo il mio temperamento e le mie necessità. In altre parole metto troppa arte nella mia vita, troppa energia, e di conseguenza non mi rimane molto da dare all'arte». Un atteggiamento che segnerà il suo destino. Le prime foto? Ecco II circo (1924), Marionette, Palme (1926), Casa in Messico, inquadrature dove emerge l'influenza di Edward Weston, il geniale fotografo americano con il quale ha vissuto per alcuni anni, dividendo intimità e ricerche formali. Quasi un mare di sombreros Poi le immagini rivelano uno stile autonomo, un'essenzialità che sfiora l'astrazione come Linee del telefono, Serbatoio n. 1, Operai messicani. Scene dominate da volumi e spazi, scandite da ritmi. Infine esplode il reportage sociale di cui è stata una pioniera: i campesinos, le distese di sombreros, come un mare di protesta, le mani della lavandaia india o del contadino sulla vanga, simboli di fatica e di dolore. E i bambini cenciosi e tristi, i volti della miseria per le strade messicane. Nel 1929 Tina spiegava così se stessa: «Mi considero una fotografa e nient'altro e se le mie fotografie si differenziano da quelle generalmente prodotte è che io non cerco di fare dell'arte, ma delle buone fotografie, senza tracco e manipolazione, mentre la maggior parte dei fotografi va cercando effetti artistici...». Era sempre più assorbita dal¬ l'impegno politico (nel 1927 si era iscritta al partito comunista messicano), voleva documentare le ingiustizie della realtà sociale. Nella sequenza di immagini qui esposte alcune spiccano come gioielli perché stampate da lei stessa: Canne di bambù, quasi una composizione astratta, Povertà e eleganza, che raffigura un miserabile seduto sul marciapiede sotto la pubblicità di una boutique, e poche altre. Una galleria di ritratti evoca incontri e momenti di una vita intensissima. Ecco il marito Richey, detto Bobo, ingenuo e sognatore; il pittore Diego Ri vera che l'ha dipinta in uno dei suoi murales. L'espressione cordiale di Julio Antonio Mella richiama una tragedia. Rivoluzionario esiliato da Cuba, èra unito a Tina da ideali e sentimenti: l'hanno ucciso i sicari del ditta-*' tore Macnado la sera del lo gennaio 1929 mentre camminava con lei per l'avenida de Morelos. C'è lo strazio dell'ultimo addio fissato dall'obiettivo: l'immagine del volto amato ormai senza vita. E alcuni giornali, in quella occasione, avevano inscenato una farsa accusando la donna di delitto passionale. L'altro uomo a cui fu legata per molti anni, il triestino Vittorio Vidali, «Carlos», comunista al servizio del Comintern negli anni di Stalin, è ritratto sulla tolda di una nave e in una strada di Città del Messico. La sigaretta in mano, l'aria sicura, quasi di sfida. E Tina vista dagli altri? C'è qualche fotogramma di film hollywoodiani con lei nelle solite parti di zingara o odalisca. Oppure nuda su una stuoia nelle immagini che le ha scattato Weston mescolando sensualità e rigore formale. Annotava il fotografo nel suo diario: «Il volto di Tina è nobile, maestoso, esaltante. Il volto di una donna che ha sofferto, che ha conosciuto morte e delusione, che si è venduta ai ricchi e donata ai poveri... la cui maturità deriva dall'esperienza ama¬ ra e dolce allò stesso tempo di chi ha vissuto intensamente, profondamente e senza paura». Venduta? Qualcuno ha parlato di «prostituta d'alto bordo», nel 1930 un documento dell'Ovra dice che%si prostituiva clandestinamente». Il suo modo di vivere senza ipocrisie, una certa libertà nei rapporti erano volutamente fraintesi. La mobilità del suo .volto, come l'espressione di un animo tormentato, è colta in un disegno di Diego Rivera del 1926 e nello schizzo di un anonimo. Tina è descritta come un tipo schietto, appassionato, senza pose e mistificazioni. Cinquant'anni fa la morte in taxi Nel '30 viene espulsa dal Messico, va a Berlino é poi approda a Mosca*(c%'rt&aj£ctf<f eli giovani pionieri, dèi 1932, un po' di ma niera) e lavora per il Soccorso Rosso Internazionale,. Lascia la fotografia per la politica. Con Vidali sarà in Spagna durante la guerra civile, poi in Messico qui muore una sera, sola in ta xi, fulminata da un attacco car diaco a 46 anni. Mistero? Delitto? Pare di no. Il mistero sta nella delusione che lei, liberta ria dedita alla causa degli op pressi, avrebbe provato per gli eccessi della politica stalinia na: vicenda che naturalmente non è documentata in queste immagini. L'ha narrata Pino Ca cucci m una biografia romanza ta uscita da Interno Giallo qual che mese fa. La mostra (peccato che non sia accompagnata da un catalogo, la Alinari distribuirà un portfolio con 7 preziose stampe) racconta bene l'evolversi dello stile fotografico, bagliori e drammi di una vita. E' un passo oltre il mito e la deformazione Ma lascia qualche interrogativo, qualche enigma. E il fascino intatto della protagonista. Ernesto Gagliano Una foto di Tina Modotti: «Manifestazione di campesinos» (Messico, 1928), Qui sopra: lei in un disegno di Diego Rivera