Quadri del Risorgimento esposti a Milano

C'erano anche i pittori Quadri del Risorgimento esposti a Milano C'erano anche i pittori a fare l'unità d'Italia 7*1 MILANO L> I può leggere l'avventura «del Risorgimento attral j verso il suo grande affrebJ-i sco visivo? E si può, soprattutto, restituire alle opere degli artisti «patrioti» il loro prezioso valore documentario, che gli storici hanno invece sovente trascurato? Questi sono i quesiti che si sono posti Anna Finocchi, storica dell'arte, lo storico del Risorgimento Franco della Peruta e Roberto Guerri, direttore del Museo di Milano, nel coordinare la mostra Risorgimento. Mito e Realtà, aperta alla Permanente di Milano fino al 22 marzo (catalogo Electa). Una mostra di cento e più dipinti tra i quali brilla il nome di Hayez accanto a Dovere, Inchino, Cabianca, Borrani, Cammarano, Palizzi e molti altri personaggi noti e meno noti, tutti impegnati intellettualmente nella cosidd ili detta «rivoluzione borghese». Una mappa visiva del Risorgimento non può non co- minciare da Fran- Hayez, cesco Hayez, soprattutto per il decennio 1820-30 nella Milano animata dalle polemiche sul Romanticismo suscitate dal Pellico, dal Manzoni e dal Berchet, e agitata dai primi fermenti patriottici che trovano i loro campioni nell'aristocrazia antiaustriaca e carbonara. La pittura di Hayez è interprete partecipe di questa situazione, fin dal suo esordio a Brera nel 1820, con il Pietro Rossi. «Negli anni immediatamente seguenti | - spiega Amia Finocchi - il successo di Hayez a Milano è legato, in perfetta sintonia, alle ispirazioni patriottiche della sua committenza». Hayez dipinge per il t A Gli lti y pg pconte Arese Gli ultimi istanti del conte di Carmagnola (1820-21); per la marchesa Visconti d'Aragona la prima versione dei Vespri Siciliani (1822), incitando alla necessità di affrontare la lotta per liberarsi della dominazione straniera; per il barone Ciani Gli apostoli Filippo e Giacomo in viaggio per le loro predicazioni (1827), un quadro che in modo trasparente fa rivivere l'esperienza dei fratelli omonimi di Ciani che, esiliati.dopo i fatti del '21, errano come apostoli nei Paesi d'Europa per diffondere e sostenere la causa del riscatto nazionale. Tuttavia Hayez, in cui Mazzini riconosce «Il capo della Pittura Storica, che il pensiero nazionale reclamava in Italia», più che animato da una profonda passione rivoluzionaria pare dotato di notevole sensibilità nei rapporti con la committenza, che in quegli anni è di forte impronta progressista e che in seguito sarà invece politicamente più variegata. Anna Finocchi vuole mettere in guardia lo spettatore da possibili fraintendimenti: ((Appuntare l'attenzione su Hayez non significa dargli l'esclusiva della pittura patriottica del primo Ottocento». E' un'operazione che si giustifica per l'alta qualità della sua pittura, «ma soprattutto per la precocità, l'intuito storico, che ne fanno un irrinunciabile testimone della prima fase del Risorgimento». Proviamo allora ad allargare il contesto e scandire i passaggi principali dell'interpretazione artistica delle varie fasi del Risorgimento: «Il primo (passaggio) va dal classicismo di radice illuminista al breve imporsi dell'iconografia rivoluzionaria, fino all'irruzione della storia con- temporanea con le vicende dell'età napoleonica. Il secondo corrisponde agli anni della Restaurazione, che vede l'affermazione delle istanze nazionalistiche dietro le metafore della pittura «romantica» di soggetti storici o dei monumenti agli «uomini illustri». Segue, dopo il 1860, l'irrompere del realismo: «Realismo nella scelta dei temi di storia e di cronaca contemporanea, e realismo dell'esperienza visiva diretta di ciò che viene rappresentato, rinnovamento quindi insieme dei temi e delle forme». Questa volontà di riforma è proposta intorno al 1850 da Domenico Morelli in una serie di dipinti famosi come I mai-tiri cristiani e Gli iconoclasti, in cui «Rappresentare figure e cose, non viste, ma immaginate e vere a un tempo» per usare le sue stesse parole, lo porta ad affron¬ tare il tema dei martiri della lotta politica, e quello della repressione inflitta agli artisti-patrioti. Una scelta, quella di Morelli, che alimenta le prove antiaccademiche dei meridionali Altamura, Celentano, Netti, e del lombardo Paraffini. «All'appello dell'aristocrazia progressista, guida dei moti del '20-30 - prosegue Anna Finocchi -, si sostituisce ora l'appello ai protagonisti di ogni ceto dei fatti contemporanei». Nascono opere che interpretano le imprese militari, come Y Ultimo assalto alla battaglia di San Martino di Carlo Ademollo (1859), o lo Sbarco dei garibaldini a Sesto Colende, 23 maggio 1859, di Eleuterio Pagliano (1865). O quella visione commossa della guerra vista dalle retrovie che è il Campo italiano dopo la battaglia di Magenta, del Fattori dei primi Anni 60. E' emozionante, in questo momento, per gli artisti, la possibilità di attingere agli eventi risorgimentali, perché essi stessi ne sono direttamente partecipi, e riescono dunque a renderne il clima drammatico insieme ala verità dei dettagli. Allo stesso tempo il realismo dei soggetti risorgimentali comincia ad abbracciare anche una realtà domestica e quotidiana, come quella dell'Addio alla mamma del garibaldino e dell'Addio del coscritto (1860 e 1862) di Gerolamo Induno, opere che si contrappongono al Bacio di Hayez e accorciano le distanze tra pittura di gene re e pittura di sto ria. E qui, intorno al 1870, si conclude il «momento unitario» dell'arte italiaid il i na, in coincidenza con il compimento dell'unità. La vicenda successiva, la vicenda dell'Esposizione Generale di Torino del 1884 con il suo padiglione che ospita una mostra storica del Risorgimento - con libri, medaglie, lettere autografe, emblemi - è la vicenda di una storicizzazione. Un'operazione culturale che si trasforma in un progetto politico, e coinvolge come protagonisti cittadini di ogni estrazione nell'elaborazione di una leggenda patriottica. Chiusa con il 1870 la stagione dell'arte risorgimentale, si chiude anche la mostra: per non confondere la pittura' contemporanea ai moti della rivoluzione borghese, con quell'esaltazione del Risorgimento richiesta alle arti una volta compiuta l'unità d'Italia. Livia Matterà '^M jgy 'nìL* itii§# Un dipinto di Achille Dovera: «Sentiero pericoloso»