Il Regno Sardo e la Repubblica di Zombi

Il Regno Sardo e la Repubblica di Zombi illill LETTERE AL GIORNALE: IL LUNEDI' DI O.d.B. Il Regno Sardo e la Repubblica di Zombi Il dramma della coscienza Signor Del Buono, io non so se Palmiro Togliatti si sia mai pentito del rifiuto opposto alle sollecitazioni del compagno Bianco, né se abbia mai rigettate le argomentazioni con le quali aveva motivato la sua decisione; oppure se, monomaniaco, abbia continuato a sentirsi un veggente, come gli individui cosmici-storici di hegeliana memoria che «... hanno il diritto dalla loro... perché sanno quale sia la verità del loro mondo e del loro tempo... ed esprimono ciò di cui è giunta l'ora... e sono spinti irresistibilmente a compiere la loro opera». So che la lettera di Togliatti mi ha ricondotto alla mente le confessioni del mafioso in carcere descritto da Sciascia e quelle di uno dei piloti inviati su Hiroshima: «Perché questa pena (sono sposato da 16 anni e sono stato assieme a mia moglie solo trenta mesi in varie riprese), se sono nato in Sicilia da siciliano, dentro il solo Stato che conoscevo, dentro le leggi precise e scrupolosamente rispettate?»; «Ma poi - ha confessato il pilota Eatherly - scopri che, condizionato dal mondo che ti ha cir- condato... ti rendi conto di non essere stato un eroe, ma un peccatore imperdonabile, costretto a pentirsi...». E nel comportamento del mafioso che rispetta scrupolosamente le leggi della mafia e non si pente, e in quello del pilota che da eroe si scopre peccatore imperdonabile, si esprime e consuma, a mio giudizio, il dramma della coscienza, infallibile nelle sue decisioni e nei suoi pentimenti, che presuppongono le uniche assoluzioni e condanne storicamente valide. Le altre sono spesso farneticazioni di letterati e storici impegnati, talvolta di bassa lega... Giordano Fiocca, Chieti La coscienza dovrebbe condurci a non compiere le cose di cui ci si può pentire. Il pentimento, soprattutto nell'accezione contemporanea, è solo uno stratagemma per evitar guai. Non credo proprio che Togliatti si sarebbe pentito anche se avesse avuto a disposizione ogni occasione possibile. E, questo, lo sappiamo più o meno tutti già da prima che il professor Andreucci prendesse la sua bella iniziativa con il consenso delle Grazie del Ponte. [o.d.b.] Notizie su la Grande Armée Signor Del Buono, le unisco fotocopie dei documenti relativi a vicende, prigionia e decessi di italiani inquadrati nella Grande Armée d'Italie da Napoleone per la disastrosa campagna di Russia del 1812. Non è una documentazione completa. Perciò si dovrebbero sondare gli archivi militari e civili di Vienna, Parigi, Pietroburgo, ecc., ecc. I dati riportati permettono tuttavia di capire come venne trattata quella tragedia sia dagli austriaci (Imperiai Regio Governo), sia dal Regno Sardo, sia dai russi, per le notizie che ci hanno fornito sui decessi, sui dispersi, sugli italiani che dopo la ritirata (e la prigionia) preferirono restare in Russia e Paesi limitrofi. Se allora erano già cosi precisi e fiscali, immaginiamo come devono essere stati precisi e fiscali i commissari politici delle truppe sovietiche e gli agenti dell Nkvd poi Kgb. Stalin (e il nostro Togliatti) sapeva tutto di tutti, anche se ha sempre negato, facendo scomparire per mezzo secolo vivi e morti dal ricordo; i comunisti italiani in Urss negli Anni 40 hanno fatto propaganda politica in tutti i lager sovietici che rinchiudevano soldati italiani. Hanno diffuso un giornale comunista in italiano, diretto da Ercole Ercoli, alias Palmiro Togliatti. Il pei era allora in possesso dell'elenco di tutti i soldati italiani prigionieri in Russia dal '42-'43 e di quelli viventi al '45 oggetto di una capillare propaganda. Tutti quei comunisti del Comintern sono poi rientrati in Italia (nel '44 da Bari via Odessa e nel "45 via Praga-Vienna). Il governo italiano di allora non ha elencato questi rientri. Temo molto se facciamo conto di tutti gli extracomunitari che sono stati lasciati entrare senza alcuna formalità preventiva. Come può allora un Paese che non sa proteggere i propri confini e i propri cittadini, sperare di difendere la memoria dei morti? Karl Kladivo, Torino Sono in circolazione attualmente in Italia i più svariati documenti falsi, ma le fotocopie che mi invia lei, gentile signor K. K., mi paiono autentiche. Oltre all'Imperiai Regio Governo, anche il Regno Sardo aveva, dunque, un'efficienza superiore a quella della nostra attuale Repubblica di Zombi (da definizione del nostro amato Presidente). Non ho difficoltà ad associarmi al suo sacrosanto interrogativo finale. [o.d.b.] Disconoscimento di patria Simpatico Del Buono, sono il figlio del sottotenente medico Enrico Perempruner scomparso in Russia insieme alla Cuneense. Mi pare che il caso Togliatti sia stato trattato in molteplici salse. Vorrei aggiungerne una al menù: perché non andiamo a spulciare anche gli epistolari dei fornitori del Regio Esercito? Mentre il «Migliore» era a Mosca (è sorprendente che i fascisti di oggi non abbiano scritto che fosse là per fare incetta di caviale o per prenotare la dacia per le ferie), mentre i fascisti di ieri (...velo pietoso), mentre Anfuso (...idem), cosa scrivevano i fornitori? In gioventù ho conosciuto i figli di quegli imprenditori. I loro racconti rievocavano «drammatici» spostamenti da ville montane a quelle di collina o di riviera, mentre il pater familias, per seguire le forniture, rischiava la pelle sotto i bombardamenti urbani. Poi la Pax Romana ha consentito agli ex pargoli di continuare a scorrazzare da Bardonecchia al Tigullio, mentre gli orfani di guerra hanno goduto dell'enorme privilegio di accedere ai concorsi pubblici con stipendi di fame italo atavica... Oggi si pone un altro problema: rientreranno i resti dell'Armir? A spese di chi? Ci sarà un appalto per le cassette (100 mila) che dovranno contenere le ossa? Ci sarà un appalto per costruire un ossario monumento? Ci sarà un concorso per il progetto architettoni co? I figli e i nipoti dei fornitori del Regio esercito sono già tutti pronti con i denti aguzzi. Provi a immaginare, simpatico Del Buono, alla luce dell'esperienza maturata durante la sua «invereconda (sic) età», che razza di pasticcio succederebbe, per esempio, in una Torino che deve ancora fare la metropolitana dopo 25 anni di progettazioni. Combatterò sino all'ultimo per impedire che il stm. Enrico Perempruner rientri in questa patria da operetta per arricchire una seconda volta i fornitori della res publica. Le ossa di mio padre stanno meglio là assieme a quelle di veri uomini che hanno conosciuto la solidarietà coniugata con la sofferenza del popol russo. Giancarlo Perempruner Lanzo Torinese (classe 1940) Gentile signor Perempruner non ho parole da aggiungere a una lettera così eloquente come la sua. E la ringrazio di cuore per la sua collaborazione a questo discorso che riguarda tutti, ma proprio tutti, nessuno escluso. [o.d.b.]