«Craxi non temere la ricetta polacca» di Andrea Di Robilant

«Craxi, non temere la ricetta polacca» Geremek replica al segretario socialista «Craxi, non temere la ricetta polacca» ROMA. «Parlamento alla polacca?». Bronislaw Geremek, leader dell'Unione democratica e figura di spicco dell'opposizione in Polonia, è «irritato e divertito» dall'uso ormai corrente che questa espressione ha acquistato in Italia. «Sappiamo bene che questo è lo spauracchio sbandierato da Craxi in vista delle elezioni: le sue parole hanno avuto una larga eco in Polonia. Ma vi assicuro che il Parlamento polacco non è poi così male. E' vero che abbiamo tantissimi partiti: perfino il partito della birra ha ottenuto qualche seggio. Ma è utile anche quello. E Craxi dimentica che si tratta pur sempre del Parlamento più libero che abbiamo dalla fine della guerra». Geremek, lo storico che divenne una star internazionale quando era consigliere di Lech Walesa all'epoca d'oro di Solidarnosc, è stato tra i principali animatori della due-giorni organizzata a Trieste da Gianni De Michelis, Giorgio Napolitano, l'austriaco Peter Jankowitsch, alla quale hanno partecipato leader riformisti e progressisti di dodici Paesi dell'Europa centrale. Obiettivo della conferenza, organizzata dall'Icipec, il Cespi e il Renner Institut di Vienna: chiarirsi le idee sulle prospettive di una sinistra che appare allo sbando nell'Est europeo dopo il crollo del comunismo e l'ascesa dei partiti democristiani, liberali e nazional-populisti. Non è facile - questo è stato uno dei «leitmotiv» della conferenza - rimboccarsi le maniche quando parole come socialismo e socialdemocrazia sono così difficili da spendere nei Paesi ex comunisti, specie tra i più giovani, attirati verso gli idoli del libero mercato e del nazio- ' Bronislaw Gere mek nalismo. Ma proprio l'incapacità dei partiti di sinistra di ritrovare un senso di direzione contribuisce al rischio di un fallimento del processo democratico in quei Paesi. Adam Michnik, intellettuale una volta legato anche lui a Solidarnosc e ora indipendente, ha tracciato un quadro sinistro della situazione nel suo Paese, dove «potentati locali e piccole mafie legate all'Ancien Regime comunista» proliferano grazie all'inazione della sinistra democratica. Il nuovo nazionalismo di destra - dalla versione serba di Slobodan Milosevic a quella georgiana di Zviad Gamsakurdia - è stato additato da quasi tutti come il principale pericolo del post-comunismo. «Ma la sinistra europea non deve avere paura», ha detto De Michelis. «Non deve rimanere in una posizione difensiva rispetto a queste nuove tendenze». E il ministro ha poi ripreso uno dei punti centrali esposti proprio da Geremek. «Sarebbe un grave errore della sinistra - ha detto - se permettesse che solo le forze conservatrici riscoprano l'importanza dell'identità nazionale. Certo, non siamo più agli ideali nazionalisti dell'Ottocento. Ma è altrettanto chiaro che l'idea della nazione deve far parte del bagaglio di ogni forza progressista». Altro tabù da superare: la nuova paura dello Stato sociale. Non è concepibile - ha detto il ministro - immaginare una sinistra europea che non s'impegni su questo fronte. «Ma che sia uno Stato sociale vero», lo ha incalzato Napolitano. «Non quello democristiano, che non consiglio a nessuno». Andrea di Robilant ' Bronislaw Geremek

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