PAROLA DI OBIETTORE di Gianni Vattimo

PAROLA DI OBIETTORE PAROLA DI OBIETTORE VISTO che, a cominciare dal Presidente della Repubblica, molti hanno inteso la ridiscussione «tecnica» della legge sull'obiezione di coscienza (già approvata dal Parlamento, e rinviata al suo esame solo per gli aspetti riguardanti la copertura finanziaria) come una ridiscussione dei suoi contenuti di fondo, e della stessa idea dell'obiezione di coscienza al servizio militare, è bene cercare di ripassare alcuni dei motivi che fanno dei contenuti di questa legge una conquista civile alla quale non si deve rinunciare, neanche quando la campagna elettorale sembra far perdere la testa a molta gente. Per lo più, i critici dell'obiezione non mettono in dubbio, in astratto, che qualche cittadino possa, per convinzione morale, rifiutare il servizio militare e pre¬ ferire il servizio civile (del quale, in questo momento, c'è forse molto più bisogno che di quello armato). Ma paventano la possibilità che per molti il rifiuto del servizio militare sia solo un modo di «imboscarsi», di sfuggire al dovere della leva, che resta la via maestra non solo per le esigenze della difesa, ma anche per la formazione civile delle giovani generazioni (nota: ci parlino, questi teorici, del «nonnismo» e dei suoi misfatti). Il sottinteso di tutto questo discorso è che, per definizione, gli obiettori di coscienza non possono e non devono essere che una piccola minoranza; una sorta di stravaganti personaggi a cui viene permesso di «testimoniare», ma che non Gianni Vattimo continua a PAG. 2 seconda colonna