A un passo dalla leggenda

A un passo dalla leggenda La conquista di due medaglie d'argento e una di bronzo chiude la trionfale Olimpiade degli azzurri A un passo dalla leggenda La quarta medaglia d'oro olimpica è sfuggita a Tomba per ventotto centesimi LES MENUIRES DAL NOSTRO INVIATO L'Italia della neve e del ghiaccio ha fatto felice il suo popolo. Tre medaglie ieri, giusto per chiudere alla grande, quattordici in totale, mai nella storia dell'Olimpiade bianca gli azzurri avevano ottenuto risultati più pieni e più belli. Un trionfo. La giornata finale, almeno per noi, è cominciata con l'argento di De Zolt e il bronzo di Vanzetta nella 50 chilometri di fondo, atleti stupendi, corsa magnifica, e si è conclusa con il secondo posto di Tomba nello speciale, un risultato ottenuto al termine di una gara ricca di emozioni e tensioni. Una gara che verrà giudicata in maniera diversa, magari, dipende da dove tira il vento, ma che resterà a lungo nella memoria di coloro che amano lo sci e le sue alterne e fascinose vicende. -■• 0 A ndt mancava il fiato, ieri alle due e un quarto del pomeriggio, non sapevamo cosa dire. Eravamo laggiù al traguardo, con gli occhi puntati alla pista, a contare gli avversari che scivolavano indietro, uno dopo l'altro, a veder crescere la speranza, a gioire insieme alle armate del tifo ogni volta che il tabellone elettronico regalava una notizia febee. Una seconda manche terribile, un tormento. Le emozioni spaccavano il cuore. Alberto non ha vinto l'oro, non ce l'ha fatta per 28 piccolissimi centesimi, ha vinto Finn-Christian Jagge, norvegese di 25 anni, ma la sua seconda manche, la migliore forse mai disputata dall'eroe azzurro, ha riportato in un certo senso giustizia e pace all'interno di una gara stravolta dall'inaspettato e persino drammatico esito della prima, con Tomba sesto e lontano dal podio proprio nella specialità che avrebbe dovuto dominare. Per un soffio Alberto non è entrato nella leggenda, quattro vittorie in due Olimpiadi diverse, sarebbe stata un'impresa favolosa, quella che i suoi amici, che sono più dei nemici, sognavano da quando hanno avuto inizio questi Giochi della dispersione e del caos. In ogni caso è il primo sciatore alpino al mondo, e unico naturalmente, ad avere vinto quattro medaglie olimpiche. Tre d'oro e una d'argento, e potevano essere quattro d'oro se il campione azzurro, ahimè, non si fosse preso una dolente vacanza nella prima manche. Al termine della discesa iniziale, Alberto era sesto con un distacco da Jagge di 1"58. Gli stavano davanti anche Tritscher, Staub, Accola e Fogdoe. E meno male che Girardelli, campione di sfortuna, aveva inforcato a poche porte dal traguardo quando stava largamente in testa alla gara. Alberto aveva avuto un avvio disastroso, afferrato dall'ansia al cancelletto, dall'emozione, e si era portato appresso le sue pene per l'intera manche. Mancanza di ritmo, scarsa aggressività, persino gli sci che non andavano, se è vera la storia che ha raccontato lui alla fine, che cioè le lamine avevano troppo filo su questa neve troppo morbida per i suoi gusti. E poi il pendio era quello che era, senza grosse difficoltà tecniche. Insomma sembrava proprio che il popolo di Alberto fosse destinato a ritornare a casa con il cuore sempre gonfio di orgoglio, certo, nessuno dimenticava l'oro in Gigante, ma con le orecchie un po' basse per la prova in verità deludente del suo mitico é amatissimo campione. t» Nella seconda manche è cambiato tutto. Alberto è ritornato Rambo. Ha rimesso in sesto le lamine degli sci, e anche il suo umore, ed è volato fra i pali, forte, sempre più forte verso il traguardo. Un tempo incredibile, la sensazione che l'eroe potesse compiere il miracolo. Poi è cominciata la discesa degli altri. Sembravano carrettini in confronto a una fuoriserie. Fogdoe cedeva, Accola sembrava in stato confusionale, Staub restava dietro, e anche Tritscher. Dal sesto al bronzo, all'argento, una rimonta incredibile, il miraggio dell'oro. Jagge, al cancelletto, era una maschera di tensione. All'intertempo il norvegese si era già mangiato 1 "02 di vantaggio, cioè era Alberto che glielo aveva mangiato, ma sul piano resisteva: 28 centesimi, un metro, la differenza fra l'argento e l'oro. La stessa cosa era capitata a Gustavo Thoeni alle Olimpiadi di Sapporo '72. Ottavo dopo la prima manche a 1 "33 da Paco Ochoa, Gustavo era risalito fino al secondo posto rubando allo spagnolo 32 centesimi ma non il posto più alto del podio. Cario Coscia FONDO STAFFETTA 4x10 KM M. SCI SUPER G. F. COMPAGNONI JP^ _ ■ _\ SCI GIGANTE M. TOMB* if J{ Jl F0N0O 30 KM F. BELMONDO % f Sr. ^Xl FONDO50KMM. \oEMtT ~~> MMZETTA SCI SLALOM M 1NNJM

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