Il «pulito» diventa doc di Enzo Bacarani
Il «pulito» diventa doc BIOAGRICOLTURA Il ministero ha deciso di adottare il regolamento della Cee Il «pulito» diventa doc Obbligatoria un'etichetta che garantisce il metodo di coltivazione Il controllo sui raccolti verrà affidato alle associazioni di categoria ROMA. Il biologico ora ha regole precise. Il ministero dell'Agricoltura ha deciso di rendere operativo il regolamento Cee che riguarda l'agricoltura biologica. Si tratta di una serie di norme che servono a mettere ordine in un settore finora abbastanza caotico: prezzi alle stelle e poche garanzie sulla qualità dei prodotti e sui metodi di coltivazione che dovrebbero escludere l'impiego di prodotti chimici. Ma se il regolamento Cee è pronto, occorre del tempo per rendere operativi gli strumenti di controllo. Nel dettaglio, il regolamento introduce il «marchio» biologico. Ai produttori verranno distribuiti i contrassegni con la dicitura «Agricoltura biologica - Regime di controllo Cee». L'uso di questa etichetta sarà obbligatorio su tutti i prodotti realmente biologici. Ma chi controllerà l'osservanza dei metodi di coltivazione non chimici? Per il momento vige un criterio cosiddetto «volontaristico». Saranno perciò gli orga¬ nismi associativi che operano nel settore ad esercitare l'attività di controllo riservando al ministero il ruolo di «vigilante». Ma, secondo il professor Enrico Porceddu, ordinario di genetica agraria di Viterbo e direttore del progetto Raisa del Cnr, ci sono due nodi ancora da affrontare: «I problemi sono rappresentati dai controlli a livello di prodotto e dai controlli a livello di processo. Prendiamo le produzioni a pieno campo: nei semi di mais non sono mai stati trovati residui di diserbanti, anche se sono presenti nella pianta madre. E perciò è difficile identificare in alcuni casi i prodotti biologici. Occorre allora, in queste situazioni, controllare il processo di produzione. Ma, tanto per fare un esempio, in Italia ci sono circa 2 milioni e 600 mila aziende agrarie e controllare il processo di produzione è impossibile». Quale può essere la via d'uscita? «Responsabilizzare i produttori. Non è un progetto impossibile, se pensiamo che in 15 anni nel nostro Paese l'uso dei pesticidi in agricoltura ha subito una riduzione del 50 per cento, senza che vi fossero leggi o decreti che lo imponessero. Semplicemente c'è stata da parte degli agricoltori una presa di coscienza della situazione allarmante provocata dall'inquinamento dei pesticidi». Il professor Porceddu individua inoltre un terzo problema rappresentato dai prodotti trasformati. «In alcuni settori di questa produzione - afferma - interviene il ministero dell'Industria e ora con questo regolamento Cee andremo sicuramente incontro a un conflitto di competenze. Ecco perché, a mio avviso, occorre istituire un organismo interministeriale fra Industria, Sanità e Agricoltura per vigilare sui prodotti trasformati». Il pericolo principale è rappresentato dalla contaminazione da parte di agenti biologici (batteri e microbi). Enzo Bacarani
Persone citate: Enrico Porceddu, Porceddu
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