Shakespeare per amore o per follia

Shakespeare per amore o per follia Sturno e Mauri Shakespeare per amore o per follia TORINO. Succede questo: ad ogni tappa della tournée del «Riccardo II» di Shakespeare, il regista Glauco Mauri, il protagonista Roberto Sturno, gli altri attori della compagnia e l'anglista Alessandro Serpieri, intrattengono il pubblico con una conferenza-spettacolo su due grandi temi scespiriani: la follia e l'amore. I teatri si riempiono, gli spettatori applaudono, quasi fosse uno spettacolo vero e proprio. Anche il Teatro Carignano era strapieno in occasione di questa colta, illuminante scorribanda. Serpieri è stato chiarissimo nello spiegarci la figura del «fool», al quale Shakespeare affida non la follia tragica, ma quella che mette il mondo alla rovescia, stravolge il linguaggio, estrae dalla materia drammatica doppi fondi ridevoli. E infatti, ne «La dodicesima notte», il «fool» si definisce proprio un corruttore di parole: «Che tempi, una frase è un guanto di capretto per uno che sa parlare». E anche: «Le parole sono diventate così false che non riesco a servirmene per dimostrare la verità^. In «Re Lear» il «fool» è il mezzo con cui si contrasta la follia tragica. E in «Amleto» è l'unica persona degna di considerazione. Non a caso il dubbioso principe apre la propria anima soltanto all'amico Orazio e al teschio del «fool» Yorick. E l'amore? E' il contrario del «fool», ha detto Serpieri, poiché è immutabile, «non è il buffone del tempo»; ma è allo stesso tempo una variante del «fool», poiché è folle e cieco. La successiva recita di brani teatrali e di sonetti era la dimostrazione di questa premessa critica. Si è cominciato con il dialogo tra Jacques e Touchstone di «Come vi piace», si è continuato con «Tutto è bene quel che finisce bene» e con «Là dodicesima notte». E' stata poi la volta di «Amleto», «Enrico IV» e «Re Lear». In quest'ultimo pezzo, Sturno ha mostrato insospettate qualità di ventriloquo. A far da cesura in questo nutrito corpo teatrale, ecco Glauco Mauri impegnato nella lettura di nove sonetti dedicati a un giovane efebo e alla celebre Dark Lady. Dizione meravigliosa, palpitante tenerezza, emozione. lo.g.l

Luoghi citati: Sturno, Torino