Colombo: sul centro-sinistra Giolitti ha la memoria corta di Antonio Giolitti

Colombo: sul centro-sinistra Giolitti ha la memoria corta Il ministro de, protagonista di quei governi, replica all'intervista dell'ex leader psi Colombo: sul centro-sinistra Giolitti ha la memoria corta DESIDERO precisare alcune inesattezze contenute nell'intervista che l'onorevole Antonio Gio litti ha rilasciato al suo giornale giovedì 20 febbraio scorso. L'on. Antonio Giolitti ha affermato: «Le radici del disastro attuale della finanza pubblica si possono far risalire proprio all'asse Carli-Colombo negli anni del centro-sinistra. Loro aprirono i rubinetti della spesa. Quel tandem ha fatto del male al Paese». Devo ricordare all'on. Giolitti, più volte all'epoca ministro del Bilancio, ed ai lettori, che negli anni dal '63 al '70 il fabbisogno dello Stato, e quindi il ricorso dello stesso al mercato finanziario, registrò la quota minima di 792 milioni di lire nel 1963 e perciò del 2,2 per cento del prodotto nazionale lordo; la quota più alta, nel 1970, di 3 miliardi e 231 milioni di lire, e quindi del 4,8 per cento del prodotto nazionale lordo. Negli anni successivi, sempre attinenti al centro-sinistra, fino al 1973, quando il rapporto fra il fabbisogno dello Stato e il prodotto nazionale lordo raggiunse il 6,5 per cento nel '71, il 7,4 per cento nel '72, l'8,3 per cento nel '73, senza peraltro superare gli 8 miliardi e 400 milioni di lire, il binomio Carli-Colombo (se proprio si vuol semplificare e personalizzare così come l'on. Giolitti ha fatto), fu sostituito dai binomi Carli-Ferrari Aggradi nel '71 (presidente del Consiglio Emilio Colombo); CarliMalagodi nel '72; Carli-La Malfa nel'73. Quando dopo il '73 il fabbisogno raggiunse quote più elevate l'on. Giolitti non può dimentica¬ re quanta parte vi ebbe la crisi petrolifera. Ma quei fabbisogni dello Stato non sono paragonabili, né hanno le stesse motivazioni, in quello che ha registrato l'anno 1991 e precisamente 152 mila 233 miliardi, pari .al 10,7 per cento del prodotto nazionale lordo. Nella stessa intervista l'on. Giolitti afferma: «Nella fase del centro-sinistra organico, quando ero ministro del Bilancio, Carli portava già elaborati in ogni dettaglio disegni di legge che prevedevano la copertura di spese soltanto per l'anno in corso. Poi in fondo c'era un comma che prevedeva il ricorso al mercato finanziario per gli anni successivi». Nella stessa intervista poi Giolitti afferma: «I disegni di legge già pronti che il governatore portava alle riunioni spesso Colombo non li aveva ancora visti». Devo correggere questa affermazione dichiarando che leggi finanziate con il ricorso al mercato finanziario furono talvolta presentate ed approvate, e per un ammontare ben circoscritto, soltanto per finanziare leggi di investimento, mai per spese correnti. Considero inoltre offensiva per la mia serietà la gratuita affermazione che io approvassi leggi preparate dal governatore della Banca d'Italia e da me non conosciute. Non è consuetudine che il governatore della Banca d'Italia funga da ufficio legislativo del ministro del Tesoro, né il ministro del Tesoro Colombo, pure in una consuetudine di collaborazione, leale e costruttiva, con Carli avrebbe mai consentito, né mai consentì, l'ipotesi che l'on. Giolitti, non so perché, intende insinuare. Mi meraviglio, d'altronde, che Giolitti, ove ciò fosse avvenuto, in quanto ministro del Bilancio non si sia opposto o non si sia dimesso. Nella stessa intervista Giolitti afferma: «Lui (Carli) e Colom- bo non facevano che ripetermi: le riforme costano, andiamoci piano, non spaventiamo gli imprenditori, la programmazione semina panico, i capitali fuggono». Devo ricordare che il centro-sinistra organico del '63, in cui Giolitti fu ministro del Bi- lancio, ereditò dal centro-sinistra Fanfani-La Malfa, con appoggio esterno del psi, un tasso di inflazione del 7 per cento, il più alto dopo l'inflazione domata da Einaudi e De Gasperi, e un grave dissesto della bilancia dei pagamenti. Il binomio Carli-Colombo, ma per sua ventura anche con la corresponsabilità di Giolitti, riassorbì inflazione e deficit estero in meno di un anno e l'incremento del reddito nazionale registrò solo un calo negli anni '63-'64 ma risalì negli anni successivi al 6,2 per cento nel '67, al 6,8 per cento nel '73 e in media nel decennio '63-'73 fu di oltre il 5 per cento. Se nella fase dell'inflazione e del deficit valutario Colombo e Carli raccomandavano a Giolitti prudenza nelle riforme che costano (ma non erano dunque spendaccioni) perché criticarli quando lo stesso Giolitti afferma che si sentiva in dovere di dire all'on. Lombardi «guarda che la gente non può mettere la programmazione nel caffellatte». E quando lo stesso Giolitti afferma che coloro che volevano le «riforme di struttura» non sapevano rispondere ad Ernesto Rossi che cosa fossero, ed «erano succubi del terrorismo ideologico del partito comunista», ciò sta scritto nella stessa intervista. Gli stessi erano atterriti dall'idea di essere accusati di «riformismo» e subivano l'egemonia comunista che, afferma Giolitti, «sul piano culturale c'era eccome». Meno male che all'epoca c'erano i riformisti - ed io mi iscrivo fra quelli, e così anche il partito a cui appartengo - che erano e si dichiaravano riformisti, senza avere la pusillanimità di temere di essere iscritti fra moderati o conservatori, o il timore di subire l'egemonia culturale comunista; che sapevano pronunciare ancora apertamente le parole «economia di mercato» e «profitto» ed in questo quadro difendere le giuste ragioni dei lavoratori. L'on. Giolitti vorrà scusarmi per il tono puntiglioso di questa mia rettifica, ma siamo in una fase elettorale incerta e torbida, che si svolge più che sul futuro del nostro Paese su ricostruzioni del passato: purtroppo ognuno fa la sua ricostruzione storica e tende a gabbarla come la storia di tutti. Emilio Colombo L'intervista di Alberto Staterà ad Antonio Giolitti per esaminare, 30 anni dopo, la nascita del centro-sinistra (apparsa giovedì 20 febbraio) ha aperto un ampio dibattito nel mondo politico italiano. Giolitti aveva chiamato in causa Emilio Colombo e Guido Carli, parlando delle loro responsabilità nell'aumento della spesa pubblica e, insieme, delle loro resistenze ai costi delle riforme. L'on. Colombo, ministro dell'Industria e Commercio nel governo Fanfani del febbraio '62 e poi ministro del Tesoro, replica con questo intervento «Né conservatori né spendaccioni: io e Guido Carli non abbiamo aperto i rubinetti di spesa Abbiamo riassorbito invece l'inflazione» Amintore Fanfani, capo del primo governo di centro-sinistra, costituito il 21 febbraio 1962 In alto, Emilio Colombo (ministro dell'Industria nel quarto governo Fanfani) e Guido Carli. Di fianco, Antonio Giolitti e Ugo La Malfa