Criminali sempre più giovani

Criminali sempre più giovani Dati e proposte Criminali sempre più giovani ROMA. Gli Anni 90 nella caduta dei macrosistemi hanno coinvolto anche molte astrazioni. Un esempio: tutte le colpe attribuite alla società rientrano nei loro alvei naturali, cioè i comportamenti personali. Così affermano gli esperti dei centri di ricerca Censis, Ispes e Labos, chiamati ad indagare su «Criminalità giovanile e volontariato» e relatori al convegno promosso dal Centro di solidarietà cristiana di Allumiere e Tolfa. I dati sulla criminalità giovanile sono allarmanti. Sale ogni anno la proporzione di persone minori di 18 anni sul totale di persone denunciate per delitti. Ormai sulle centomila persone che formano l'esercito regolare della criminalità organizzata, 40-60 mila sarebbero giovani. A questi ne vanno aggiunti 30-50 mila classificabili come microcriminali indotti dalla droga. Dalle relazioni è emerso uno scenario doppiamente inquietante: da un lato vi sono infatti devienti, psicologicamente fragili, socialmente emarginati; dall'altro vi sono i «normali» che, all'80 per cento, sono in realtà dei rassegnati indifferenti a tutto, relativamente attenti soltanto a ciò che accade nel loro angusto emisfero privato. Sono 780 mila i giovani italiani «a rischio»: l'incerta situazione familiare e sociale abbinata al mancato lavoro potrebbero trasformarli in nuove «vittime-aggressori». II volontariato, per quanto generoso e sempre più professionale, non può cancellare le cause del malessere diffuso, che si esprime nella noia e nel consumismo sfrenato. Nasce un richiamo alle responsabilità degli adulti nel trasmettere ideali per cui vivere, a genitori, scuola, servizi sociali. [AdnKronos]

Luoghi citati: Allumiere, Roma, Tolfa