Quella dolce maestra ha conquistato i cuori di Gian Paolo Ormezzano

Quella dolce maestra ha conquistato i cuori Uno scricciolo che ha la volontà d'acciaio Quella dolce maestra ha conquistato i cuori LALBERTVDLLE A immagine dolce e forte di Stefania Belmondo ha preso possesso ieri, per tanto tempo, dei teleschermi speciali dell'Olimpiade di Albertville, quelli dei circuiti interni, delle trasmissioni unilaterali. Ci sono stati applausi per lei, vittoriosa sui 30 km di fondo, nelle tredici sale-stampa, per strada sotto i tabelloni giganteschi che danno a tutti tutte le immagini dei Giochi. Proprio il caso di parlare di corrente di simpatia, con produzione di spettacolo. E stupore di molti a vederla minuta e sottile dopo l'arrivo, mentre in gara pareva immane, guerriera, specie quando mangiava le salite e le avversarie. E' la prima italiana a vincere l'oro nello sci nordico, la quarta a vincere ai Giochi d'inverno, la nona a vincere ai Giochi, fra invernali ed estivi. Suo il secondo successo azzurro nello sci nordico olimpico, dopo Franco Nones 1968, sempre in Francia (Grenoble), sempre sui 30. Il corredo statistico è in fondo un omaggio alla maestrina precisala che lei è, dedita a letture che le servono per collage di frasi esatte e puntigliose, in interviste dove lei ha sempre l'ultima parola, non soltanto l'ultima risposta. Grandissima, da rispettare e applaudire. Semplicissima, da amare a da adottare. Il suo fisico è persino emblematico, per dire di come e quanto lo sport può ingentilire senza togliere. Fatina, davvero, con capelli biondi e occhi chiarì e movenze gentili. Quarantasei chili di latina. Figlia ideale, ma anche nipote ideale, sorella ideale. E fidanzata ideale: il fortunato esiste, pur se lei non ne fa il nome. Le stanno bene addosso i due soprannomi, Trapulìn che non le piace (sarebbe Trappolala, si dice in piemontese anche di un giocattolo presto rotto) e Scrìcciolo che è pure il nome della pista costruita per lei a Pontebernardo, frazione di Pietraporzio, venticinque abitanti e lo splendido intrigante mestiere di un suo cugino: allevatore di arieti. Una così si è battuta, vincen do, contro le atletesse, le fondistesse russe e scandinave. Le aveva sconfitte già altre volte, e il 10 dicembre 1989 era diventa ta, a Salt Lake City, la prima ita liana vittoriosa in Coppa del Mondo. Ma sempre era sembra ta, la sua, un'impresa da forza della disperazione, contro quelle dalle gambe lunghe, dai muscoli possenti, dai seni che creano toraci, non petti. Ieri Stefania ha vinto davvero in allegria, o almeno questo è stato il suo copione per noi, e recitato in maniera perfetta. Perché sarebbe troppo comodo esaltarci e in un certo modo sbarazzarci di lei parlando di un assoluto naturale, di un fenomeno casuale e benedetto. No, lei è fatica, è costruzione, è rifinitura di ogni gesto atletico, è salute ottenuta da Dio ma conservata e incrementata da azioni varie, anche pignole. E' recitazione del personaggio, sia in gara sia fuori, con il sudore e il sangue che versano i grandi interpreti. Molto più naturali, più logiche, meno meritevoli le russe boscaiole, le «lupe» scandinave. E il suo comportamento così impeccabile non è dovuto sicuramente al fatto di avere nervi di ferro ottenuti in regalo dalla natura. La misura piemontese è sempre studiata, sempre cercata, coltivata, conservata, difesa. E Stefania è una tipica misuratissima piemontese. La sua agiografia dice di una casa nei boschi, una nonna trepida, un padre pensionato, ima madre arrabbiata perché a Pietraporzio non tutta la televisione su Stefi è captabile, un fratello e una sorella adepti dello sci alpino, un parroco che ovviamente suona le campane quando lei vince, una seria vocazione ai fornelli. Tutte chicche e tutte cose vere. L'ultima è il suo imminente approdo alla Forestale, come operatrice ecologica. Il bello della Belmondo è che in lei l'oleografico, che potrebbe in altre essere parente del convenzionale, è tutto vero e tutto giusto e tutto simpatico: con un sorriso riesce a emendarsi dalla colpa di essere perfetta, con un grìdolino di gioia si libera dal personaggio statistico di trucida rivale delle vichinghe, e su di esse vittoriosa. Fatine si diventa. Gian Paolo Ormezzano

Persone citate: Belmondo, Fatina, Fatine, Franco Nones, Stefania Belmondo

Luoghi citati: Francia, Grenoble, Pietraporzio, Salt Lake City