Ciampi chiede fermezza di Zeni
Ciampi chiede fermezza «Bankitalia da sola non ce la fa, servono anche altre medicine» Ciampi chiede fermezza «Porta stretta per l'Europa» MILANO. Doveva essere una lezione da professore, quella di Carlo Azeglio Ciampi davanti agli studenti dell'università Cattolica di Milano. Una lezione molto tecnica, apparentemente noiosa, con lo stesso governatore della Banca d'Italia pronto a premettere: «La mia sarà una relazione sul tema del credito di ultima istanza e a questo tema mi atterrò, a costo di deludere qualcuno». Promessa mancata. Perché alla fine, il «professor» Ciampi non ha deluso. Non ha deluso nella parte tecnica della sua puntigliosa enunciazione di come e quale debba essere il ruolo di un istituto centrale nel regolamentare il credito: un lungo preambolo che è servito al governatore per sottolineare l'esigenza di una veloce riforma («Da parte del nuovo governo, subito dopo le elezioni») del conto corrente di tesoreria, l'ultimo legame rimasto nel graduale divorzio tra Banca d'Italia e Tesoro. E non ha deluso, il «professor» Ciampi, neppure nella parte più politica, quella sul dopo Maastricht. «Le linee di fondo del cammino che porterà alla moneta unica sono state tracciate», ha ricordato il governatore. Aggiungendo: «Spetta ai governi, alle banche centrali, agli operatori realizzarle». Ma l'azione della banca centrale, quella puntualmente svolta dalla Banca d'Italia, non basta. Altre sono le medicine che servono all'Italia per partecipare all'unione economica e monetaria. Altri, insiste Ciampi, sono gli obiettivi che l'Italia deve porsi per cogliere i benefici che l'unione potenzialmente offre. E spiega: «All'azione svolta sul fronte della moneta e del cambio dovranno unirsi rigorose politiche di bilancio e dei redditi, comportamenti conformi degli operatori economici e delle parti sociali: risanamento dei conti pubblici, abbattimento dell'inflazione, rafforzamento della capacità competitiva nel.l'intera economia». Un appello al rigore e alla fer- mezza in economia. In linea con le conclusioni della Commissione per la riforma del bilancio dello Stato che, proprio ieri, dopo tre anni di lavori, ha emesso il suo verdetto: occorre sopprimere la legge finanziaria o subordinarla a una legge di bilancio; occorre creare un unico ministero dell'economia ac¬ corpando Finanze, Tesoro e Bilancio; occorre introdurre controlli sulla gestione della spesa pubblica e della finanza locale. Come prevedibile, è finita tra gli applausi la prima volta del laicissimo Ciampi in uno dei templi dell'ortodossia cattolica. Applausi degli studenti stupiti nel sentire il governatore, il si¬ gnore delle monete, spiegare che il «denaro è uno strumento, non un fine e va visto in funzione dello sviluppo di un Paese». Applausi di un vecchio professore che dal pubblico provoca e sottolinea i meriti del ministro Carli e che si sente rispondere: «I miei rapporti con Carli sono antichi, lavoravo con lui quan- do lui era governatore, con lui ho una collaborazione più facile, è ovvio, che con chi lo ha preceduto». Applausi da Tancredi Bianchi, presidente dell'Abi, che sottolinea l'eccessiva frammentazione del sistema bancario italiano come elemento di debolezza: «E' vero - gli ribatte Ciampi - una riduzione della frammentazione sarebbe auspicabile, questo era il senso della legge Amato-Carli». E tanti applausi delle personalità presenti: da Franco Cingano, presidente di Mediobanca, a Piero Schlesinger della Popolare di Milano, dal neocommissario Consob Roberto Artoni al presidente della Bnl, Giampiero Cantoni, al terzo amministratore delegato della Comit, Camillo Ferrari. Evidentemente soddisfatti, i banchieri presenti, da quanto anticipato dal governatore su una nuova possibile riduzione della riserva obbligatoria: una riduzione attesa, sollecitata, chiesta e più volte richiesta dall'intero sistema bancario. «E' una strada che la Banca d'Italia intende continuare a percorrere o riducendo il coefficiente complessivo o intervenendo sul marginale», spiega Ciampi. E che potrebbe essere facilitata da un meccanismo che per ora è solo un'ipotesi: la possibilità di ridurre la riserva restituendo liquidità alle banche «grazie a un'assegnazione di titoli di Stato». Ma attenzione, ha subito precisato il governatore, nessuna riduzione delle riserve obbligatorie (che in Italia ammontano a un 25% contro medie estere che vanno dallo 0,5% al 12,1%) sarà possibile fino a quando non ci sarà la piena attuazione della riforma del conto corrente di tesoreria, una riforma appena approvata dal governo ma che sarà il prossimo Parlamento a dover varare. Solo a qual punto potrà dirsi sciolto il legame perverso Tesoro-Bankitalia che, ha ammesso Ciampi, «pesa sui bilanci dell'istituto centrale per un 12% del Pil». Armando Zeni Accanto il ministro Guido Carli e, nella foto grande, il governatore Carlo Azeglio Ciampi
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