Maisky, crescendo con Webern di P. Gal.
Maisky, crescendo con Webern Raffinato concerto del violoncellista russo per l'Unione Musicale Maisky, crescendo con Webern Eseguiti Beethoven e Messiaen, la Hovorà al piano TORINO. Alto, barbuto, con i capelli acconciati in un codino che gli scende sul collo, il violoncellista Mischa Maisky entra sul palcoscenico dell'Auditorium vestito con un'ampia camicia di seta nera che cambia in un'altra blu cobalto nella seconda parte del concerto. Ogni tanto, poi, si rivolge direttamente agli spettatori, ad esempio per annunciare che suonerà due volte i Tre piccoli pezzi op. 11 di Webern, brevissimi, stupendi, e quindi molto adatti ad essere riascoltati immediatamente per coglierne appieno l'estrema fuggevolezza dell'incanto poetico. E poco dopo precisa: «Don't worry», non preoccupatevi, «non suonerò un'altra volta il pezzo di Messiaen», peraltro bellissimo nella stuporosa fissità con cui tesse la «Louange à l'éternité de Jesus». Questa seconda parte del programma, completata dalla Sonata di Debussy e aperta dagli incredibili Due pezzi del 1899 di Anton Webern (incredibili perché mostrano il futuro maestro del puntillismo ancora tranquillamente adagiato nelle braccia del canto romantico), ha visto rifulgere l'arte di Mischa Maisky, uno dei migliori violoncellisti usciti dalla scuola di Rostropovic. La musica moderna gli si addice in modo particolare: la sua cavata, vibratile e molto reattiva, mette al servizio del Novecento musicale un suono chiaro e trasparente, che ha trovato nell'op. 11 di Webern una singolare varietà di spunti: guizzi, abbandoni, raffiche pungenti come spilli, effetti spettrali, del tutto scorporati. Durante la replica gli ascoltatori trattenevano il fiato per cogliere il mistero di questa minuscola partitura che Maisky e la pianista Daria Ho¬ vorà stavano eseguendo così bene. Lo stesso incanto si è rinnovato in Messiaen, in Debussy. Nella prima parte del programma, la Sonata op. 102 n. 1 di Beethoven e quella in sol minore op. 38 di Brahms erano filate via senza intoppi, con molta eleganza: Maisky suona i classici in modo assai accurato, puntando più alla levigatezza dell'assieme che alla plasticità dei rilievi, ottenibile con un suono più caldo e corposo. L'aver messo i moderni nella seconda parte gli ha quindi permesso di eseguire un concerto in crescendo, come ha potuto evidentemente constatare il pubblico dell'Unione Musicale che, applaudendo e applaudendo, alla fine ha ottenuto l'invidiabile bottino di quattro bis. Un bel successo per il raffinato musicista. [p. gal.]
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