Franca Rame mamma eroina

Franca Rame mamma eroina «Parliamo di donne»: non c'è scandalo, ma coraggiosa denuncia Franca Rame mamma eroina TORINO. Quanto rumore, per questo «Parliamo di donne», quante chiusure censorie, che clima di caccia alle streghe. Dopo averlo visto al Colosseo, dove è in scena fino a domani, non diciamo che lo spettacolo di Franca Rame e di Dario Fo (anche regista) sia un bicchierino di rosolio, ma non diciamo nemmeno che è un distillato d'inferno. Certo è uno spettacolo duro, soprattutto nella prima parte intitolata «L'eroina», uno squarcio impietoso nel verminaio della droga, con ragazzi in crisi di astinenza, ombre alla disperata ricerca di una dose, spacciatori morti ammazzati, polizia sparacchiona. Un bel quadretto. Qui c'è una donna, soprannominata «mater tossicorum». Vende videocassette, telefonini, profilattici, ma soprattutto spaccia. Lei, che è stata professoressa di latino, aveva tre figli. Due sono morti di droga e di Aids, il terzo, anzi la terza è incatenata in casa: la donna cerca di salvarla impedendole di procurarsi porcherie, di prostituirsi e fornendole roba pulita che lei stessa le inietta. Madre snaturata? No, madre amorosa, madre disperata, madre allucinata; madre che si rivolge di continuo al Padreterno con tono anche ruvido, poiché tollera passivamente questo sconcio. E madre che si prostituisce. Non solo per garantirsi la solita dose, ma per pagare a sé e alla figlia un viaggio a Liverpool, paradiso delle disintossicazioni. Per questi temi, per le parole di mater tossicorum, per i suoi dialoghi con l'Eterno, alla Rame sono state negate, come si sa, alcune sale teatrali del Veneto e dell'Emilia. Da parte nostra possiamo dire che non c'è scandalosità in «L'eroina». Lo scandalo, semmai, è nella realtà, che la Rame affronta da teatrante e da donna, con empito passionale e con un gusto del paradosso che si trasforma in un grottesco piuttosto schema¬ tico, affidato all'interpretazione di Giorgio Biavati, Elena Andreoli, Marina De Juli, Yan Chizzini, Fabrizio De Giovanni, Antonio Rucco e Marco Zanni. Spettacolo forte, «L'eroina», non quanto «Bello è grasso». Il secondo atto unico racconta di una donna che, abbandonata dal marito, ingrassa a dismisura e riempie la propria solitudine amorosa con la registrazione di appassionate frasi d'amore, che la svegliano al mattino e contrappuntano alcuni momenti della giornata. Rello è grasso» è un pezzo di costume sessuale che le numerose signore presen¬ ti in sala hanno apprezzato sensibilmente, soprattutto nelle parti relative ai maschi, ai loro attributi virili, al loro vizio di saltare impunemente la cavallina. Ma la satira della Rame non risparmia neanche le donne e certa loro sessualità ecumenica. E bisogna vederla, la Rame, maestosa e ipertrofica in quella specie di corazza rosa-carne, mentre sparge fendenti con ilare crudeltà. Si ride anche in platea, ovvio; ma qualcuno lo fa a denti stretti. I sensi di colpa esistono ancora. Osvaldo Guerrieri Troppo rumore quasi una caccia alle streghe per i due atti unici «L'eroina» e «Bello è grasso» ora a Torino Nella foto grande: Franca Rame «mater tossicorum» una donna che si prostituisce pur di salvare la figlia dalla droga. Accanto: Dario Fo, coautore e regista dello spettacolo rifiutato in Veneto e Emilia

Luoghi citati: Emilia, Liverpool, Torino, Veneto