Il mercato pubblicitario: Berlusconi contrattacca, Giovannini replica di Giovanni Giovannini

Il mercato pubblicitario: Berlusconi contrattacca, Giovannini replica LETTERE AL GIORNALE Il mercato pubblicitario: Berlusconi contrattacca, Giovannini replica Concorrenza e squilibri Egregio Direttore, il Suo giornale ha pubblicato ieri un'intervista al presidente della Fieg Giovanni Giovannini sotto il titolo «Ma i giornali devono difendersi». Mi rivolgo alla Sua cortesia affinché La Stampa ospiti anche una mia doverosa replica alle affermazioni del dr. Giovannini. Se grande è la mia amarezza ne) vedermi oggetto di accuse irresponsabili e di intemperanze verbali da parte di colui che come presidente Fieg dovrebbe anche rappresentarmi in quanto editore (e non degli ultimi) di carta stampata, certamente superiore è la delusione che provo nel constatare l'arretratezza delle concezioni economiche e di mercato, la banalità dei giudizi e l'acritica esposizione alle influenze di parte con cui viene gestito l'organismo rappresentativo di un delicatissimo settore industriale qual è l'editoria giornalistica. Non è certo al dr. Giovannini che sono dovuti dati e informazioni: la Fininvest li ha già forniti e li sta fornendo con regolarità alle Autorità competenti nel rispetto delle procedure di legge e con la fiducia del riconoscimento del proprio buon diritto. Ma non per questo possono passare sotto silenzio le accuse di sfrontatezza e irragionevolezza che il dr. Giovannini mi rivolge, e nemmeno quelle di ricorrere a pratiche commerciali scorrette che violerebbero il libero gioco del mercato. Le espressioni di Giovannini si appiattiscono sulle più viete manifestazioni di intolleranza che ultimamente abbondano sugli interessati organi di stampa, e non sono certo degni di chi, per la carica che occupa, dovrebbe farsi carico di una più approfondita conoscenza della reità del mercato, e di quanto effettivamente accade al suo in- terno, ad opera di tutti i protagonisti, delle tendenze della domanda e delle concrete prospettive di ciascun mezzo per darvi utili risposte. Invece si preferisce attaccare chi ha la sola colpa di svolgere nel modo più efficace il proprio ruolo imprenditoriale, capace di recepire i segnali del mercato e di rispondere con l'innovazione e lo sviluppo; si preferisce difendere gli immobilismi e le rendite di posizione di chi semplicemente teme la concorrenza 0 non è in grado di affrontarla come va affrontata ed ignorare la destabilizzante presenza sul mercato di aziende affrancate dalle leggi economiche perché sorrette dal denaro pubblico; si preferisce accodarsi a lamenti strumentali spesso basati su dati falsi, e demonizzare chi persegue il successo delle proprie imprese e dei propri prodotti nell'ambito di una lotta concorrenziale che è naturale e fisiologico produca vincitori e soccombenti. Dice Giovannini che ora vi sono le Autorità a giudicare: è vero, ma allora si astenga dall'unirsi al coro dei processi sommari e attenda, con correttezza e riserbo doverosi per tutti, l'esito delle eventuali inchieste. E queste ultime, se da un lato dovranno mirare ad impedire posizioni di autentica predominanza e di effettivo abuso, dall'altro non potranno trascurare 1 principi generali del quadro istituzionale in cui si inseriscono, principi che si chiamano tutela del lavoro, libertà di iniziativa privata, libero mercato. Alla luce del nostro ordinamento l'attività delle mie aziende è pienamente legittima per essersi sempre ispirata a questi principi costituzionali, e non già perché «per i politici la verità e la giustizia siano sempre dalla parte di Berlusconi», come incredibilmente il dr. Giovannini ha ritenuto di affermare. Un'ultima precisazione. Anche se, come sembra, il dr. Giovannini ne trarrebbe motivo di personale godimento, in Francia non è stato «bastonato» Berlusconi. La Fininvest è sempre stata per legge, nella Cinq, azionista di minoranza, e non ha mai avuto la gestione né della produzione televisiva né della vendita pubblicitaria. Inoltre, se qualcosa è stato «bastonato», dalla normativa france¬ se, sono semmai i principi di libera iniziativa e di libero mercato. Con i risultati, per la televisione privata, che ben sappiamo e che forse il dr. Giovannini è ansioso di vedere realizzati anche in Italia. Silvio Berlusconi Milano Abbiamo girato la lettera di Silvio Berlusconi al presidente della Fieg Giovanni Giovannini, chiamato in causa, che risponde così: Silvio Berlusconi sembra aver scelto il terreno della rissa, sul quale non ho nessuna intenzione di seguirlo. Uno dopo l'altro giornali grandi e piccoli - non la Federazione da me presieduta hanno sottoscritto un esposto di denuncia dell'anomala situazione pubblicitaria italiana. Per il mio interlocutore, sono tutti o sciocchi o in malafede. Non ha rilevanza per lui che, oltre agli editori, il presidente dell'autorità garante della concorrenza, Saia, abbia ravvisato qualche ragionevole elemento di dubbio o che il garante dell'editoria, Santaniello, stia conducendo un'indagine o che infine il sindacato dei giornalisti abbia chiesto allo stesso presidente del Consiglio in prima persona «un incontro finalizzato all'urgente definizione del riequilibrio del quadro pubblicitario, elemento indispensabile per prevenire ima crisi dalle conseguenze disarmanti». Tutti sciocchi o in malafede - magistrati, imprenditori, giornalisti - tranne lui: per lui tutto va bene così com'è, e guai a chi si permetta di ricercare una qualche maggiore equità del sistema globale dei mass-media in Italia, elemento forse non trascurabile di qualsiasi autentica democrazia. Giovanni Giovannini Lettera di Togliatti La mia fotocopia Credo di avere diritto di replica alle corrispondenze da Mosca di Giulietto Chiesa, che ripetutamente mi chiamano in causa a proposito della lettera di Togliatti. Sono stato il primo a pubblicare (il 9 febbraio) il testo integrale della lettera e non c'è in questo, che considero un merito, nessun «giallo». In quei giorni io ero in Italia, i giornali, La Si ampa inclusa, reclamavano di conoscere integralmente il manoscritto, io ero in possesso della fotocopia di tutta la lettera, ho ritenuto giusto pubblicarla per intero. Nessuna dietrologia nemmeno sul come io sia venuto in possesso di tali fotocopie. La Casa editrice «Ponte alle Grazie» è fiorentina, gli autori della scoperta sono fioren¬ tini, io pure, non c'è bisogno di essere James Bond per capire. Purtroppo quelle fotocopie, come si sa, erano difettose e, per parte dei brani relativi ai prigionieri, io ricorsi, nella trascrizione, al testo già pubblicato da Panorama, ritenendolo affidabile. In quei giorni l'aspetto importante da chiarire riguardava l'autenticità della lettera e la lettura complessiva del testo poteva aiutare a capire. Di questo io mi preoccupai soprattutto, e quelle fotocopie aiutarono a capire. Tutto ciò perché mi trovavo in Italia. Se fossi stato a Mosca sarei andato «subito» nell'archivio del Comintern. Così come ha fatto Chiesa dodici giorni dopo la pubblicazione di Panorama. Tanto dovevo spiegare, perché non è facile accettare insinuazioni ingiuste che offendono l'onestà intellettuale. Giovanni Morandi, Firenze inviato dell'Agenzia Polipress Morovich, De Nicola e gli spiriti Gli spiriti che hanno guidato la lunga vita di Enrico Morovich hanno colpito ancora: nell'articolo di ieri dedicato alla riscoperta dello scrittore fiumano, una piccola congiura di nomi ha provocato un errore involontario e spiecevole: l'articolo su «Il Lavoro» di Genova che riaprì il caso-Morovich, in risposta a un'osservazione di Sciascia su «Tuttolibri», non era di Bruno Rombi, ma del professor Francesco De Nicola, attento studioso dello scrittore fiumano. Le successive lettere dì Sciascia a Rombi, da noi citate, hanno provocato la fatale attrazione verbale e l'attribuzione erronea. Parlare di Morovich senza essere catturati dai suoi giochi illusionistici non è evidentemente facile. E' finita come in un suo racconto: ce ne scusiamo col professor De Nicola e con i lettori. [m. b.]

Luoghi citati: Firenze, Francia, Genova, Italia, Milano, Mosca