«Sentirò anche Gorbaciov per i fondi neri del pcus»

«Sentirò anche Gorbaciov per i fondi neri del pcus» Il magistrato a un giornale: con Shevardnadze e gli ex membri del Politburo rischia l'incriminazione «Sentirò anche Gorbaciov per i fondi neri del pcus» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una serie di alti dirigenti del pcus, Mikhail Gorbaciov in testa, rischiano di essere incriminati per esportazione illegale di valuta. L'esplosiva informazione è contenuta in un articolo della «Nezavisimaja gazeta» che, basato sulle confidenze del magistrato Evghenij Lisov, verrà pubblicato oggi. «La Stampa» è riuscita ad ottenerne il testo in anticipo. Proprio in questi giorni nell'ufficio di Lisov, viceprocuratore generale e capo dell'inchiesta sulle finanze del pcus, stanno sfilando i personaggi che più o meno recentemente hanno fatto parte del Politburo, vero «governo» dell'ex Pcus: Boris Ponomariov, per vent'anni capo delle relazioni internazionali, Viktor Grishin, grande avversario di Gorbaciov nella corsa alla leadership, l'ex ministro degli Esteri Eduard Shevardnadze, l'ex responsabile dell'ideologia Vadim Medvedev, l'ex eminenza grigia del complesso militare Lev Zajkov, e molti altri. Lo stesso Gorbaciov, secondo Lisov, «aspetta la convocazione della procura». Tutti vengono chiamati come testimoni - afferma il giornale ma «tutti potrebbero trovarsi imputati», sulla base dell'articolo 170 del codice penale russo: «abuso di potere», un reato punibile con la detenzione da tre a otto anni. Al centro dell'interesse dei magistrati è il finanziamento ai partiti comunisti occidentali, che solo negli ultimi dieci anni è costato alle casse del Cremlino ben 200 milioni di dollari. Già dal 1948, per ordine di Stalin, venne creato un fondo per l'aiuto alle organizzazioni operaie all'estero. Da questa cassa, cui contribuivano anche i Paesi socialisti dell'Europa orientale, ogni anno venivano inviati milioni di dollari ai partiti «fratelli». I maggiori «beneficiari» erano i pc finlandese, americano, israeliano e greco, ma anche ai comunisti italiani e francesi toccava una cospicua fetta della torta. Quan¬ to già rivelato, ha detto Lisov, «puzza di frode». Era il Politburo ad approvare il bilancio e le assegnazioni del fondo. E sono gli ex membri a dover rispondere. Lisov ha detto che le autorità svizzere e finlandesi hanno fatto capire di non voler concedere né soldi né informazioni sui conti del pcus. I magistrati italiani si sono invece mostrati pronti a collaborare, ed il procuratore generale Valentin Stepankov è già stato a Roma, per stabilire i primi contatti. Le maggiori resistenze, però, Lisov le ha trovate in patria. I documenti del Comitato centrale del pcus sono passati al Comitato russo per gli archivi, che ne permette la consul¬ tazione, ma non si sa dove siano finiti tutti gli incartamenti riguardanti l'amministrazione e le finanze. Una parte dei documenti compromettenti, quella raccolta dall'ex Commissione parlamentare sul golpe, è fmita chissà come al museo della Rivoluzione d'Ottobre. E l'archivio personale di Gorbaciov, a lungo gelosamente custodito dall'ex Presidente, è stato infine consegnato a Eltsin. Questi, dice Lisov, deve periodicamente intervenire per far consultare le carte ai giudici, visto che il capo della sua segreteria, Petrov, pone ostacoli di ogni genere. Più difficile ancora è ottenere la collaborazione dell'Agenzia di spionaggio estero, il servizio che, guidato da Evghenij Primakov, ha ereditato le funzioni del primo direttorato centrale del disciolto «Kgb». Primakov ha prima negato di possedere alcunché. Poi, messo alle strette dalla Commissione d'inchiesta parlamentare, ha convocato Lisov, Stepankov ed il giudice Aristov, assieme a 40 alti dirigenti dei servizi, promettendo un'inchiesta interna. I risultati sono ovviamente incerti, e intanto il presidente del Parlamento, Ruslan Khazbulatov, ha deciso di sciogliere la Commissione d'inchiesta. Il motivo? «Non serve a nulla». Fabio Squillante

Luoghi citati: Mosca, Roma