Cossiga: non c'è più maggioranza di Francesco Santini

Cossiga: non c'è più maggioranza Dal Portogallo il Presidente ribadisce: il governo è a pezzi, io mi limito a prendere atto della rissa Cossiga: non c'è più maggioranza «Qui si respira aria di solidarietà nazionale» LISBONA DAL NOSTRO INVIATO Francesco Cossiga s'è spinto fino ai confini della Spagna per una nuova esternazione, ma nel castello di Estremoz è preso dal dubbio: «E se il vero zombi - dice - fossi io? Il problema è che siamo alla fine del mandato e parlo con un po' di nostalgia. Ingiusta fu l'accusa di zombi ad Occhetto e al Parlamento. Del resto, chiunque vede esaurire il suo potere e non 10 vuole cedere è uno zombi». Il Cossiga portoghese non è il capo dello Stato che vuole mettere in crisi il governo né il Presidente deciso a portare la legge sull'obiezione dinnanzi alla Corte Costituzionale. E' piuttosto il Cossiga, professore di diritto, pallido e stanco, che adesso si definisce un «politologo» e disegna nuovi scenari, senza mancare di passaggi maliziosi, per segnalare 11 nuovo patto di solidarietà nazionale nell'accordo tra de e pds. Cossiga annuncia: non aprirà la crisi; non sa se ascolterà i segretari dei partiti sulle nuove aggregazioni che stanno maturando e, al rientro a Lisbona, avverte con un filo di voce: «Non ho fatto marcia indietro: il mio è un atto di responsabilità. Non siamo bambini che giocano a braccio di ferro. Se qualcuno vuole fare a braccio di ferro si scelga un altro partner anche perché io non devo essere eletto presidente della Repubblica». Sembra rispondere a Giulio Andreotti, ma è molto stanco e si ritira nella suite del Ritz, per prendere un po' di respiro prima dell'incontro col cardinale e della cena in ambasciata. Ma è a Estremoz che si lascia andare e ripiega sulle esternazioni a raffica dell'altra sera. Presidente apre la crisi? «Possono dire quello che vogliono». E lei? «Io sono come un vicino di casa che sente nell'appartamento accanto volare piatti, schiaffi, urla, gente che collutta, il marito grida, la moglie urla, i figli si dividono. Che posso fare? Se voglio intervenire a metter pace e poi mi dicono "è un gioco, stiamo giocando" posso fare da paciere?». Il messaggio è per Craxi, il Pre¬ sidente lo vuol fare uscire allo scoperto e gli chiede «se questo rumore di piatti rotti che sente nel governo sia solo un gioco oppure l'annuncio di mi divorzio». Cossiga vuole valutare il rilievo istituzionale della maggioranza dc-pds che si sta aggregando. Il capo dello Stato afferma che si è spaccata la maggioranza «e si ricompone l'opposizione. Vediamo il pri che si ricompatta con i partiti laici. Devo ricredermi: forse la formula consociativa e il compromesso storico, con la solidarietà nazionale che ritenevo superata, non sono tramontati ma stanno dimostrando tutta intera la loro vitalità». Cossiga ritiene si stia vivendo un momento di transizione molto complesso. «La caduta del comu¬ nismo apre un mondo esplorabile attraverso l'obiezione di coscienza: la democrazia cristiana era il partito di Gladio, della Nato, della guerra fredda, dell'oltranzismo atlantico». Adesso è cambiata la strategia. Crollato il comunismo dell'Est, la de si impegna in un altro settore. «C'è ima vasta massa di voti da recuperare e questo può essére fatto sui temi della pace, del disarmo, dell'antioccidentalismo, del terzomondismo». Il politologo Cossiga vede una de disposta a rompere la coalizione per apparire alternativa al presidente della Repubblica. «E' diventata il partito dell'obiezione di coscienza: una de così unita e così combattiva non l'avevo mai vista. Tutto è cambiato in questi giorni. C'è vitalità e strategia. Non sono gli altri ad essere morti, lo zombi sono io». Ora Cossiga, con toni di sfida, arriva a un suggerimento: «Se questo Parlamento è legittimato a legiferare su-cose non urgenti e a riprendere in esame dall'inizio la legge sull'obiezione, come può opporsi al proseguimento dell'iter parlamentare dell'impeachment? Tanto più che i cittadini sono molto più interessati a sapere se il capo dello Stato è un alto traditore piuttosto che ad avere la nuova disciplina sull'obiezione. E come può la de opporsi al proseguimento dei lavori della Commissione stragi, che oltre tutto è un organismo dotato di vita autonoma e non di indirizzo politico?». Cossiga adesso annuncia che non aprirà la crisi sull'obiezione e non si rivolgerà alla Corte Costituzionale. L'annuncio era dell'altro giorno. Ieri il parere è cambiato. «Io sono convinto della giustezza delle mie tesi, ma devo essere prudente perché il rimedio può essere peggiore del male. Mi rifiuto di introdurre come elemento centrale di questa campagna elettorale il ruolo dell'Arci e della Caritas». Cita l'organizzazione del pds e quella dei cattolici e conclude: «L'obiezione di coscienza non può essere, con tutti i problemi del Paese, un tema al servizio del presidente del Consiglio». Francesco Santini Francesco Cossiga in Portogallo: non gioco a «braccio di ferro»

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