JAMES: il gioco dell'angelo e del demonio

JAMES: il gioco dell'angelo e del demonio Il romanziere, il filosofo e gli altri tre fratelli: ricchissimi, geniali e tormentati. In America è il libro dell'anno JAMES: il gioco dell'angelo e del demonio WHILLIAM e Henry James - i due brillanti fratelli di quella famiglia di intellettuali che ancora loggi è un modello per l'America - si erano dati appuntaménto nell'autunno del 1873 a Firenze. Era lì che Henry viveva da studioso raffinato, componendo i suoi primi racconti, e William, appena arrivato, riportò subito le sue impressioni alla madre. «Prime notizie dell'angelo» scriveva, scherzando sul soprannome di Henry da bambino. «Parla italiano meravigliosamente e con grande abilità, così almeno sembra a me, accompagnando le parole con molte pestate dei piedi, scuotendo la testa e roteando gli occhi minacciosamente sull'indigeno terrorizzato a cui si rivolge. I suoi modi con i nativi sono in generale molto severi». Bastano queste poche ironiche battute per capire che, se Henry James era l'«angelo» della famiglia, William col suo temperamento mercuriale e il suo spirito abrasivo doveva essere il demonio. Intorno a questi due straordinari personaggi il più grande romanziere americano dei suoi tempi, Henry, e il più originale e potente filosofo, William - ruota The Jameses di R. W. B. Lewis, il saggio che ha destato la maggiore ammirazione in questa stagione editoriale americana. Un libro che non si propone come una biografia multipla, ma come la «narrazione» in 700 pagine della storia di un clan, che riuscì a convertire la propria immensa ricchezza materiale in un patri¬ monio di cultura da elargire generosamente. Se il libro di Lewis è riuscito e lo è, senza il minimo dubbio è perché con l'agio dello stile narrativo riesce a raccontare l'amor fraterno e la competizione intellettuale, le lucide ambizioni e le ipocondrie spirituali di una famiglia stretta da affetti tormentati, dando l'impressione che se è un piacere leggere la loro storia, deve essere stato un incubo viverci insieme. Basta uno sguardo rapido ai tre fratelli minori di William e Henry, per rendersene conto: Wilky, l'affascinante e gentile ragazzo che non riuscì mai a trovare la propria strada; Alice, che bruciò la sua esistenza nelle malattie e nell'isteria, anche se dotata di una intelligenza luminosa; e Bob, il più giovane dei maschi, che cercò invano la stima dei genitori e finì i suoi giorni da alcolizzato. Il nonno era sbarcato in America dall'Irlanda nel 1789 con una modestissima somma in tasca e una grammatica latina, per diventare nel giro di qualche decennio il secondo uomo più ricco della nazione. E proprio in opposizione alla sua grande abilità negli affari, suo figlio maggiore Henry James Senior si era fatto filosofo e mistico, pensatore erratico, amico di Emerson e dei Trascendentalisti. In una splendida casa di New York aveva sposato nel 1840 una donna dall'ostinata volontà di nome Mary Walsh, persuasa come lui che solo nella più cosmopolita e nella più libera delle educazioni i propri cinque figli avrebbero trovato «la via della rettitudine». • Quella che ebbero William, Henry, Wilky, Alice e Bob fu, senza dubbio, un'infanzia turbinosa tra New York e Ginevra, Parigi e Londra, in una girandola di educatori, che li portò a maturare quel tratto cosmopolita così distintamente jamesiano. Henry trascorrerà gran parte della vita adulta in Europa. Alice vivrà a Londra gli ultimi otto anni della" sua esistenza. William attraverserà l'Atlantico come un pendolare, soffrendo più di ogni altro il peso di quella libertà dorata che lo fa sentire privo di scopo e direzione, e lo porta ventenne sull'orlo del suicidio. Finché troverà la sua strada, non a caso nomade, tra medicina e filosofia, psicologia e riflessione religiosa, epistemologia e metafisica. Ciò che immediatamente colpisce, nei complessi rapporti tra Henry e William su cui inevitabilmente si concentra la curiosità del lettore, è l'altalena degli umori "per cui al successo dell'uno corrisponde un periodo di depressione dell'altro. L'uno amava la vita mondana, l'altro non riusciva a concepirla, l'uno adorava l'Europa, l'altro ne era stizzito. «Mio Dio! Che posto rattrappito e inferiore è l'Inghilterra!», esclamava William sbarcando in Inghilterra dove il fratello lo attendeva colmo di premure. E Henry, furibondo, William era attrafamoa scrive non perdeva tempo a spingerlo verso la sua destinazione successiva, se possibile il giorno stesso, per rimanere solo a inveire contro quel ciclone che gli era passato sopra la testa e che ora per fortuna era lontano. William, d'altro canto, era considerato dalla sua stessa madre un tipo «morboso», deplorevolmente attratto da ogni sorta di privazione e sofferenza: un intellettuale che, a dispetto della sua ardita intelligenza, riuscirà ad affermarsi soltanto a quarantotto anni con la pubblicazione del celebre Principi di psicologia, dopo avere sofferto per vent'anni il successo di Henry. Per William la prosa di Henry è «prolissa» e «boriosa» e la sua personalità mondana. «Mi ha sorpreso il modo in cui si dà da fare con visite e cene e ricevimenti», scriverà alla famiglia da Londra, dove Henry frequenta Ruskin, Darwin, Whistler e la buona società, «specialmente visto come si lamenta che queste cose in1 mirino il suo lavoro». Non si può dire d'altra parte che il temperamento di William risparmi la sorella Alice, che a diciotto anni gli appare «un'oziosa e inutile femmina» che morboso, divenne me fai l'altro» non ha neanche la volontà di finire gli studi. Tutti, in quel momento, nella grande casa di Boston, si affaccendano intorno al fratello Wilky, ferito gravemente nella guerra di Secessione. Tutti tranne il minore Bob, che chiede il permesso di ritirarsi dalla guerra, e viene accusato dal padre, con severità, di «passeggera effemminatezza». Chi si chiede che cosa abbiano in comune questi cinque inquieti personaggi, troverà come unica risposta plausibile la straordinaria soggezione per due genitori uniti da un grande legame intellettuale e affettivo. Forse è per questo che il vecchio James si sente chiamato a scegliere lui la moglie per William, il figlio che vede più simile a sé. E da originale qual è sempre stato fà-ricadere la sua scelta su una ragazza né bella né ricca, ma «devota, saggia, semplice, fiera, dipendente, socievole, rabbiosa, indulgente, affettuosa e radiosa» come la descriverà innamorato William, dopo molti anni di matrimonio. Henry invece non prese mai moglie, riuscendo a proteggere fino a oggi il mistero della sua ossessiva reticenza al sesso. Mentre Alice, dopo la morte della madre, si legò a una giovane scialba e servizievole di cui Henry diceva: «Sembra un ragazzo, e nemmeno un bravo ragazzo». Quanto a Bob e Wilky, le loro mogli provinciali non furono neanche prese in considerazione dalla famiglia. Dopo la pubblicazione di Ritratto di signora, nel 1879, che precede di qualche anno la morte dei genitori, Henry James vive una stagione felice: «Ho desiderato tanto quello che ho avuto, che ora è come se il successo tendesse una mano indietro al suo fratello minore, il desiderio». William intanto, affaticato dall'insegnamento a Harvard, rimanda di anno in anno la pubblicazione del primo saggio, scrivendo al fratello: «Non so come fai a scrivere un volume dopo l'altro, ma tu non sei costretto come me a forgiare ogni frase in verità inconciliabili e ribelli». Per William, che intendeva la creatività come lotta, come una guerra contro forze contrastanti, quelle di Henry erano storie d'amore senza sostanza. E anche se dichiarerà di «sciogliersi di delizia» nella lettura di alcune pagine del tardo Henry James, rifiuterà l'ammissione all'Accademia Americana delle Arti e delle Lettere sulla base del fatto che il suo fratello «più giovane, vanesio e superficiale» era stato eletto tre mesi prima di lui. Che ironia della sorte: il primo gesto di Henry nell'Accademia era stato di votare per l'ammissione di William. Il primogenito dei James non è, tuttavia, destinato alla frustrazione come i fratelli minori, che muoiono tutti in miserabili condizioni di spirito, e quando pubblica nel 1890 i Principi di psicologia gli piove addosso tutta la fama che non aveva po¬ tuto fare a meno di invidiare al romanziere. E' quasi un sollievo allora, per chi si sia lasciato trascinare dal fascino di questa saga, osservare come nella vecchiaia i due fratelli terribili riescano finalmente a confrontarsi in modo diretto e generoso. Henry lavora con entusiasmo alla pubblicazione delle sue opere complete in 24 volumi, e che, per un'assurda vendetta della sorte, saranno un clamoroso, umiliante fiasco. Sentendo che ne morirà di crepacuore, William lo consola con parole tenerissime, spiegandogli che è vittima di un collasso nervoso. «La mia malattia ha à che fare con un collasso nervoso quanto con la cometa di Halley», gli risponde adirato Henry. E William, lui sì davvero gravemente ammalato di cuore, si precipita con la famiglia in Inghilterra a confortarlo. «Uno non riesce a camminare, l'altro non riesce a sorridere», osserva da spettatrice la moglie Alice Gibbens James. Ma col declino' finale di William, ancora una volta sulle ceneri dell'uno rinasce l'altro, e Henry ritrova lo slancio per scrivere una grande autobiografia in tre volumi. In essa, proprio William sarà «la figura primaria», che «occupa un posto nel mondo a cui non potevo nemmeno aspirare». Ma a poco a poco Henry si spingerà oltre quella figura e oltre se stesso, per costruire, anche lui, come oggi il bravissimo Lewis, una grande «narrazione» della famiglia James. Livia Manera Henry adorava la vita mondana e l'Europa, frequentava la buona società, ottenne subito un grande successo letterario William aveva un carattere morboso, era attratto dalle privazioni, divenne famoso tardi: «Non so come fai a scrivere un volume dopo l'altro» William James. Riuscirà ad affermarsi solo a 48 anni, pubblicando «Principi di psicologia». Per vent'anni il successo di Henry. Sotto, Mary Walsh. la madre, donna dotata di grande volontà. Di fianco, Alice, sorella di Henry e William Henry James. Nella sua grande autobiografia, William rappresenta una «figura primaria». A destra, lo scrittore con il padre. Henry James Senior. Il nonno era sbarcato in America dall'Irlanda nel 1789. Aveva pochi soldi, ma in qualche decennio diventò il secondo uomo più ricco della nazione