Un filosofo-pittore al Circolo degli artisti di Albino Galvano
OMAGGIO A GALVANO ARTE OMAGGIO A GALVANO Un filosofo-pittore al Circolo degli artisti CON il titolo, «Omaggio a Albino Galvano» la Regione Piemonte dedica una grande mostra e un volume di scritti e riproduzioni di opere a questo personaggio complesso e operante su molteplici fronti dell'arte, protagonista a Torino per una vita intera giunta al termine nel 1990 e iniziata, sempre a Torino, nel 1907 (nel libro catalogo manca qualsiasi straccio di biografia, i dati li abbiamo desunti dal comunicato stampa). Bene ha fatto la Regione a ricordare Galvano, a inquadrarne i vari aspetti di militanza nel campo dell'arte e del pensiero sull'arte, per non dire più ampiamente del «pensiero». Perché Galvano fu filosofo oltre che pittore. La sua figura va giudicata secondo questo metro più ampio che permette anche di capire meglio le sue opere. Ho soltanto un ricordo personale: Albino Galvano fu il mio esaminatore di storia dell'arte all'esame di maturità, e ricordo la sua diversità dagli altri professori, un atteggiamento quasi venato di dandismo. Più tardi capii che dipendeva dal suo considerarsi anche, o specialmente, un artista. Rileggendo le tappe del suo curriculum si nota questa sua tempestiva e costante presenza accanto a ogni avvenimento primario dell'arte: dal pur casuale trovarsi in liceo compagno di banco di Argan, il celebre studioso e critico d'arte, alla presenza nella famosa Scuola di Febee Casorati, a tutti gli eventi espositivi e associativi di maggior rilievo nel dopoguerra, come la partecipazione al M.A.C.. Questo presenzialismo «culturale», questa vigile attenzione allo svolgersi della storia dell'arte negli anni che sono stati delle avanguardie e degli «ismi» a distanza ravvicinata, fanno di Albino Galvano un tipico intellettuale e uomo di cultura. La vista di una grande quantità di opere sue al Circolo degli Artisti conferma quest'approccio culturale anche nella produzione delle opere in cui sembra compendiarsi appunto l'intera storia della pittura dagli anni Trenta agli anni Ottanta. Cèzanne e Matisse, Casorati e Savinio, Braque e Picasso, Kandinsky e Mondrian (solo per citare qualche nome) invitano al gioco intellettuale su tela di Galvano. Un gioco colto e distaccato, mai da copi- sta e sempre elegantissimo e disinvolto. Ma Galvano, proprio in questa disinvoltura quasi sprezzante (e indubbiamente, considerata la piazza torinese, estremamente coraggiosa) è maggiormente se stesso: come in quel tornare al figurativo d'invenzione degli ultimi anni. Di sè stesso scriveva: «Ma, alla fine degli anni Venti, e, forse per tutta la vita, malgrado le apparenze io ero ben poco sensibile a quei segni dei tempi (cioè alle avanguardie)». Qui i casi sono due: o Galvano cerca di depistare il lettore, oppure dice la verità, e dietro questa sua insaziabile curiosità per le avanguardie permane l'amore per la pittura-pittura, per un dipingere ancorato alla tradizione. Di fatto, egli fu fedele alla tela, non si proiettò al di fuori dei mezzi tradizionali ma rimase attaccato a pennelli e colori. Di fatto, dipinti come il solido e tradizionale «Libro» del 1941 sono tra le opere più convincenti e piacevoli dell'antologia: ma come giudicare questa presenza di troppi stili, come se in Galvano vivessero venti o trenta pittori diversi? L' aver esplorata l'intera storia dell'arte, partendo dall'Ottocento, rimane la sua caratteristica più evidente e l'impressione di base di chi visita la mostra; mentre un commento sui suoi scritti e su Albino Galvano filosofo, pur positivo, esula da questa cronaca. BeppiZancan «Omaggio a Albino Galvano» Circolo degli Artisti, Palazzo Granari, via Bogino 9 Orario 10,30-19; giovedì 10,30-22; lunedì chiuso; ingresso lire 4 mila. Fino all'1 marzo. «Il libro» di Galvano al Circolo degli.Artisti. In basso: dipinti di Chiara e Tribaudino
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