L'etologo Danilo Mainardi ai «GiovedìScienza» di Marina Verna
Come avo un lupetto L'etologo Danilo Mainardi ai «GiovedìScienza» Come avo un lupetto L'istintiva adozione degli animali che presentano tratti infantili Dalle bestie «naturali» a quelle tecnologiche nate in laboratorio La storia è antichissima e si è ripetuta più volte, sempre identica. Qualcuno - un cacciatore, una donna intenta a cercare tuberi - deve aver raccolto un cucciolo di lupo che si era perso, cascando subito in quel meccanismo che Konrad Lorenz avrebbe spiegato dodicimila anni dopo: l'istintiva adozione degli animali che presentano i tipici tratti infantili, cioè la fronte bombata, le guance tonde e piene, gli occhi grandi e anch'essi tondi, le orecchie piegate all'ingiù. Di questo parlerà oggi al GiovedìScienza (Teatro Colosseo, ore 17,45) l'etologo Danilo Mainardi, grandissimo raccontatore di ammali ma anche inappuntabile studioso del comportamento. Là storia della domesticazione degli animali - cani e gatti, ma anche mucche e galline - è un'infinita variazione sul tema dei cuccioli e dell'adozione, dove l'affetto si mescola all'interesse e la convivenza diventa magari una parentela. La storia del lupetto è forse la più appassionante. Perché se è facile, per cuccioli di tutte le specie, farsi adottare, non lo è altrettanto trasformarsi da razza selvatica in razza domestica. Accade solo quando si hanno qualità speciali - ad esempio, quella tendenza alla vita sociale e alla gerarchia tipica dei lupi, che non hanno quindi trovato troppo difficile accettare e amare un padrone. Diversamente da quanto si può pensare, sono stati gli animali, e non l'uomo, a fare la prima mossa. Sono loro che, facendosi adottare, si sono conquistati una nuova nicchia ecologica e sono riusciti a sopravvivere felicemente, mentre i loro antenati selvatici sono già spariti 0 sono entrati nell'infelice schiera delle specie protette. Agli uomini, in questa storia, è toccata all'inizio sólo la parte di comprimario, che reagisce all'adescamento e crede di menare la danza mentre è il cucciolo che sa quello che vuole. Poi, certo, le cose sono cambiate è ha capito di avere tra le mani un capitale duttile e affidabile. I lupacchiotti sono diventati cani da guardia e da compagnia, razze ornamentali o duri lavoratori. E dopo millenni di domesti- cazioni empiriche, siamo arrivati agli animali tecnologici di cui spesso ignoriamo perfino l'aspetto: le mucche fuoriserie, perfette macchine da latte; le galline ovaiole che non devono neanche più covare, tanto c'è l'incubatrice; i tacchini giganteschi che senza l'uomo non saprebbero neanche più accoppiarsi. Razze modernissime, che sembrano dominare la Terra. Ma il loro successo, per quanto grande, è il più fragile che una specie abbia mai conquistato: senza l'uomo, non saprebbero più cavarsela. Potrebbe anche arrivare il giorno della rivincita delle specie cugine rimaste selvatiche, con una vita più stentata ma un futuro più sicuro. Marina Verna
Persone citate: Danilo Mainardi, Konrad Lorenz
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