Si fa il processo al «disertore fantasma» di Claudio Cerasuolo

Si fa il processo al «disertore fantasma» Sette testimoni convocati dal tribunale militare per risolvere il caso di Pietro Camedda sollevato a «Chi l'ha visto?» Si fa il processo al «disertore fantasma» Un caporale l'avrebbe visto a Milano due giorni dopo la «fuga» dalla caserma (31 luglio '84). La difesa: «Troppi misteri». Rinvio al 10 giugno Il tribunale militare andrà fino in fondo per cercare di risolvere il mistero del disertore fantasma, Pietro Camedda, il militare di leva scomparso il mattino del 31 luglio dell'84 dalla caserma dove prestava servizio a Novara. Lo hanno deciso ieri mattina i giudici (presidente Alfio Coco) del processo che vede il giovane imputato di diserzione per «essersi allontanato senza autorizzazione, rimanendo assente arbitrariamente per oltre cinque giorni consecutivi e tuttora, con l'aggravante della durata dell'assenza protrattasi per oltre sei mesi». L'ordinanza che il tribunale militare ha emesso alla fine dell'udienza ha accolto tutte le istanze del difensore, avvocato Marzio Pontone, e del pubblico ministero Scafi. Salvatore Camedda, il padre del presunto disertore, che ieri mattina non se l'è sentita di presenziare al processo, dovrà venire a testimoniare: «La sua deposizione è essenziale per chiarire la personalità dell'imputato», hanno affermato i giudici. Alla prossima udienza, il 10 giugno, saranno citati sette militari, superiori e commilitoni di Camedda, persone che possono riferire sugli ultimi movimenti dello scomparso: il capitano Roberto Carluccio, allora comandante del reparto, i sottotenenti Torelli, Fantini e Ghezza, il caporale Sinisi, il commilitone Aitale. Il testimone più importante sarà il caporale Celestino Celibato: avrebbe riferito al capitano Carluccio di aver visto Pietro Camedda la sera del 2 agosto alla stazione ferroviaria di Milano: «Indossava una maglietta rosa e dei jeans. Era lui, non posso sbagliarmi perché lo conoscevo bene, era del mio plotone». Il caso Camedda era salito alla ribalta della cronaca nel 1989, quando i genitori avevano raccontato la storia del figlio scomparso alla trasmissione televisiva «Chi l'ha visto?». Il tribunale ha disposto l'acquisizione di una trascrizione della videocassetta: qualcuno aveva telefonato in diretta per segnalare che Pietro Camedda non era scomparso ma era stato ucciso perché aveva visto qualcosa che non doveva e che il suo cadavere era sepolto nel cortile della caserma Perrone. La Procura militare aveva fatto indagini senza arrivare a nulla di concreto. Pietro Camedda, penultimo di sette fratelli, viveva con i ge¬ nitori a Gattinara, in via Giulio Cesare 16 e lavorava nella macelleria del fratello Giuseppe a Serravalle Sesia. Dopo aver fatto il Car a Diano Marina, era stato assegnato al Battaglione logistico «Centauro» di Novara, alla caserma Passalacqua, come meccanico autista. Il 31 luglio era stato comandato di ser- vizio alla caserma Perrone, dove era arrivato a bordo di un camion, in tuta mimetica. Era presente al contrappello delle 10,30 ma non a quello delle 11,30. Nessuno lo aveva più visto, nell'armadietto in caserma aveva lasciato abiti civili, documenti, soldi e libretto degli assegni di un conto corrente al San Paolo doveva aveva depositato due milioni. Ha sostenuto l'avvocato Pontone: «In questa storia i misteri non finiscono mai. Dal giorno della sua scomparsa il conto bancario di Camedda non è stato più toccato. C'era un elenco degli oggetti ritrovati nel suo armadietto: è sparito anche quello. Il giovane non aveva problemi sentimentali, era fidanzato con una ragazza norvegese, era stimato dai superiori. Nulla autorizza a pensare che si sia trattato di diserzione volontaria. Quel mattino arrivò alla caserma Perrone alla guida di un camion: chi ha riportato indietro l'automezzo?». Claudio Cerasuolo Nel suo armadietto alla «Perrone» lasciò abiti civili, documenti, soldi e il libretto degli assegni di un conto corrente con due milioni Pietro Camedda, penultimo di sette fratelli, viveva a Gattinara

Luoghi citati: Diano Marina, Gattinara, Milano, Novara, San Paolo, Serravalle Sesia