Short track, solo per gente che ha coraggio di Cristiano Chiavegato

Short track, solo per gente che ha coraggio Uno sport finora poco conosciuto potrebbe diventare una delle discipline più spettacolari Short track, solo per gente che ha coraggio Egli azzurri, con la Candirti e Herrnof, sono in zona medaglie albertville DAL NOSTRO INVIATO E' uno sport ancora poco conosciuto. Ma le caratteristiche dello short track (letteralmente «pista corta») promettono di farne in un prossimo futuro una delle discipline più spettacolari ed avvincenti. La differenza maggiore dal pattinaggio veloce, a parte la lunghezza del tracciato, sta nel fatto che si corre in batterie di quattro o cinque atleti e non solo contro il cronometro. Contano cioè i piazzamenti e si passa attraverso qualificazioni, quarti, semifinali e finali. Qualcuno sostiene che lo short track sia sport violento, simile al rollerball (su pattini a rotelle), propagandato anni fa in un famoso film interpretato da James Caan, nel quale i concorrenti ni affrontavano in scontri cruentissimi. Nell'ambiente si rifiuta invece questa etichetta, anche se si ammette che non basta il gesto atletico per vincere, ci vogliono spirito agonistico, senso tattico e coraggio. La bagarre è sempre accesa. E si gareggia praticamente solo in curva con i pattinatori piegati a 45 gradi sul ghiaccio, in equilibrio precario. Si parla comunque di colpi «proibiti». Di spinte, di movimenti d'anca che possono buttare fuori i rivali, senza dimenticare che le lamine dei pattini sono molto affilate. «Gli arbitri però sostiene Giovanni Paparella, tecnico della squadra azzurra sono molto severi. Le squalifiche fioccano. Esiste un cartellino giallo per l'esclusione dalla gara in corso e quello rosso che elimina l'atleta colpevole per tutta la manifestazione». L'Italia è stata fra le prime nazioni a spingere su questo sport. E, negli anni passati, gli azzurri si sono caricati di gloria, con record e titoli mondiali a ripetizione. Ora, con l'etichetta olimpica, molti Paesi già forti nel pattinaggio hanno spopolato. Fra questi Corea, Olanda, Canada, Nuova Zelanda e anche Australia. La cronica mancanza d'impianti nel nostro Paese ha fatto il resto. Per fare un esempio, a Torino - che è stata la culla dello short track - le ore di ghiaccio a disposizione sono poche. E gli atleti nazionali dovrebbero allenarsi 11 mesi l'anno, anche 6 volte la settimana. In ogni caso i guadagni sono minimi: 40 mila lire di diaria per le trasferte in azzurro e premi soltanto in caso di medaglie. La nostra «reginetta» in questo momento è Marinella Canclini, impiegatina di Bormio che compirà 18 anni il prossimo 27 febbraio. Martedì sera nelle eliminatorie sui 500 metri ha vinto la sua batteria con il miglior tempo assoluto, facendo segnare il record mondiale in 47", come comunicato ufficialmente dagli organizzatori. Ma esiste un tempo inferiore (46"82), della canadese Sylvie Degel, non ancora omologato. Un'altra forte italiana, Cristina Sciolla, ha dovuto abbandonare per una misteriosa «tacca» su una lamina che la faceva sbandare. Quante lacrime. «Abbiamo qualche speranza di medaglia - spiega Paparella sia nelle gare individuali con la Canclini e con Herrnof sui 1000. E anche le staffette potrebbero dare qualche sorpresa». Nel pomeriggio ci giochiamo due chances con Herrnof e la squadra femminile composta da Canclini, Sciolla, Candido e La Torre. Cristiano Chiavegato

Luoghi citati: Australia, Bormio, Canada, Corea, Italia, Nuova Zelanda, Olanda, Torino