Il cemento di Stato va a Caltagirone
Il cemento di Stato va a Caltagirone Cossiga firma la legge sulle Opa e Nobili vende la Cementir: ma è subito polemica Il cemento di Stato va a Caltagirone Pagati in contanti 480 miliardi Ferruzzi lascia, poca trasparenza ROMA. Alla fine la Cementir è passata dall'Ili nelle mani dei fratelli Caltagirone, una famiglia di imprenditori romani vicina alla corrente andreottiana della de. Una vittoria seguita da polemiche, a conclusione dell'asta che ha portato il gruppo privato guidato da Francesco Gaetano Caltagirone ad aggiudicarsi il 51,78 per cento della Cementir per 480 miliardi che saranno pagati in contanti. Molti si chiedono ad esempio che cosa abbia portato il Presidente della «Repubblica a fumare la legge sulle Opa, che regola le offerte pubbliche d'acquisto e le vendite di società quotate in Borsa, diciannove giorni dopo la sua approvazione. Della decisione di Cossiga si è saputo solo nel pomeriggio, dopo l'annuncio che l'asta era stata vinta dai fratelli Caltagirone, mentre la legge, che, secondo diversi addetti ai lavori, avrebbe dovuto regolare anche la cessione della Cementir, non è ancora stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale. Comunque sia, l'avventura della Cementir privata è iniziata e, mentre Cossiga martedì sera firmava la legge sulle Opa, nella sede dell'Iri arrivavano via fax i nomi dei partecipanti per le tre cordate ammesse all'asta sulle sei che avevano avanzato un'offerta: Unicem che fa capo al gruppo Agnelli, Calcestruzzi che fa capo al gruppo Ferruzzi e la Vianini dei fratelli Caltagirone. Ieri mattina alle nove l'appuntamento al quartier generale di via Veneto. 360 miliardi il prezzo base. Cominciano i rilanci. In genere di dieci miliardi, la cifra minima prevista dal regolamento. A metà mattinata appare chiaro che l'asta durerà molto più del previsto. L'incontro con i rappresentanti dei sindacati di categoria, convocato per mezzogiorno per la comunicazione ufficiale dell'acquirente, viene rinviato. In quel momento è la Calcestruzzi ad aver fatto l'offerta più alta. Poi, invece, a sorpresa, poco dopo le quindici, sono proprio gli uomini della Calcestruzzi i primi ad abbandonare la gara. «Poca trasparenza», è la loro spiegazione. Ancora mezz'ora: l'offerta è arrivata a 450 miliar- di, il tetto massimo oltre il quale l'Unicem non giudicava più conveniente l'acquisto. Decide lo stesso per il rilancio: 470 miliardi. Ma i fratelli Caltagirone vogliono la Cementir a tutti i costi. Rispondono con 480. Un prezzo che l'Unicem non ha intenzione di pagare. Come spiega poi con un comunicato, la società si è ritirata dalla gara «ritenendo il livello raggiunto dall'offerta non giustificabile nella logica delle proprie valutazioni industriali». Sono le quattro di pomeriggio e la Cementir è dei fratelli Caltagirone. Per averla hanno pagato le azioni il doppio rispetto alla loro quotazione in Borsa: l'ultimo prezzo segnato a piazza Affari dal titolo è stato di 2707 lire, mentre sarebbe all'incirca di 5510 lire la valutazione di ieri. Un ottimo affare per Tiri che realizza una plusvalenza di 172,7 muiardi. E' un Nobili decisamente contento, infatti, quello che alla fine commenta: «Provo una grande soddisfazione per avere condotto a termine tutta l'operazione con anticipo rispetto al 10 marzo convenuto con il governo. Nessun problema con l'antitrust: il gruppo vincente non è presente nel settdfè'dél cemento». Oggi, quindi, i titoli Cementir torneranno in Borsa e il ministero delle Partecipazioni Statali darà il proprio assenso. Il contratto diverrà così esecutivo da domani. Non tutti condividono la soddisfazione di Nobili. Alle accuse di scarsa trasparenza lanciate dal gruppo Ferruzzi, si sommano le perplessità dei sindacati convocati ieri sera a via Veneto: «Nel settore Caltagirone è uno sconosciuto». O quelle dei politici: a Tomaso Staiti di Cuddia Delle Chiuse del gruppo misto «sembra evidente che, dopo aver avuto i soldi dalle sentenze dei tribunali, i Caltagirone dovessero pure investire da qualche parte». Per Franco Piro, socialista, ex presidente della commissione Finanze della Camera, è strano «che l'altro ieri la Consob ha sospeso il titolo ed oggi giunge la lieta novella». Infine il senatore Massimo Riva della sinistra indipendente: «Il rischio che si privatizzasse con gli amici degli amici si è trasformato in realtà». Flavia Amabile AZIENDE STABILIM. QUOTE MERCATO ITALCEMENTI [PESENTI] 4 35 36,4% UNICEM [AGNELLI] 5 12 14,4% CEMENTIR [CALTAGIRONE] 1 6 9,5% MERONE [SVIZZERA] 3 3 5,2% C0LACEM 2 3 4,8% BUZZ! 2 2 4,2% SACCI 1 4 3,4% ANIC [EM] 2 3 2,9% ADRIASEBINA 1 2 2,5% CEMENTIZILLO 1 2 2,3% CEMENTI ROSSI 1 2 2,1% CEMENTIPIAVE 1 1 1,8% BARBETTI 1 1 1,6% MONSELICE 1 1 1,5% CASSAGO 1 1 1,3% CEMENTI VERONA 1 1 1,3% MOCCIA 1 1 1,2% ALTREAZIENDE 11 11 3,7% MALE ^40 91 100,0% Neila foto accanto Franco Nobili, dell'Iri A destra, Francesco Gaetano Caltagirone
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