Dagli archivi del pcus riemerge la «terribile verità» tenuta nascosta da Stalin

Il segreto di Lenin suo nonno era ebreo Dagli archivi del pcus riemerge la «terribile verità» tenuta nascosta da Stalin Il segreto di Lenin suo nonno era ebreo MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La notizia, tenuta segreta per quasi settant'anni, è di quelle che nella patria del comunismo reale venivano considerate più che imbarazzanti, e quindi seppellite sotto i sigilli di massima segretezza. Il nonno di Lenin era ebreo. Questa innocente verità è stata rivelata solo ieri, dal settimanale Moskovskie novosti, che ha infranto un tabù creato, forse, già dal padre della Rivoluzione d'Ottobre. Perché? Il motivo è ovvio: in Russia, allora come oggi, i sentimenti antisemiti sono estremamente diffusi e radicati, e per un uomo che aspirava a diventare leader del proletariato locale, ammettere di avere sangue ebreo poteva rivelarsi un impedimento. O almeno così pensava Lenin. Secondo gli storici ufficiali, Vladimir llic Uljanov (questo il suo vero nome), «sapeva poco dei suoi antenati», e nel modulo del censimento del 1922, già in epoca sovietica, alla voce riguardante il nonno materno rispose «non so». Ma la sorella maggiore, Anna, sapeva, e l'ignoranza di Lenin sembra più che improbabile. Vladimir llic nacque il 10 aprile del 1870 a Simbirsk (ribattezzata Uljanovsk in suo onore nel 1924, dopo la morte). Il padre, Ilja Nikolaevich, era ispettore scolastico, la madre, Maria Blank, casalinga. Nelle biografie ufficiali questo nome, Blank, è sempre stato giustificato con le ascendenze svedesi e tedesche della madre del vozhd (duce). Il sangue degli Uljanov era misto: il bisnonno paterno era un calmucco battezzato (i calmucchi sono i discendenti del Khanato tartaro del Volga). Il nonno materno, invece, aveva sì origini tedesche e svedesi, ma sempre ebree. Israil Blank e il fratello Abel erano nati in una povera famiglia ebrea nel villaggio di Starokostantinov, governatorato di Volynvk, nell'Ucraina occidentale. L'anno della loro nascita è ignoto, ma si sa che nel 1820, rimasti senza genitori, i due fratelli furono mandati in un orfanotrofio e subito battezzati. «Segretissimo». Con questo timbro, nell'archivio dell'Istituto Lenin, ribattezzato in seguito Istituto del marxismo-leninismo, oggi divenuto Istituto di storia contemporanea, sono conservati alcuni documenti da cui risulta che ai due fratelli, «ricevuto il santo battesimo nel 1820, mese di luglio», furono dati i nomi «cristiani» di Aleksandr e Dmitrij. Entrambi, su raccomandazione del ministro per la Religione e l'Istruzione pubblica, furono ammessi all'Accademia medica di San Pietroburgo, «sia in considerazione del comportamento e delle conoscenze, sia perché orfani». Fu la sorella maggiore di Lenin, Anna, a trovare i documenti nell'archivio della polizia di Leningrado. Subito dopo la morte di Lenin, su incarico del Comitato centrale del Partito comunista, Anna iniziò la raccolta di materiali per una biografia. Già nel 1924, pochi mesi dopo la morte del fratello, la sorella «scoprì» quanto aveva sempre saputo: di avere sangue ebreo nelle vene. Anna ricordava bene il nonno, trasferitosi a Kazan con i sei figli dopo la morte della moglie. Ricordava come il nonno raccogliesse attorno a sé i nipoti, gridando: «Bambini, chi vuole il dolce?» Quando Israil-Aleksandr Blank morì, Lenin aveva solo sei mesi, ma è difficile pensare che non sapesse. Se il «duce» aveva taciuto per tanti anni, tanto più tacque Stalin dopo la sua morte. Il dittatore era noto per il suo odio antiebraico, e i documenti trovati da Anna Uljanova restarono sepolti negli archivi segreti del partito. Solo otto anni dopo, nel 1932, la sorella di Lenin si decise a scrivere a Stalm, chiedendo di rivelare il segreto. «L'antisemitismo si mostra di nuovo con potenza, persino tra i comunisti», scrisse Anna. Rivelare le origini ebree di Lenin «potrebbe rendere un grande servi¬ gio alla lotta contro l'antisemitismo, e non farebbe male a nessuno». Stalm rispose con un rifiuto: «Non è il momento», scrisse, affermando che «le chiacchiere su questo argomento sono fuori luogo» e chiedendo i nomi di quanti erano a conoscenza del «segreto». Anna si piegò alla volontà del dittatore, fece i nomi che Stalin voleva, ma ancora una volta ricordò «il rafforzamento dell'antisemitismo tra le masse», sottolineando le doti degli ebrei: «Già da tempo sono stati notati il grande talento di questa razza e l'influenza straordinariamente benefica del suo sangue sui figli di matrimoni misti. Lo stesso llic (Lenin) apprezzava altamente il suo spirito rivoluzionario, la sua tenacia nella lotta, contrapponendola al carattere russo, più fiacco e sciatto». Questa volta, la lettera di Anna restò senza risposta, e i documenti furono seppelliti dall'oblio. Nelle alte sfere del partito, tuttavia, la cosa era nota, tanto che nei primi anni della perestrojka qualcuno propose di fare finalmente luce sull'imbarazzante nonno di Lenin. Anche allora, però, la cosa venne valutata «inopportuna». Solo ora, dopo il crollo del regime comunista, dopo che gli uomini di Eltsin hanno messo mano agli archivi del pcus, la cortina di silenzio è stata sollevata su quello che il giornale, ironicamente, definisce «uno dei terribili segreti del partito». Fabio Squillante Aveva sempre detto di sapere poco dei suoi antenati Ma la sorella Anna, subito dopo la sua morte, scoprì le prove Lenin e la sorella mentre vanno al Congresso del Soviet a Mosca, nel 1918. A destra, la famiglia Uljanov: Vladimir llic è a destra,' aveva 9 anni. Al centro il fratello Alexandr, che sarà impiccato per un attentato contro lo zar. Sotto, Stalin

Luoghi citati: Leningrado, Mosca, Russia, San Pietroburgo, Simbirsk, Ucraina