Guerra di razzi in Karabakh

Guerra di razzi in Karabakh Guerra di razzi in Karabakh Armeni contro azeri, 20 morti Da Mosca appello al negoziato MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE A quattro anni dall'invio delle prime truppe antisommossa, il conflitto tra armeni ed azerbaigiani nel Nagorno-Karabakh si fa sempre più duro, e negli ultimi giorni i combattimenti e i bombardamenti di città e villag¬ gi sono diventati fittissimi. Invitato dal leader russo Boris Eltsin a nuovi negoziati di pace, il Presidente armeno Levon Ter-Petrosjan arriva stasera a Mosca. Ma il Presidente azero Ayaz Mutalibov ha detto che non sarà presente, ed al suo posto arriverà il suo ministro degli Esteri. La situazione è tanto grave da aver spinto il maresciallo Evghenij Shaposhnikov, comandante delle Forze armate della Csi, a lanciare un appello ai Presidenti della Comunità, chiedendo di esercitare «tutta la loro autorità» per risòlvere il conflitto pacificamente. Secondo Shaposhnikov, il fatto che l'Azerbaigian voglia costituire un proprio esercito non fa che peggiorare le cose, rischiando di coinvolgere nei combattimenti le truppe comunitarie. Il maresciallo ha chiesto agli azeri di aspettare a creare le proprie Forze armate, ed ha proposto ai leader della Comunità di creare un «contingente di forze internazionali della Comunità di Stati Indipendenti», sottoposto al Consiglio dei Presidenti. Ter-Petrosjan è favorevole, ma finora l'Azerbaigian ha rifiutato ogni «ingerenza». -Mutalibov, proprio ieri, si è del resto incontrato con l'ammiraglio Chernavin, comandante della marina comunitaria, e con il generale Gromov, comandante delle truppe di terra, per concordare una «divisione» della quarta armata, dislocata sulla «sua» Repubblica. Chernavin ha acconsentito a cedere all'Azerbaigian una fetta della flotta del Mar Caspio ma, ha detto, «ci sono ancora molti scogli, prima di concludere i negoziati». Il Karabakh, abitato in maggioranza da armeni ma situato m territorio azero, continua a vivere sotto le bombe, anche se nelle ultime settimane gli armeni hanno rafforzato le proprie posizioni, conquistando una serie di villaggi. Sul capoluogo Stepanakert ieri sono caduti 180 razzi. Il bilancio del bombardamento è stato pesante: 20 morti, molti feriti, e gli edifici del Parlamento e della radio distrutti. Altri centri abitati sono stati attaccati e lamentano vittime. Ma anche gli azeri piangono i loro morti. Secondo fonti di Baku, la capitale azera, gli armeni hanno bombardato una serie di villaggi di frontiera, e con nove carri armati hanno sconfinato. «Si preparano a un'offensiva su larga scala nel Sud, per ricongiungere il Karabakh all'Armenia - dicono gli azeri hanno ammassato 10 mila uomini, ma non cederemo un pugno del nostro territorio». Mutalibov ha dichiarato lo stato d'emergenza per due mesi in due distretti: quello di Shushà, l'unico del Karabakh abitato da azeri, e quello adiacente di Agdam. Con il crollo dell'Urss il conflitto, ha detto Ter-Petrosjan, «si è automaticamente internazionalizzato». Ed infatti il premier turco Demirel ha lanciato a Usa e Europa un avvertimento a non aiutare gli armeni. «Sarebbe la guerra», ha detto, una cosa che non piacerebbe né alla Turchia, né. alle sei Repubbliche musulmane dell'ex Urss. If. s.]

Persone citate: Ayaz Mutalibov, Boris Eltsin, Demirel, Evghenij Shaposhnikov, Gromov, Mutalibov, Shaposhnikov